Critica Sociale - Anno IV - n. 4 - 16 febbraio 1894
58 CRITICA SOCIALE A riatTcrmarlo ed a s,·olgorlo ci ser,•e a mem,•iglia un rocen1e scriuo di Ca1·loKaul;k!J nella Neue Zeil, ( 1 che ci è segnalalo o tradotto dall'amico Pasquale ~h,r– i\gnolti. Il Kau1zky si occupa Ji un Catechismo ~-ocia– luta uscito, non è molto, in Germania i ma. nel ripren– derlo di ines:utozza, è trascinato a porro in luce corti principii, ai quali aHiene - anche in Germania. - di venir talora fraintesi. Egli comincia col censurare l'at– toggittmcnto nichilistico di quei sociali~li che credono di polorsi sbura.u.are della questione repubblicana col dire che, la repubblica essendo anch'essa una. forma. di go,•orno capitalista, essendo anzi l'ideale del capitalismo, il socialismo non ha con ossa niente da fare. La que– stiono è un po· più complessa di cosi (osserva il Kautzky) e non la si l'isolvo con qussla specie di salti mortali. Ma Il concetto del Kautzky si allarga o si concreta quando viene a parlare della. rh•oluzione, e questa parte del suo orticolo ci sembra cosi corrottamente conrormc ai veri principii socialisti e cosl importante, in questo momento, aneho J>or l'Italia, che la riproduciamo per intero, solo qua.o là lievemente condensando per ragioni di spazio. F.ccola: Not siamo 1·tvoluzlona,•tt e non soltanto nel senso in cui lo è una macchina a vapore. La fras– fo1·mazione sociale, che noi aneliamo, non può mg– giungersi senza una rivoluzione 7JOlilica, s0111.ala conquista del 1>0tcro politico fat~~ dal p,-oletariato militante; ed è nella 1''Cpubblica democraltca, nel pili la1•go senso delia pa1·ola, che può rcalizzal'Si il socialismo. Il partito socialista è 1•fvoltutona1•fo 1 ma non « fabb1·icalo1·e cli ,·1volu;to11t >. Noi sappiamo che una l'ivoluziono ci è indispensabile, ma che dipende alt,-ettanto poco da noi il fa1·la, quanto dai nostri av,,ersarì 1'1m,pedf1•la. Pol'ciò non ci passa neanche ])Cl' la mente cli architettarne una, e pe1· pari mo– tivo non possiamo dire quando e come avver, ..\ Noi sappiamo che la lotta cli classe fra borghesia e pl'Oletariato 11011 a,q•à. fine, sin che quest'ultimo non avi•:\ conquistato il pote1·e politico e non se ne sa,~\ sel'\'ito per fondare la società socialista. Sappiamo che questa lotta di classe c1-osce11\ sempre d'iuten• sità o d'esle11sio11e, che il p1·oleta1·iato aumentar,\ semp1·c cli m11ne1-o e di ro1·za, che quindi h.\ sua vittoria e la sconfitta ciel capitalismo sono i11e, 1 i– tabili, ma non possiamo fare che vaghe couget– tul'e sul quando o sul come delle battaglie decisive, né J)O~mmo dil·e se e quanto sa1•anno ,·ioleuti e sangui uose. Uua co sa 1>0ssiam oprevedere: e cioè che, secondo ogni 1>1· obabilità.la ri, 1 oluzione p1-olettll'ia sar:\ as!S<'li meno violenta di quel che fu la borghese; e ciò pe1· la stessa e1101·mo suptwiol'ità dei moderni ar– mamenti, che 1·e11dono vana ti JJ1•fo1•i ogni resi– stenza risica del J>OJ)Olo,mtmll'O questi doruuquo, so 110 togli la Russia., ha Ob,gi<tia1·mi di resiste111.a ecouomica, politica e mo1·ale di g1•an lunga supo- 1·io1·ia quelle onde disponeva nel secolo scorso. La libel'l..\ di coalizione. di stampa, il sutfi·agio uni,•e1·• sale e, sotto un certo nspetto, la stessa obblibrato. 1·iet1.\generale del servizio militai-e, non sono sol– tanto anni che oggi abbiamo e che la borghesia al tempo della sua 1·ivoluziono non ebbe, ma spa1·– gono allresì sui ,·apporti rccip1-oci di ror1.a o di spil'ito delle classi e dei J_>artitiuna luce che man– cara ai tempi dell'a.ssolutismo. Allora era eia ambe le p..·u·ti un brancolare nel buio. Ogni maniresta opposizione essendo vietata, tanto le classi domiuan1i quanto i partiti rh 1 oluzio– n;lt'i e1•a110 esposti ai pii1 grossolani inganni noi computo delle pl'Opl'ie come delle ro1•zean·crsarie; onde CS..'lf;e, ..:ito audacie e J>aurc, attacchi tosto rc– p1•es"i e 11npe11sati capitomboli di governi, assidua vicenda di rivoluzioni e controrivoluzioni. (1) Annn.ta corrente, numeri I! e 13. B1blloteca Ginc Bianco Oggidì la cosa è ben diversa, almeno là dove impemno istituzioni relativamente democratiche. Si son chiamate queste istituzioni la valvola di sicu- 1·e1.zadella società. Ciò è falso se con ciò si intende che il proleta1·iato, in uno stato democratico, 1·inunzii alla l'ivo)uzione, contentandosi di vane proteste. La democmzia non può eliminare le antitesi di classe del capitalismo, nè stol'na1·11e l'esito fatale: ma ciò che e sa può fare è di evitare. con una più diffusa consapevolezza delle forzo recip1"0Che, sollevazioni prcmatu1·0 da un lato e froppo temerario resi~tcnze dall'altro. L'o,·oluzione non muta la 1>1'0p1·iavia, ma dh·enta più calma cd uguale; il proletal'iato non :w1•;\ pili nè lo portentoso vitto1·ie nè le schiaccianti sconfitte cui andò incontl'o la rivoluzione borghese. Dal 00 in poi, cioè dacché nacque il movimento socialista model'uo, il p1-oletariato em·o~o 11011 subi che una sola g1>;111de sconfitta, quella della Comune di Parigi: ma appunto allo1·a la tirannide cloll'im– pe1'0 a, 1 eva impedito nel popolo un sunlcieoto svi– luppo della co:scien1.a di sè stesso e gli aveva resa con ciò inevitabile la sollevazione. ·Questo metodo di lotta cosi detto • pacifico », perché si limita alrat'l"ingo pat'lamentare, agli scioperi, alle dimosfrazioni, alla stami:m, ecc., può semlwarc noi~so e non abbastanza dr·c1mmatico agli sporlisli del socialismo, ma richiede minori sacri– fici, ciò che non è affatto indifferente a chi dovo lotla1'0 per davve1-o. Esso avi•:\ tanto maggiore pro– babiliUI di durat'e quanto più since1-e saranno le istituzioni democ1--atiche e maggio1-e la consapevo– lezza del popolo. A pari condizioni, di due av\'cr– sar, quello sa conser,•ar meglio la calma che ha mag~1or coscien1.a della pro/>ria fo1•z..1. In tutti i paesi civili è il proletariato c 10 si trora in queste condizioni. Senza bisogno di illudersi, esso nou ha che da considerare la storia più recente e l'O\·olu– ziono che ha sotto gli occhi, per constatare il suo p1·ogresso e acquistai-e la certezza della vitto1·ia. In ne~uu paese dunque, dove il pruletnriaro sia giunto a un serio grado e.lisviluppo, esso può trovai· iute– l"esse a gettal'si ad unn politica di avvent111·e: e ciò tanto meno quanto pili democrafico ò lo Stato. Vi– ceve1·sa la fiducia in sè stesse delle classi dominanti è ogui giorno pili scossa, e la ne1·,•osi1..:\ e la paura, che le in, 1 adc 1 lo dispone semp1·e pili ad un colpo pazzesco di rn r-oro. Questo è anche il maggio1·e pe– l'icolo ciel proletn1·iato, so esso pel'do a sua volta la pazio111.a. Gli uomini di Srato delle classi dominanti non desiderano che di am-uttar-e questa crisi, uella spera111 ... '\ di differire cosi,. almeno di alcuni anni, la vittoria del socialismo. E ver-o che per tal modo essi giuocano tulto su una carta, ma la 101·0disp<r sizio110 d'animo li 1wecipita a questo: p1·ovoca1·e la guo1·1-a CÌ\'ile per pau,-a della rivoluzione. Il partito socialista non ha alcun moti,·o 1>e1· darsi a una simile politica di disperazione. Gli giova in• 1•cce diffe,fro lo scoppio On che il p1-oletariato sia tanto rorte da schiacciaro i fu1•ibondi avve1-s~u·ii, cosic ché la batt:.. 'lglia sia una sola e definiti,•a, e i sac1· in1.ii e Je devastazioni i minori possibili. Evita quindi di provocare e di lasciarsi p1-o, 1 ~1re. e ciò non poi· amore ni pubblici ministe1·i tedeschi, ma nell"intere· e del p1-ole~sriato combattente. Con questo metodo, che è comune a tulti i partiti so– cialisti dei \'ari paes!, gli avversai·ii sono, per quant'è possibile, disarma(i.. .. •'• Pure v'è una corrente, che ra chiamarsi prole– t.wia e rh•oluzionaria, la cui missioue p1·incipale è di comba.tte1·0 i socialisti e provoca1•e quella J>Oli• tica di violcuw, che è il desiderio più ardente egli uomini politici delle classi dominanti. Il g,-and"af-
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