Critica Sociale - Anno II - n. 23 - 1 dicembre 1892

CRITICA SOCIALE 303 dizioni normali o ritornato il pili forte, non può essere vinto che da un più forte di lui. Il capitalista, nello condizioni normali, ha con sè il capitale, il carabiniere, la legge, la tradizione di ossequio, ccc.. ecc. 1:; per questo che si mantiene il più forte, ma è per questo cho è capitalista. Distrug– gemlo lo condizioni d'ambiente, volate nell'asfra– zione, vi staccato da terra. Non avete più il capi– talisbt, avete piuttosto il prolet..'\1·io. L'aggetti,•o « do• bole » sarà applicabile, ma a chi, ma a che cosa f Il suo sosta.ntivo ò sparito. Vi sono duo varietà d'insotti della stessa famiglia: una va1·iefa ò pili gl'ossa, l'altra pii, piccina, più misera. Ma la pili piccina. per succe.ssh 1 0 selezioni ed adattamenti, ha acquistato il color verde delle foglio sulle quali dimora; l'altra conser,•ò il i'OSSO vivo. E gli uccelli insettivori la scornono da lungo e la divorano, mentre non scernono o non dh·o– rano la prima. In questa lotta qual é dunc1uo la specie pili forto1 E\·identemento ò la meglio difosa, ossia la pili piccola. Che ragionamento sarebbe il far astrazione dai colori, il separare l'insetto dalla sua pelle o dal suo abitacolo, per concludere che il più grosso dovo anche essere il più fo1•to1L'insetto vive nella sua pollo o sulle foglie dell"albero, come il capitalista nel suo capitalo o nella societ,\ che con esso si foggiò a propria difesa. E quol ch'è vero in questa forma di lotta imli- 1·elta, di cui demmo l'esempio, nella quale è un terzo - ruccello insettivoro - che decide elci so– pravvivere o del prevalere, non lo è meno, per analogia di ragione, nella lotta diretta: fra duo specie o fra individui o gruppi di una specie rne– desim:l. ernpre chi vince e può rivincere, quegli è il pili forte. Ma il Loria rincak1.: « io non guardo alla lotta, fenomeno di patologia sociale, ma alla produ– ;tonc. » Or qui ci sembra che l'amico nostro sposti la questione con disim•oltm-a voi-amento eccessirn. L:i• sciamo staro la « patologia sociale ». 1:: quest..1.una. definizione che involge un appreZ1.amento subiel– ti"o, sul quale facciamo le nostro riservo, ma che non ci importa di discutere ora. I conflitti di classe potranno cssel'O defìniti JJalologici da chi assuma per fìsiologico un assolto sociale che di essi sia privo: ma la storia ce li presenta come un fenomeno nor– male in un vastissimo giro di paesi o cli socoli. Altri cerchi puro il normale fuori del reale; noi badiamo ai fatti; o vediamo rornlu1.ione sociale a\'• venire per via di conflitti. Non crediamo che ciò che fu, che ciò che ò, potrebbe non essere stato o non essere. Comunque, so sono malattie, sono ma– lattie di crescenza: il fisiologico e il pn.tologico si trovano cosi intimamente mescolati, in questi fe– nomeni, che isolarli riesco impossibile. i\fa diamo puro per ammesso quel che il Loria domanda; sia patologia sociale. Sotto la vesto pa– tologica il fenomeno tuttavia, per quel che concerne la nostra questione, rimane pur sempre lo stesso. B blioteca G no Bianco Quando mai e il Loria nel suo opuscolo, e noi nel nostro articolo, parlammo di altro ro, .. te che non sieno quelle della lotta? Che hanno qui a che faro lo forzo della prod-i,;ione? Noi siamo disposti a concedere che un debolis– simo possa esser-o as.saiproduttirn. Nel mondo della generazione l 0 ipotesi trovo1'Cbbeconferma. Non sono i popoli nè le specie pii1 forti le piì1prolifìche. Anzi alla 101'0esfrerna prolificità debbono molte specie deboli la sopravvi,·on1.a, che invano avrebbe1'0 chie– sta alle forze deficienti degli individui. Ma la forza del pt'Odurre - in qualunque campo portat..1.- non ha nulla a che vedere colla fo1"'1,a del lottare e del vincere. Lo Zola sa1'i'L duuque pii1 rorte nel cornpor,-o ro– manzi; Pier1·e Loti nel vincere i seggi all'Acca– dep\ia. Lo duo cose sono molto dirnrse. L'uno o ra1t1-o vinceranno nella lotta in cui sono piii forti, s..1ranno sopram\tti nell'altra. La nostra tesi è piut• tosto conrermat..1 che distrutta dalresempio citato dal Loria. Ma il suo esempio ci pone sulla via di t1'0rnre la radice del dissenso incidentato che ci di, 1 ide, menti-o pm· concordiamo noi pensiero geno,-ale o nelle conclusioni, o al tempo stesso di trornre la chiave del sofisma bo1-gheso che domina quest'a1·– gornento. Non si tratta che d'uno scambio di ter– mini: lo stesso termine e: forza» è aclopomto nello stesso ragionamento or in un senso od ora noll"al– tl'o. El-a questo il più sovente il segreto delle inge– gnose assurdità costl'l1ito dagli antichi sofìsti di Grecia. Quand~ i fìlosofi e gli economisti della borghesia dicono che il capitalista è più forte del lavor:'l.torc, essi hanno perfettamente ragiono: su questo ter– reno, che è il terreno dei fatti, sono inespugnabili. Essi considerano il capitalisl:'l.nella su:'l.realtà obiet– tirn od intera, con tutto le armi che la presente sociefa gli fornisco. Quei che stanno di f1'0nie cd in lotta - nella 101·0p1'0posizionocorno nella l'Oaltà delle cose - non sono due esseri astratti; non sono neppure due individui isolati, che sarebbero un'astra• zione ancor essi; sono duo individui ciascuno nella propria classe, ossia sono due classi avve1-sai·ie. « Convien dunque - citeremo un periodo dell'opu– scolo stesso del Loria, che chiarisce il nostro pen– siero meglio che non sapremmo noi stessi - con– ,•ien dunc1ue, orn si voglia applicare il darwinismo all'economia sociale, non considerare il genere umano corno un·unica specie, ma corno costituito di due specie, la specie ,·teca e la specieJJOve,·a; la lotta fra le quali ha risultati ben disformi da quelli che il darwinismo pt'Omette. » (') Ma il filosofo borghese quando poi, non contento cli constatal'e la prc,•alenza del pili forte, vuol pas– sare a giustificarla; allora la pa1'0la «forza», per un gioco di bussolotti improvviso, muta nel suo di– scorso senso e rnlorc. Allora assumo il secondo Ya– lorc, quello che il Loria gli nth'ibuisco nella sua cal'iolina. Non è pili la forza della lotta o, como (') Lococlt:ito, pa;. 16--li.

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