Critica Sociale - Anno III - n. 21 - 1 novembre 1893
CR11'1CA SOCIALE 323 l'aforisma socialista, c~o la dominazione borghese, a una data fa.sedel suo sviluppo, non può essere che « panamista », gettarono un fiotto di mota sui gO\•erni passati o pl'esenli o su tutto lo pal'li poli– tiche, ma specialmente sulla demagogia impcl'ante, a buon dritto la fazione più rosicante porchò la pii, rabbiosa di fame. E lo squassamentodella nave fu tale, che tutti i giomali annunziarono e nessuno smenti, che dal pii1 alto ,•erlico ciell'albero macsfro della cuccagna dovette affro_ttarsia scivola1·0il C.'\· lafaloi solidarizzandosi colla ciurma e immergendo la croco del pennone nello impurità della sfo•a.- Ma chi voglia abbracciare in un sol colpo, o come in iscorcio,tutta la nauseante abbiottczzadel 1-cgimo presento, non ha che da guardare alla punta estrema dello stivale: alla Sicilia. Ivi, insediatosi con ntalia una il dominio bor– ghese, succeduto al borbonico - che, barcheg– giando tra lo alto camorre o il popolo minuto, segnò una fase veramente sui uene,·is dell'evoluzione economica dell'isola o parve un alleg1-o cafone \'e– stito da frate - i processi delrappropl'iazione ca– pitalista o della riduzione del popolo in ischiavitù fu1-onoapplicati nella loro forma più rude. Colla intenzione o col protesto di sradicare il brigantaggio, il go\•erno si fece bri~nte egli stesso('), ma non corno i briganti autentici che svaligiavano i signori e sposso distribui\lano alla poveraglia, che po,-ciò li tutelava e li amava; ma in senso inverso. J.,a baso vera del goYcrno unitario in Sicilia fu la classe degli usurai, dominatrice dolio amministra- ~~tni o 1 0f!! ~a~ i g\\\~~!!e~:~s~r~i:e l~)~~i~:~~in~'\1 1 ~it~ pi[l 60 vc1·cento fu il ve1·0 \licerè dell'isola donala da Garibaldi a casa Sa\ 1 0ia. Coi nuo,•i codici ci\lili e penali, con le leggi sui demani comunali, mal con– cepito e peggio applicato o applicato a rovescio, corno fu dimostrato in queste colonne('), o mal– grado lo leggi sul!e miniere o sul lavoro dei fan– ciulli, rimaste lettera morta, in poco più d'un trentennio la usurpazione di lutto le risor3e del po"ero o del mezzano possidente fu, si può dire. compiuta e, massimo nello regioni solfifere, la de– gradazione della razza, lo sfruttamento atroce o cannibalesco elci lavol'aloro, furono portati ad un grado che supera quello raggiunto nelle plaghe grasse del Veneto e della bassa Lombardia. La po– polazione fu ridotta a ,,ivoro di frodo, sovente di erbaggi non conditi 1 a emigrare o a gett..'lt'3ialla macchia, come noli' Irlanda al tempo della trasfor– mazione degli :.rati in pascoli narrata da '.\larx. In nessun luogo forse, quanto in Sicilia, potò dirsi cho il capitale, venutosi formando, « trasuda il sangue ed il fango da tutti i suoi pol"i,. A temperare, :;e non a togliere, gli effetti di questo processo, che il go\·orno aYen\ sistematica– mente rncoraggiato, sorse reponto, con l'igoglio da\'· vero meridionale, il bollo ed 01-ganico moYimento dei Fasci; la sola corrente di aria ossigenata che sia passata nell'ambiento sociale siculo dacchò i « piemontesi » \li hanno piantato lo tende. Non era da pt'otendore - il materialismo storico lo vieta - cho il governo borghese fosso benigno a questo mo– ,,imento, cho si propone di ottenere in p1'ima linea, per via della solidarietit, quei miglioramenti im– medhlti, quella tutela de~li umili che il go"crno pt'oconizza in tutti i su01 disco1·si o dice di pro– porsi con tutte lo sue 01·icla spagnuole. Ma neanche - se la co1·1·uzione non fosso p1-oprio salita alla. gola della nuo"a Italia - si spieglierebbo ch"csso (Il I rntll che glust!ncano quetto giudizio 1ono con1egnall 111 Inchieste ufficiali o negli 1cr-iUI noll!Slml di coUAer-,•ator-1 pur-o &nniue, qua.li Il Bonfadlnl, Il Vlllnri, ecc (tJ 01 llRU'TA: /A 1ocla/lua:lo,1e della ltrra; studio u1\ de• manu comunali (nella n~11r-a /JlbUouca di pro1Ht!la11da). □ UIIULPl,c, u I v r>lé:lll(.;U prenda, senza alcun ritegno neanche di pudore, la pa1•todegli schiavisti, non peritandosi, per la co– storo difesa, di provocare in Sicilia la guerra ci– vile. E la dichiarasse almeno palosùmentei ma anche il col'aggio gli manca del suo delitto. Ond'ò che lo Statuto è sospeso, che la Sicilia lavoratrice è mossa fuol'i della legge, che fra le indagini dotrox-birro borbonico Sensales o la pro.sa di possesso che far:_\ in b1'C\'0delrisola il generalo austriaco, complico di Da1·ioLi\'l'aghi, gli arresti si succedono agli ar– rosti, le provocazioni allo p1-ovocazioni,o col ·ter– rore spa1·so nella popolazione e nell'esercito (a cui si vieta pe1·sino la lettum di qualunque giornale e i cui militi son ,,igilati come altrettanti coatli) si fomenta, si incita, si vuole lo scoppio della in– su1·1-eziono; tutto ciò - come disse quel .: perso– naggio , intervistato da un 1·ep01·le1· dol lloma - senza m·er l'al"iadi uscire dalla legalit..\,sen1..aosare di proporre uettamo~1to lo~gi eccezionali, senz·a1tro concetto che quello dcli' assassino Yolga1-o che attende dalla siepe il 1>assegge1•0, sulla via pe1· la quale lo ha stimolato a passare. Dell'assassino? No: del sicario o dol. manutengolo. (') ... Che tutto questo av,,enga, da. parlo di un go,•erno che s'intitola da quel cho fu la. Sinistra, nella su– pina nc<1uicscenzadi tutH i settori della Camem (ora si J>arla di una fregua fra Rudinl o Giolitti, il cui prezzo di Giuda sarebbe appunto la dissolu– zione dei Fasci) o mentre il fallimento gli sta alla porta coi sassi, ci dO\'l'0bb'esso1'0cli g1•andeconforto. '.\la non ci può essere. Po1•chèpur t1'0pposap1>iamo che la natura non fa salti, neppure rn politica, o cho nulla ò pronto in Italia di ciò cho dovrebbe subent1·aro a questo 1•ogimoche si sfascia. E quello che ci sta davanti ò forse un periodo d'anarchia, d'insurrozioni l'0p1·osse nel sangue, di scandali scm– p1·e ripetuti o di abbassamento ancor maggiore dolio spii-ilo pubblico; un periodo buio sul quale il far 1wesagi è difficile, del quale non sappiamo quali sa1·anno gli sbocchi. Cel'to é lunge da esser pronto il partito socia– lista, nato :i.cluna Yita organica e distinta solo da ieri; e a dìmostrarlo non occo1·re spender parole. Ché so possiamo, guardando indietro, a quand'era nulla o quasi, compiacerci del lungo passo che fece in brev'ora; dobbiamo anche non dissimularci che osso, e per la sua acerba età e per lo condizioni d<-'Ipaese, ha lutto in sè anco1•a le incertezze e i viz'ì dclradolosccnza. Esilissimo in Parlamento, dove sta con pochi uomini, o non tutti di 01•i~ine pura, quasi a pigione; dove di un'azione unita o J>Ode· rosa, di fronte ai temi ardenti che si troverebbe davanti, non dà ancora puro un accenno; o dm·o il deputato tentenna tuttora fra rafferma1.ione della lotta di classe e il f,wore da sollecil'lre (legittimo quanto si voglia) al ministro degli interni; non è molto J>ill robusto fuoi•i, dove, a malgrado dello so– lenni ecisioni doi Congressi, più apparente che reale è l'unità della tattica e della coscienza, la solida tenacia di una disciplina che s·imponga a (1~Sono belle, a qucslo proposllo. le parole del Do\·lo a Oalll- 110!1, Il cui discorso per altre., come diremo In ap11resso. conrer-ma co.m J~~:~: ~~~~~~,~~ ~~ 1 1~ 1 gir~ ~~~~~ 0 c"~r~ :12;~e~~~~~!c:'~i ii 011() è grando: 11 GluUo Cuare di Shak.speare. r critici ,,1 cercano Il r~i1l:i~f1 1 !'.s~a1l 11 F1:~·1\~,ra ~~:1a~e:~: 1 ::i:~- ue::1 i::i.V!.'t1 1 ::~:·~~tl~ tul1ce l'impor-o nlla repubbllra. • Cosi noi assiscl:lmo ad un drnmm11. in I vecchi ldoll. lstltur.1onl, Ilei )lAtr-lottllll'I", del credito C'è una eii"Q'6 super-lor-e. ,Strumento lncon&elodi quutn le!l'ge può 1embr-nre ron. Oio– llttt, rhe oollt1cnmenle IH•r-laIn nome di pllr-lltl morti, e mor-al• mente Il llqulda: •
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