Critica Sociale - Anno III - n. 22 - 16 novembre 1893
344 CRITICA SOCIALE SochoramicoOaribottlhn.pensato anche al ,·i.rparmio p-0r parte degli stessi agricoltori. Egli calcolava per la provincia di Cremona cho in cinquo anni si sarebbe potuto raccogliere, dal diecimila contadini che vi sono, e con un lie\'O conlributo mensile, tanto denaro da potere assumere una o duo aziende agricole. Ma qui è locit.o domandare so sia mai possibile che un eos\ gran numero di uomini per un sl lungo tempo abbia. a du• rare In cosi grande sacrll\clo senzl\ alcuna cerleua di gvderno i nntaggi. E dico •e11:actt•teua, giacchè è chit.ro che, trascorsi i cinque anni, del diecimila con– tadini solo pochissimi, tutt·at più un conllnalo, potreb• bero venir mel!i a parte dei possibili proftUI della coo– perativa. Pouibili, ripcto, gio.cchè i risultati Jell'azionda resterebbero pur sempre sottoposti all"alea del com– mercio o agli accidenti climaterici. Ma non basta: sarà. egli racìle tro,·are 1111 proprietario che \'Oglla contrattare con uno.coopero.Uva che si tro,·a In mano dei socio.listi, E ammesso puro cho Il proprie• tarlo al tro,'i, non a.nerrebbo allora quello che già u– ,·lone mercè le cooperati"e dei braccianti, il cui ultimo efl'eito 11 è quello di trattenere nelle tasche dei capi– talisti i denari che prima do,·e,•ano dare all"inlerm&– diario t So non che Garibotli avl'erto che vi ò una quantità di terre in mano allo Stato, allo Provincie, al Comuni o alle Opero pie, lo quali potrebbero benissimo essere cedute allo cooporath·e. Ed ò qui che torna opportuno ricordare un esempio. Il partilo socialista di neggio Emilia, dopo a.ver rac– colto, non so come, il capitale necessario por una di quoate imprese, ingaggiò una fiera battaglia. In Comune por ottenere la cessione di una terra comunale; e tanto roco e disse che olla nne la terra ru concessa. Ma la deliberazione non ebbe effetto, perchè ben tosto soprag– giunse un decreto prerettlzio ad annullare la votazione del Consiglio. E tuito questo, è bene notarlo, aceade,·a quando il Partito socialista non si era ancora netta– mente staccato dal partito democratico: Il che vuol dire che, se ora si dovesse rltentaro una 1lmile battaglia, i socialisti non potrebbero contnro cho sullo proprie rorze, dovrebbero cioè essoro già. padroni dol Comune. Ma questo, come si è ,·lsto, non è ancora aumclonto, poichè, quando si sono guadagnali Il Comune e la Congrega– zione di carità, può accadere quello che è 11.vvenuto a Reggio, quello che è anenuto ad Imola. Per attuare la cooperazione a1rlcola è necessario, dunque, che Il proletariato abbia In ml\.no Il go,·eroo; Il che· è quanto dire cho la cooperazione è solo possi– bile quando non è ph\ necessaria. nestano lo cooperati\'O di consumo. Ed l\ncho qui i vantaggi economici che so ne possono sperare pei po– ,·eri sono tuu·attro che sicuri. Di ratto, oltre la consueta difficoltà.di raccogliero il denaro per l'anticipo, ed oltre il pericolo di dover cadere presto o tardi in mano ai nemici; lo cooperath·o di consumo, rigul\rdo al prole– ari, presentano il gravo incom·enienlo di non potere rar credito, Per il che avviene, come già. si veriftca nel Mantovano, che I~ do,·e non ci sono piccoli proprie. tart, queste cooperath·e nnno languendo. E do,·e ci aono piccoli proprietari, questi sono, per lo più, schia,•i di alcuni potenti 1UionistL ,•, So dunque la cooperailono non J>UÒ arrecare un mi– glioramento economico, In vista di <1ulllvllnta.ggio do- B b ot ca G o A an vranno I socialisti servirsene 1 e '.\fa per olle nere l'or– ganltzaziono ! I • ml ris1)ondono subito I miei oppositori citando i ben noli C1empi. Ebbene, anche come mezzo ,n organi1.1.a.zlonelo stimo che la coopernione non debba e8Soro in alcun modo preferita allo.resistenza. Invero, siccome nello scegliere I mezzi di propaganda noi non dobbiamo attenerci a quelli che, pur raccogliendo un gran numero di ade– renti al Partilo, non creano al tempo stesso la coscienza aoclallsta; cosi lo non Sllprei come conslgllaro a.questo scopo un mono cosi poco rivoluzionario come quello della COOJ>erazlono.Olacchè tu, Garibottl, hai un bel dire che nella cooperazione c'entra la resistenza: ma che genere di resistenza 1 E dato che resistenza vi sia. dove è la IOiia di cla11e 1 Polchè è ralso alT'ermare c1le l'intermediario appartenga. alla classe capitalista, quando osso non è che un semplice parassita Interposto tra gli strutta11 o gli sfruttatori e fatalmente destinato od es• soro schiaccialo nel loro conflitto a lutto vor.laggio ~elio. ch,sso più rorto. Sl, lo ripeto, non può essere ri– ,·oluzlonario un mezzo come questo della cooperazione, il quale, scambio di mirare al cuore della borghesia, non l'a cbo liberare da un attrito inutile la gran mac– china dello sfruttamento borghese coll'unico etrotto di afl'reltame Il mo'fimento. Non è rorse l'ero che, eliminato l'imprenditore, si ft. nlsce, come nel Mantovano, per trovarsi di fronte alla necessità di ricorrere alla resistenza, f: nllora porchO non metterci subito por questa strada senza. perderci In viottoli secondari che, quando non conducono a pe– ricolo, non ranno altro che guidare al punto di partenza i Si ,·orrà. rorse sostenere che la cooperazione di con– sumo è ad ogni modo l'unico meuo por unire I piccoli proprietari l Unire sl, rispondo io, mo. non certo orga– nizzare In partito socialista, giaccbO non mi consta che le cooper1Lth•edi consumo, sorte per esempio a Milano ed altrove ad iniziativa dogli stessi piccoli proprietari, abbiano di per sè stesse creato un solo socialista. Nè vale l'esempio dell"Emilia. poichè non in tutti i luoghi si può ft1.rconto su di un uomo corno Prampolini che, col suo buon cuore, col suo Ingegno, col suo fa– scino, è perftno capace di creare proseliti anello con un progetto .... di buona memoria. Sono perrettamente ignaro delle condizioni del Fer• raresc, ma. per quel che riguarda Il Belgio so da ronto non sospetta che, se il movimento operaio à colà assai sviluppato, non è certo tuttora altrettanto diffusa la coscienza socialista. Sl, non v'ha dubbio, il Congresso di Reggio hlL avuto ragiono: l"emtlncipaziono dei la"oratorl, siano ossi agri– coli o Industriali, non può essero opera che del lavo– ratori stessi; e nella loro rorza, nella loro unione, nella loro resistenza, in questo e in null"altro essi possono riporro lo loro speranze senza tema di illusione. lo non vedo poi perchè una resistenza relativamente parziale non debb& dare buon esito, quando slamo lutti d'ac– conlo nell"ammeltero che è la resistenza ftnalo quella e.hode,·e dare la deftniliv& ,•ittoria. I raulorl della cooperazione sostengono cho non è sempre facile diffondere il principio della resistenza tra gli operai. Lo concedo; mlL cho altro tentare, se questo è l'unico mezzo con cui essi pogono provvedere ai propri Interessi, Cho se I cooper,.til•istl, In base ad alcuni scioperi ralllti, sono s!lduclati della resistenza.. do"rebbero considerare che In quei casi l'insuccesso ru dovuto non gib.alltLrosistonza, ma alla mru1canz9.o alla Insufficienza. di essa; o In genero dovrebbero badare
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