Critica Sociale - Anno III - n. 9 - 1 maggio 1893

CRITICA SOCIALE 143 paesi di elevata.civiltà, manca il più elementare carattere scientiflco a questa ,seconda parte, la quale, però, essendo ne11a teoria connessa con la prima parte, toglio di sotto puro ad essa la base scientifica su cui prima erigevasi. Diratti, nella prima parte, si atT'ermauna dottrina 1Jfrluale, nella seconda,se no constata la Deg.lZione tn allo. di~1:uita t~ior;ft~i~f1~e~f/ 0 ~ 1~ 1 i n~t,8=~è non è detto come il fatto possa conciliarsi con la ragione scientinca - è distrutta dal contrasto fra la necessttà delle leggi affermata nella prima parte, o l'a1·bttrartetà che è la basedella seconda,perché non si comprende come mai possano chiamarsi naturali leoat che dall'arbitrio sono stato sempre o d°'•unque sventate, come mai, se l'uomo è il migliore mterprete ed esecutore dei propri inte– ressi (e ciò in forza de1lasua medesima in"incibile natura) egli abbia voluto o subìto tutto il contrario di quanto la sua cosciente natura gli doveva dettare, o s1asi privato, in mille guise, della libort.-\ e con essa della felicità. Ma se l'assurdo della dottrina liberista ò srnlato ~~a~\le v~~~o :1~!1\~~~di ~~er,~u ~:-a~i~e~Pf~~ :~r~~i~nnt:~~~: 0 a:fri":!:e~~r~ 5 ~a'tl~ ~~3:~~eci son p8rti da una teorica in cui l"uomo soltanto do– mina e la natura esteriore ò ad osso sommessa, docile e scn;.n 1·e:u:ioneeconomica su lui. So non che J>l'ima di esporre il sistema della nost1-ascuola, che dà la profonda ragiono di quei fenomeni. che i libc1•isti rannodano all'arbitrio umano, ci si consenta di slimmatiu.aro coloro che la dottrina ortod0$s.'\ora criticata confondono con la ~ottrina che la scuola classica inglese estrusse(1). E Yero che J?Ul'O nella dottrina classica i feno– meni economici sono dedotti dall'interesse personale; ma all'uomo, in questa dottrina, ò nssociato un altro elemento, il fenomeno della rendita ricardiana, o ne sono lumeggiato lo influenzo sul profitto, e cosi su tutti i fenomeni della produ1.ione e della distribuzione. Al contrario, la scuola ortodossa nega il fenomeno della rendita fondiaria, o l'estende a tutti i sopra.redditi delle industrio, od o.salta la pro- ~~1~:.r~ l~~::~tt~~ f. =~· c~~r~~:r~C:n~ ~:l sommi suoi rappresentanti, non ò nò apologetica doll'attualo 01-dmo economico, nò ottimista: fredda– mente osservati-ice, fu chiamata « scienza son1.a cuore», aven to < strette1.1.adicuore>( Eng11e1•;iglleit). :;l ~-~itr~U a~t;t a~!:~°r~~osic~~ 1\~~:: J>riofacapi talista a snla1·io, diede ap1>.1rcnza di logica es.1tte1.za a lla deduzione. che no avesse aJlormafa la persisten za immutabile. Il liberismo, invece. Jlil, che una scienz..'\ è un'arte: disse J. Stuart ~fili e confermò il Cairnes. che l'Economia Politica del Basliat appartiene a « quella s1>ecio di filosofia ibritla » consistente « di tonfativi onde trattare un'arte comescio111.a,cd avere un'arte deduttiva»:(') ~ ftTI~~-t.~1inuc,~p~e~:~~~~~:tip~i:,ra~~~I: 1: 1~:f~tii 1111 canone di politica economica. Pertanto so l'abisso che scinde l'economia orto– dossa dalla classica non fu voluto scorgere ad arto dai minori seguaci della scuola etica e storica della Germania che si fogfiarono un'economia classica ~~c=rr~nrt:,~tom!fli~n;:~~tt~i' <1::;~~i aGn n sanno, che i principi fondamentali della odierna scuola critica e storica dell'economia sociale furono fissati od accennati nelle opero immortali di quei iltrti:,~ 1 crrr: 1 :;::.xc1~ ~i~:,~li : 00 : 0 ::~~i~ politica classica è quella che, datando da G. Petty, cerca di penetrare nell'insieme reale od intimo dei rapporti di produzione nolla s($cietà borghese, in d~Jre5~~~~e!:~~:~n~t1t~i[~ 1~~1:~:~ ;'J!~/ft scarnente a sistema ed a P.1-oclamare come verità eterno le illusioni di cui 11 borghese si compiace di popolare il proprio mondo, il miglioro dei mondi possibili • ('). FRANCESCO CoLETTI. t•, 1A Cop(f4I, rari,, Llbralrl• du Progre&. Paf. ti. PROVVIDENZA! ('I Fu proprio una. di quelle mattine del freddo ìm•erno, che, uscendo di casa, un Tiilo mi venne Incontro salu– tandomi allegramente come un amico. lo non sapevo chi rosse. La fisionomia mi ora nota; mi ricordava uno di quei conoscenti di società, ai quali diamo tanto facilmente il nomo di amici, ma la ciera. florida, l'aria ll'uomo sano, scombussolavano lo mie memorie. Egli capiva l'imbarazzo in cui mi tronvo, o no go– do,·a evidentemente. - Como? ~on mi riconoscete più?... Ah! ... ah!.. Sono mollo cambiato, ne com·ongo. E declinò il suo nome. )li ricordai subito che io lo avc,·o creduto morto, a,•endo sentito discorrere, molto tempo addietro, della sun prossima fine. - Ornvo! - esclrunai - siete guarito. Mo no rallegro. t: stavo 1>er lasciarlo. Ma egli, espansh·o nella gioia di uomo tornato alla vita quasi dall'orlo della rossa, si mlso a raccontare cho da due anni non \'Cniva.a Milano altro che di pass:1ggio. L"in\'erno sta,·a in Riviera, l'o– state in montagna.. - E l'impiego?-domandili,son•enendonu c'.10 r:1mito - un gaudente che a,·o,•a sciupato tutto li suo patri• monio - viveva di un Impiego allo strade ferrato: - e l'impiego? Egli sorrise. L'impiego? \'i u,•eva rinunciato, por bacco! Proprio nel momento cho I medici lo di.wanoJ>Crbell'e spacciato, aveva ratto un'ercdifa di duecentomila liro. Cn ,•_ecchioparente che si era ricordato di lul prima di morire. - La. provvidenza, mia cara.! - concludeva. egli. - La provvidenza c'è; bisog::. crederci. E perchè no 1 mi chiedevo allontanandomi: e per– chò nol Sarebbe almeno una bolla utopia. ~on so perchè mi stava dinanii l'immagino della mia. lavandaia • di colore .., come chiamiamo noi in Lom– bardia., con una ellisse, le donne che lM•o.noi panni di coloro. ~umero che nce Il prln10 maggio ti gluato che anche la C,-ltlca SOdale dl1tra1nra almeno qualche colonna dagli siudl monotoni di soclologlll e dalle upre polemich• 1)(1rconaacrarla •rii accenti phì mlii e dllettMi del 1eutimento e dell'ar1e, Noi rlngntlamo dunque la 'l'alorosa ec:.rittrlu eh• al nouro Invito rl■pou con cordiale prontcu.1, lnTlandocl questa nota com– mo'l'enle della Tlta ,luuta • del ,uo cuore. (Nola dello CIUTIOA SOOIAt.11).

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