Critica Sociale - Anno III - n. 24 - 16 dicembre 1893
372 CRITICA SOCIALE fin dal principio, che tu potresti aver torto od aver ragione, a seconda dei punti di vista. Questo, che pare un indovinello, sarà spiegato più innanzi. Ora lasciami mettere la questione in termini, come dicono i curiali. Cosl discorreremo meglio, e se mai ti pigliasse l'estro di pubblicare questa Ict.tcrn, il pubblico so.probboalmeno pcrchè stiamo a litigare. ~:eco lo. questione. Il oo,•erno, prenda nome da za– nardolli o da Crispi o da chiunque altro, sarà costretto a chiedere l'appronziono di nuo,•o imposte, so non ,·uol chiedere la moratoria. Questo pensano o temono tutti generalmente. Sarà un errore, una suggestione colossale dovuta all'opera di pochi malintenzionati; ma ò cosi o non c'è che rare. Ora io dico: giacchò è stato il Governo a rare il guaio, vi rimcdii corno può, mn non bussi u. donnri. F. dico di più. Dico, cho so avessi autorità per farlo, vorrei chia• mArc a raccolta quanti sono o si professano socialisti in Italia, porchò colla stampa, nei Comizi, nel Parla– mento cerchino con ogni lor possa di impedire questa novella iniquiH1. Tu rispondi: « per noi ò indifferente che il Governo metta o non meila nuovo tasse: una campagna. ratta da noi al grido: 110,i più imposte, mi 1>aresbagliata: ossa sarebbe sterile pel nostro partito, forse contraria alla propaganda. socialistica. Non più imposte? pei po– veri, sto. benei mn se colpissero i ricchi? • Qui ti ho, caro mio, e ti piglio. Dunque tu credi o ti lusinghi elio il nostro, cioò il 101•0 1 PArlamento ,·otorobbo un'imposta simile? E erodi cluJ noll'nttunle ordinamento economico o politico sia possibllo colpire verame11te o solamente i ricchi, senza avor prima. capovolta. la ba• raccaf Va là; scommetto che GioliUi ti avrà stregato. Inventando l'aumento delle tasso successorie o l'imposta progrossh•a, il finanziere di Cuneo ti ha. ratto ,·edere la luna nel pozzo e tu forse vi sei cascato dentro. Tu, cosi tino ed arguto, non hai badato che ()Uelloduo coso erano due etichette posto sopra due bottiglie ,·uoto, ed uscivano da una fabbrica ch'era cert11, di sua imminente rovina, ma raco,·a la burletta per daro a intendere cho gli afrari anda\'ano bene. lo non so che cosa. rarit il nuovo M inistoro di quello duo etichetto, nui. so decido di molll,rto in \'Cndita o lro\'eri\, caso strano, dei com– pratori, la maggior parte ciel prezzo cascl1orà, como al solito, sulle ultime categorie. Lo primo o lo più ricche hanno già. pensato e tro,•ato il modo di rifarsene e, so non sbaglio, un mese fa, PuJ>ilio fhi.lli, scrh•endo la trilogia di Tiburzi, era anche lui un po· di ()Uestoparere. Ecco dunque a che cosa si riduce l'equazione di en– nesimo grado: la11a1-e i 1·icclu', ve1·ame11la i 1•icchi,10- lame11te i ricchi. Per risolverla in parte e con una certa approssimazione io non conosco che un sol mezzo: aumentare l'imposta sulla rendita. pubblica. Ma non voglio 1>arlnrne. Lucio una volta vi si arrischiò e, benchè protetto cd incoraggiato da to, dovoLto lottare collo unghie e co· denti per salvaro la sua rama di animale rngiono,·olo. Vedi, dirò una corbelleria, ma l'equazione non è risoluta nemmeno dall'impo.tla 1mica p1-ogre11ioo. Appunto porehè quest"imposta colpisce tutla 13. ricchezza, i ricchi tro,,erebbero, nella necessità degli scambi o nella li~rlti di co1111·allore, mille scappatoie o mille maniere di scaricare la soma addosso agli asini. Per proteggere ()Ucsti po,·eri ()uadrupodi bisognerebbe in– ventare una nuo,•a Società zooftlao portare il quoziente della. progressione ad un'altezza. cosl noto\'ole, che l'imposta. rosso meno un'imposta. rhe un mezzo per attuare l'espropriazione tloi pochi a f1\\'0ro di tutti. OH.I IVllc.:1.,0 '--' ù D o V Allora andrebbe bene. Ma per rar questo il Parlamento dovrebbe essere molto più nosll·o cho loro. Cosa codesta della quale non vedremo il principio finchò gli asini, lm•eco di tirar calci, si contenteranno di ragliare sono– ra.mento. Sicchò, caro mi<,,so tasso hAnno a essere, saranno, come sempre, a carico di coloro che meno posseggono o non posseggono niente. R so ò cosi, la teorica della indifferenza mi paro un po' troppo indiana. lo capisco o credo di indo,·inare il pensier t.uo.Tu dici: il nostro ideale ò miglioro e maggiore di questo; noi guardiamo lutto il sistema solare e non possiamo perdere il tempo appresso a una meteora; noi abbiamo I nostri metodi di lotta e di propaganda distinti o separati da quelli degli altri; una tassa di più o di meno, dato il nostro obbiettl,•o flnalo, non ci fa nò ci ficca. F. sta bone. li tuo punto di vista ò questo, o non dico che hai torto. Dico anzi che ha.i piena ragiono. Mao'ò un l\ltro punto di vista. I socialisti non debbono limitare lo loro cure a quei fatti solamente cho hanno rapporto immediato o diretto colla socializzazione degli strumenti di produzione. Questo ò lo scopo ultimo; ma. c'ò tutta. una. scrio di termini intermedi che non vanno trascurati. Il nostro partito, grande o piccolo che siu, so vuole la giornata, de"o ,•olore anche la. vigilia, e so fa la critica della ragion purfl~ devo raro anche q uella della ragion pra– tica. A buon conto noi abbiamo nccotla.to e scritto nel nostro programma la lotta o l'aziono politica, il che significa, so non sono una bestia, che vogliamo combat– tere sul terreno dei fatti quotidiani. profittando di tutte lo circostanze e di tutte le occasioni che ci offro l'am– biento, e ser,•endoci di tutto lo armi cho gli eiTOri, le colpo e i delitti dei nostri avversari ci ,·anno apparec– chiando. Capisco che le armi han da essere ben temprate, aguzzo o taglienti; ma la. mia, oggi come oggi, non mi paro un coltellaccio da cucina. Vediamo un po·. Supponi che la campagna: non più la&&e, abbia. lieto successo. Che cosa. accadrà in seguito1 Secondo mo, questo. Il Go"erno, so non \'uolo presontaro il bilancio al tribu– nale, sa1it costretto, per amore o por rorzn, a faro do– vunque o comunque riformo ei.loeonomio, lo quali po– tranno a\'ero tutto lo virtù possibili ed immaginabili, mo. a,•rtmno certamente anche quella di affrettare la. evoluzione. Dal dilemma non s·esco. E s•affcrrlno i go– vernanti all'uno o all'altro corno, i risultati po' ,•incitori della. campagna. saranno in ogni caso enormi. Sco!ffl& la compagine burocratica, scosso reserelto, ratti più radi o pili deboli i 1mntelli della classe dominauto, gittati sul mercato doi la,·oratori nuovi prolotart, ()Uantialleati di pili noi a,•remmo e cho nuovo campo dischiuso alla. nostra propaganda! E bada., io faccio l'ipotesi meno sra,•orevolo o taccio del fallimento, che sarebbe più e poggio di ()uei caos che tu hai descritto cosi bono nella Orilico. Con questo credo di nor spiegato l"indovinollo. o non t.'avrò persuaso, condanna. pure l'Edipo ignorante e presuntuoso. lo, pur chinando il capo, continuerò a crerlore cho la. teorica delle braccia. incrociate ò la peggiore di tutto o de,·e essere combattuta. col ,•igore col ()ualo la combattò Filippo Turati. Se non vogliamo finire d'atrofta., dobbiamo lottare, lottare sompro che si può o como meglio si può, collo armi cho lo circostanze ci mettono in mano o sul terreno cho gli avversari ci offrono. I-~ ()uesta vol1a armi o 1cr1·ono non sono cattivi por noi.
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