Critica Sociale - Anno III - n. 18 - 16 settembre 1893
CRITICA SOCIALE La Rivoluzione !"hanno rorse (ù.lt& quei pochi, per qunnlo grandi, che nel dramma rivoluzionario si tro– varono portati alla !ommit.\ o p1ssorono alla storia1 l..a Hh•oluzione fu opera della borghesin tutta inler& che la lntnprese per emo.nclpt1rsl dallo classi prima dominanti: la borghesia ha raggiunto il suo scopo; che cercare di più 1 - Non stiamo alla suporftcie, ma rom- 1,iamo In crosta del renoruono, frughiamo ben dentro e ne irovercmo la radice, la Cllusa ,·era. l'n1tpelto reale. Così il soclnli~mo non è Il 80gno del nellamy. Sarebbe assurdo protendere che lo Stato socialista do,·esse funzionare colla regol&rilà o colla. precisione fantasti– cala dal romanziere americano. li socialismo non è altro che la rivoluiione del proletariato; lo scopo sarà con• seguito se Il proletariato arrh•erà ad emanciparsi dal capitale, comunque ciò anenga. Ai ruturi ri\•oluzionari 111 conquista di 11110,•i e più pcrrot.tl Ideali: o. noi basta questo cd è gi~ di troppo. Ccrlo noi non abbiamo esalto ))revisioni intorno al ruturo stato sociale. Ma abbiamo tlavnnli o. noi un 1>rogramma vastissimo, ed mm via geomoh'icamento 1raccl11lo. tla pcreorrcro: tutto ciò ò JJiùche surtlciento n costituire un partito robusto ed organico. 1 nostri anersari non hanno nulla tla contrapporci. Lo stesso Spcncer, quando vorrebbo nccennare a qualche cosa <"'ho sia. un programma, cade nello pili grosse contratl• dizioni. A pagina 43 del suo Opuscolo se la piglìa collo T,-a,rt• Uniom per la tirannia da esse esercitata: a 1>agina.50 riconosce (come ranno tutti I liberisti) che lo Tl·Qdu U,iio,i• sono un freno necessario aJl'egoismo tlello classi dirigenti. 1-: allora 1 Scopriro la causa del concetto cM"Oneoche si è for– mato lo Spcncer intorno al presente indirizzo della. sotletà, non è dirtlcile. 1-:gli h11.lrascurato completa– mento un fattore senza del quale non ò possibile in– terpretare alcuno del J•iù saJlen1i renomeni cbo si manirestano nella socie1à. Intendo dire l& loti& di class<".Quando lo Spcncer riempio l'orecchio colle suo con1inue omelie suU-auivllà assorbente dello Stato, e fillll'accrescimento delle sue funzioni, non è che un ,uoto declamatore. Tutti questi plati sul nuo,·o Torismo o sulla nuo,·a tirannide non hanno senso comune in bocca ad un l)OSith'ista: quello elio più Importa ò di cercare la ragiono inlrinseci, dol renomono, cosa che lo Sponccr non si cura di rnro. Non ù ammissibile che l'nccrosccrsl coni inuo dello runzioni dello Stato tlipenda da un moro capriccio di chi go,·orna: la ragiono ò ben nitra., e noi In.conosciamo. o,gi lo Stnto è 1•roprietà t.li u1:a <"'lllS'iO la quale cercn. di canrne tutto Il ,·antaggio e l'interesso possibile. La clas.so dirigente sfrutta lo Stato come un'impresa qua– lu nque, null'altro a,•cudo di mir~ che l'incremento dei suol monopoli. l..a classe soggetta, convinl.3.che la fonte di ogni benes.scre e di ogni r1cchezu stia nel potere, premo sullo Stato perchè qualche briciola venga a ca– dere dalla grande cuccagna. nelle sue rauci, eternamente spall\ncate. L'agitazione della clo.sso sottostante costringo così lo Stato ad lntcr,·eniro talvo\l& noi rap1>0rti economici, anche ncl1'111terossedel doboll. Non ti dunque l'impero di una teoria economica piut– tosto elio di un'altra, non è l'es11lieuione di sontimen– talìsml fllanlropici, non è Il prevalere dell'uno e del– l'altro indirizzo educath·o cho i11f!ui1ce sulla quantità dell'aziono Jello Stato; èl"interoue brutale t.lella classe dominante,11cm11ro statolatra a 11roprio,·cuitaggio; tenera del v11,ntaggionltrui solo quando l'esserlo sia condi• Bibl ot a Giro B1 n i.ione lntllspcnsabllo al mp.ntcnimenio dclii,, tranquillità. sociale. I.e declamazioni dello Spencer, o di tutto quanto il liberismo, 11011 ananno il più 11iccolo effetto sopra queste 1endenzc, che sono fatali. A questa Invasione dello Stato cho ra tanto spavento; al risorgere di antiche schia,·itù, alla formazione di nuo,•e tirannidi, un &010 ostacolo è posalbllo: il socia– lismo. Coll'11bolizlonodello classi osso renderà il 1•opolo libero di dllfSI o di non darsi nn governo, di lm11rimcre alla società qucslo o quell'allro indirizzo, di innaliare Sponcer o di abbatiere ltobespicrre o vlce,·ona. Allor& l'ideale di libertà non sarà un instullo dei 1oddisratti, ma un'aura pura e vitale che darà saluie e rorza alla moltitudine Immensa degli uomini oggi inebetiti, ani– liti, curvali &Ottoil peso di un giogo che sopportano incoscienti, come lncoseientemento ,·ol, o Spencer, a (1uesta schiavlHi daie il nome JI libertà. Continuel'anno a chlam11,rola noslrn itloa lirismo ed uiopia. f: bon ,·oro cho un ragionamento noi lo fac– ciamo, moutro gli ll''''Orsnri continuano o. battere i ca• stelli di caria dello vecchie J)Rnznno socialiste, sfug– gendo con astuzia avvocatesca. lo noslro obbiezioni. Tutto le servitù ,·ccchio e nuo,•o ebbero origino iural· lantemcnto dalla dominazione di classe. Qui sia il punto, qui sta la lirannille da demolire; l'abolizione delle classi sarà la sal,agua.rdia della libel'là. Un'uliima osservazione. Tutti coloro che hanno scritto contro ìl socialismo, non escluso lo Spencer, l'hanno concepito come una gran capJl&di piombo, un grande involucro che un bel giorno, per via di decreto, debba essere Imposto alla socitilà. Diqui la paura dello libertà. menomalo, 111 gonio cbo si cacci a al lavoro a colpi di frusta, I minist ri ch e si lustro.no le scarpe, la folla cho naol ,•h•ere g,- o.li• o cosi ,•ia. l)o,•e le hanno apprese i nostri avversari 1u110 questo randonlof Vengano a scuola dd. noi cd impareranno che Il socialismo, scien– liftcamonto Inteso, altro non sarà che uno 11tadiosu– periore dell'evoluzione umana; ch'euo non ,·clTJ. im– posto da nctsuno, ma. sarà la conseguonz.a di un:1. trasrormaziono logica e ra1ale del nostro sistema eco– nomico. Oggi nessun uomo t.li genio riuscirebbe nd imJ)inntaro il socialismo 1101111110110 nella. repubblica di S. Marino. Quo.ndo l'O\'Oluzlonc U\'rà com11iu1a la suu. mo.rcia, sa• ro.nno considerati corno matti o bo.lortll coloro che \'O– lossero ripristinare I sistemi tlol passato. I nostri nia poti, 1mt1cd educati in una soclotlt adatta, rormn.ta o ·matura. al socialismo, non JHmernnno 11. fur rum:ionaro lo. nuo,·a organizzazione, piil dì quello che ))Cliiogc:i Hothschlld ad amministrare I suol milioni. f. l'adattamento gradualo della socletll al socialismo che noi vogliamo. persuul, o ci ,•uol poco ad ~3erlo, che nessun sistema socialista potrebbo adattarsi alla società come ò oggi. Il socialismo, ben lungi dall'essere un sa.namuli, od un cerotto da a11pllcar1i nlle piaghe sociali, non è altro che un irrobustimento della società, ò la. socleti\ stessa. che, dOJ)Oa,·er lungamenle errato, debole cd inesperta, in lotta con sè stessa o colla na• tura, sonia ri1•080 o sonia h-egua., ha raggiunto la rase del suo COIIIJ)loto sviluppo cd ha trovato la rormula per tenere insieme, In una naturale coesione, lo sue mole– cole, non pili lottanti fra loro, ma cooperanti, come in tuUJ gli al1rl organismi, al benessere dell'Intero corpo sociale. A. 1.1s.o!'l1. Al mimero pt·ossimo, tm at'licolo ciel p,·o• fesso,·e A.clt.UleT.AJ1•la. sulla teoria malthusiana.
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