Critica Sociale - Anno III - n. 8 - 16 aprile 1893

CRITICA SOCIALE 117 ------ gioo in un concetto pili generale o dare al diritto = ~~i~iflfl~i<l~( ~ :tf 1 : ·i=P1~~~11~~1~:toro~1 cho dh•cnta. > ossia della for1 .. '\ ,•illoriosa .. Cotosto son verità che lo disciplino posili,•e vanno insegnando da un pc1.zo anche in Italia. '.\fa voi, caro mio, avete av uto il t o1·to di chiamare lo cose col nomo loro e non avete pensato cho quel vostro 1'3.Rlguraro In for1.a corno il solo contenuto reale ed effettivo de l dir itto polC\'a dar sui nervi alle per– sone dclic. .1.te . Ed é ~uc ce.ss o proprio cosi. I difensori del diritto naturale (o oo n'è tanli ancora) ,•i sono saltati ad– dosso, o in un modo o in un altro vi hanno ratto intendere che voi professato una dollrina falsa. di~ umana o un pochino anche sciocca, g-iacchè tagliate, s0111.a vvedervene, lo gambo al socialismo, e mo– stl'lllOdi non capire che somo1)0tonto abbiano« certe ideo o cedi ragionamenti in\'isibili cd impalpabili :,. Cho sa,·nnno mai 1 ccondo questo di:;co1'SO si direbbe che il mondo sia stato fatto, disfatto o rifatto dnllo ideo come ce1-lisistemi aprioristici. Le ideo possederebbero una \'irH1 recondita, un te soffio > ,•cnuto loro non ~i sa donde, nè come. nò perchè, ma al quale nulla resiste. Lanciate un'idea in una sociefa o vedrete la socict:.\a muo,· ersi; lancia tene duo o il moto di· verrà più \'Cloco; lanciate.no un gruppo e rischiate di faro una ri\'olu ziçne. Contro questo pregiudizio ancora comune fra gli studiosi non si combatter:'.\ mai abbastanza. Hegol non vuol morire. Lo idcei o ,•oi l'a,•eto detto, non ·sono che J'I\J>prcscutazionimontali dei fatti sociali, sono auzi gli stessi fatli sociali, J>rimascomposti nei loro elementi. o poi riassunti o sublimali in una fo,·mula breve. semplice o gcnernle. di un 'f"alore puramento logico. I~ rampollano dal sottostrato dei nostri rapporti materiali; non sorgono se non esistono corto condizioni, o do,•o questo manchino non allocchiscono, per bello che s1 vogliano imma– ginnrc, por gmnde cho sia In porizin o l'intelligenza dol somrnatoro. No voloto un osempioT L'idea della nazionali fa, lo dico anch'io, O un'idea utile, bolla e luminosa, e lo Sanno colo1'0che hanno avuto l'abilit:.\ o la fortuna di solidinca.l'ln in vario guise o tutto profittevoli. E bono, tro secoli o mozzo ra, un italiano illustre. il Muchitwclli, che avo"n il cc1·,•ollo sodo o il cuore a posto, ht predicò ai suoi concittadini in un libro che loggO\•anoanche i tu,-chi; ma ci poi-so il tempo ed il latino, o fu colJ>.'l sua. Oli italiani di quelre– poca non la compresero o non potevano compren– derla. I.a guardarono da JH'incipio con una certa curiosità, poi 13. misero da bandn, porchO non sa– pe,•ano cho farne. Io, che amo i p.wagoni, rn.ssomiglio le ideo ai fiori. Quando il flore è reciso dal suo stelo. è come l'idea a\'ulsa da tutto il processo storico dei fotti che l'hanno determinnta. Voi di quel rlor•opototo c,·oderc tutto ciò che ,•olotc, 1>0toteerodere cho sia caduto dal cielo, cho sia opera di rato. o che lo fate gli abbiano prestati i colo1·1ed il profumo. E pu1'0 quel fiore è ilglio di un'umile pianticella, che vn·evn in un certo terreno, forse in mcu.o al letame. onde attinge,·a, collo radici invisibili, i succhi nutritivi che hanno ~:;:~a~,o~ ~~~~ r~~bo~~li~ 1 i 1 ~ii ii~~!!o d:~~ : rcbbo nato; corno senza il conco1"SOdi condizioni analoghe non spuntano lo idee, questo sommit.\ fio– rali dello nosli'o oscuro o et>mplossorelazioni sociali. Io non so so questo i-agiounmonto sia. in,·isibilo od impalpal.liloi ma a mo par chiaro o par vero. Pm'O poi· molti lo ideo sono nnco11\ dei reagenti chimici già bolli o p1'0pa1·ati; co' c111ali si pretendo di (H'OVa1·0 o l'ip1·ov,11·0 tutto ciò cho ò successo o anth·edero anche il futuro a lont.,no. scadenza. E poichò ognuno no ha fatta una solu1.ionopii1o meno concentrata od hri un metodo p..,rticolr1.1-o di ricerca. e criteri suoi propri d'into1·protaziono, nessuna mora"igtia se i risult.'lti sono vnrì o disfarmi i giudizi. Questa, cho nel commercio al minuto della scienza è sorto cornuno a. tutto le ideo. di\'Cnta una specie di prh•ath•a per l'idea del diritto. Ma qui l'opera– zione cambi!\ di natura o si fa genoralmento cosi. Primt\ si riduco il diritto a denominatore comune di tutti i fenomeni sociali o poco importa se regni il più perfetto disaccordo sul \'a.loro di questo ter– mine. Poi si piglia un dato fatto, ,•i si applica la misura o si conta. Se 13. misura capo tanto volte, il ratto è giusto. so c.1po meno il ratto è ingiusto; o non c'ò via di mezzo. Con questo sistomn si è timto n palle infuocato contro fo. schia,•itl,, o nessuno a posto mento alle condizioni che la 1·cso,·onocossaru,. Con questo si– stema, all'annunzio di ogni nuovo Unctaooto che ci viene dall'America, noi leviamo alto la ,•oco in nomo del dil'itto o dell'umanità, menti-o i buoni yanhees, in nomo di un diritto alh-ottanto ragio– nevole, rideranno alle~ramcnto dei 1·iguardi che nella \'CCChiaEuropa s1 usano a volgal'i malfattori. Ql~!~!i~~o~:i:~s 1 ;d~ 1 ,~!;~},,tti della storia, di \'Olerli giuslincaro o incl'iminare ad ogni costo, è un residuo della \'ecchia. motansca. Può passaro nel lingua~io ordinario, ma nella scienza dh•cnta la cosa p1u buffa che si possa \'edere. I fatti storici son necessari, sono quel che sono o non altra cosa, e come tnli dobbiamo accotta1·li. Noi possiamo sol· tanto spiegarli, valo a dire ricc1-carno lo cagioni e le orig111i o sciuirno lo svol~imonto: ma so ci piglia rostro d1 volerli giustincnrc, noi potremo raro una raccolta di fatti scelti ad usum Delphini, ma la storia 110nla faremo da,•,•e1-o. Il sistema della giustificazione o del peso esatto suppone un termino noto o ben determinato di pa· :~o~o !e~~a 3 v'W!~';~td~i:~~n;i~~~~,::!;,~tf~~ è ingiusta so è conh-n1•iaalla leggo, come è in– giusto il sistema tl'ibutal'io itnlinuo, porchò è per– rettamente il l'O\'Osciodi quanto proscl'ivo lo Sta– tuto. Ma da un punto di ,•ista oggettivo non po~iamo dire ingiusto che la borghosln ,·ogni, go"erni e legiferi, dttl momento che ò la più forte, come non sar:.\ingiusto che un·a1trn chwo più 1>0tentoo meglio organizzata la c.1ccidi nido. J,;a, facto o>·ltu1· tus. Ma qui, C..'\l'O Turati, i ,•ostri contradditto1·i J>0- trobbo1-odirmi: e Dunque, nessun giudizio noi pos– siamo port..,1-0 sui falli della stol'ia T Paghi di a,·e1·ne rintraccialo le cause, dovremo, quanto al r~to, p1'011unciaro il brutto: nec 1Jlus ultra 1 » Nient'affatto, O,B'l"(\gi s gnori. Noi possiamo fare anche dei giudizi. possiamo dire, ad esempio, che una forma di diritto è più alta o più perfetta di un'altra o vicovo1-.sa.Ma intendiamoci bono.Questo giudizio ha un valore osclusi"amonto subbiotti,•o e 1-olativo,cho dipendo il più delle \'Olte dalrapprez- 1..amentoindi"iduale. Ma noi rapporto tra le due forme non 1>uòentrare, come terzo incomodo, un• diritto assoluto che nessuno ha dotto nè dirà mai in che cos.1consista. E quando, cacciatolo dentro a for1 ... 1., si dico che e il diritto è giudico no n ruf– nano d ei ratti sociali », si dico forse una bella fra.se , mr1.si enuncia cc1·tamcnto una JH'OJ>Osizi one sba– gliata. Il diritto non è nò giudico nò rumano, il diritto ò una risultante, o, como voi dito, caro 'l'urati, e un'espressione». lntanto succedo un fenomeno si11golnro. Noi ab# biamo l'idea di un dil'itto, dirò cosf, supo1·iol'o al diritto sto1·icoo allo stesso diritto contompol'aneo.

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