Critica Sociale - Anno II - n. 21 - 1 novembre 1892
CRITICA SOCIAl,R dnl Ministero d'agricoltura ai prerctli dello p1-o,·incio mor-idionali, o i J>rcrotti 1·isposcro che. tranne le J>l'0\ 1 incio di 8.'lri, Aquila, 'l'mpani o Oirgenti. in tutto lo altre lo quoto erano p.'lSS.1to nella massima p.1rto nello mani del grossi possidenti. I contadini so no erano disfatti, pcrchè non tn•o,•ano modo nè di collil'arlo nò di pagare il cauono nl Comune o la imposta ronclia1·ialloStato.Alcuni lcabbandonal'Ono, altri lo \'Cndottcro, e il Jlill dello \'Olto la ,•cndita ebbe luogo prima che doco1·1'CSSC Il rnolc.nnio, a dispetto del dh•icto della le~ cho si poto,•a facilmente clu• doro con contratti d :rnticrcsi o cl'nffilto a lung:i sca• dc111.n . .\la nell'un caso o nell'altro fu sempre la borghesia ocrhiuta e panciuta che J>l'CSC ~DI cosa, o ()Olè a,•crlnallo coudu:ionicho meglio lo piacquero, 11011 di rado quasi 1)01' niente. Tutto ciò cm ncccss.·wio o fola lo che accadesse: era.n gli otretti della libertà, di quello sminuzza– mento inconsulto delln torm, o della miseria dei "illnni. Puro ò mor::\\'igliosocho il Governonon so !!~nsi:b~i 1 ;°;';~~:t~ ~!·a~;:~, 1 !~~~~, 11 ~i 1 ~~~n:~.~ 3 f ~ dietro, almeno di rcrmnrsi,sulln \'ia falsa che per• cor1-o, 1 n da tempo sl lungo. E mora."iglioso, ho detto; 0 dO\'CVO dii-o: Ò nalu1-alo. e.omo O J)Ol'Chè iJ Go– \'01'll0 a\11'ebbo cambiato stmda f Non era osso figlio logiHimo della borghesia di cui 1-a.pprcsent..·wa lo dottrine, i metodi o lo aspirar.ioni, quando non ne subfra l'influenz.'\f..: nou a"o"n ratto anche peggio tollomndo che una parlo noto,·olo dei demani ve– nisse ust111>.'\la 1 J.'occu1>a1.iono era ~tal'\ contraria ~~!igg~~i i~~~:ci~n: dì'~~~1i!:~b~~~~iiJ1~ 11011 J)OlO\'a nè d0\'C\'3 fa1'0: ma si disse che non ~;~~:!:::· J,rmd!~~ 0 1 1 i1t/ìsl 1 f~:1~~: :i1;o~~~'\~ 1~ lo torre usurpate, ma J>agasscro il canone al Co– mune. E con questo specioso ))l'ctcsto e in grazia di un moschino espediente si lcgaliu.ò una serie di alti al'bitrari. sol pcrch0 quelli che li a\'ernn com• J>iuti erano i più rorti. E cosl i rati si compirono. Oltro a 000 mila el- !T<l~,ji, ~-~g~~,.ro~~~~.~~-~!~ si~1~ 1 ~a~-:i afr;:;;:. J contadini perdettero non puro la proprietà dei demani, ma anche l'uso: il numero dei nullatenenti o dogli nOlunnli O "onuto aumentando, la ))asto1•izia nomade gi:\ Ooronto ò quasi distl'l1tla i11 alcune pro– vincie, o i pochi vantaggi cho qua o là M dcriva– r'Ono all'agl'icoltum so110 stati compons..'\ti ad us111-a dni milioni spesi o Jlii1 ancora dai boschi abbattuti o dallo 1'0\ 1 inc che no Sef!uitarono. Chi viaggia uello 1'0gion1 contmli del me1J.ogiorno \'odr-à, ad ogni muL'\I' di vallo,cam))a1no o colline solcato da burroni p1'0ro11di che la rurin delle acque ,•iene ogni anno scanndo od allargando sempre J>iù. Cinquanta \'Ollo su conto quello ter,-o npp..'\rtenne1'0 ai domani. l'n giorno rurono supct·bo roreste e pa• scoli ubertosi. ondo i tilll<mt h-ao\·ano di che nu– trii-o abbondantemente sè stessi o lo greggi : adesso son campi squallidi che la malaria an-elcna. o do,•o ~u 1 ~ 01 J~cs8::.t~u 1 C:~i~~~ I~~ ~· 1 :;fit~'Odti!:rtfi!: mento. La do,•astru:ionocompiuta nei boschi ha prodotlo In rovina dolio tori-o soltosL1ntio la renderà mag• gioro, finchè il Oo\·erno, hn•oce di strologare il ru. turo remoto colla leggo sui rimboschimenti, non avr:\ pcns.'\lOa soth':lr1-oall'ingordigia degli spocu• latori lo soh•o cho ci restano ancora e a regolare lo ncc1uo.Ma è piuttosto J)l'Obabile che i torrenti o : 0 1~~ 1 1~t~,io{l1/ <: ~~~i~go 1 :!f~:~z~ fi~ 1 •1n!:. f.! 1 ~ 11 a~-o~ B1bllote G1 B o degli slC!.Siministri non ci dà luogo a spemre. Scn· ~tocit c~:!~a~~~~o ~ 1 n1:C:~jj~ 1 ~!1?~~- 1 i!n 1a:ii~;; e Torr~nti o Oumi_~n larghezza di letto di più chi· lon~elr1,se,11.n argrn1, che de\•astano propriet:\ scoo– lar1, alla cui de\·asL,dono proprietari cd agricoltori ~n~ iO-:-potcnli a po1·ro rip.'ll'O.Mt1 noi abbiamo la "11·t1_1 d attendere .... » l,'iL'\liano ò mollo discutibile, ma III compenso quanL'l OlosoRa in quello poche J~'\•~lo: noi abbiamo llt vt,·U, tlt allendcrc. Anche \'ll'lu_ru chlnmatn <1uella di Orirno o dei suoi se– ~i~jf1 cho si 1'0cise1'0 i tcstico i per il regno dei . . . . Ed 01-a. che cosa l'Wla dei domani comunali? .Ne r1'!'angono .o ,dO\'l'C_bboro l'i_mnuerno~rn po· pili, un po mono d1 000 mila etltu·1, h-o <1mntldei quali son l'iso1:\•~ti agli usi ch•ici, .o gli altri duo quinti son da d1\'ldors1. Ma anche d1qnosti in molto parti ~i O r1~lto ò si continua a fa1'0malgoverno. I Comuni, ! quali han somp1·0 creduto che i domani rosscro rn ron~o l'O_ba 101·0 o dovessero sOl'\'iro p1·imn ai 101-0b1sogn1 cho a quelli dei cittadini son passati nell'ultim_otrc.nte,nniodal cnmpo dellO opimoni in quello do1 ratta. E 0110 a un cerio punto non hanno avuto torto. _Sospir.1ti d_alla necessità di J)r0\'\'ede1'C ro,~r:i~~:.f:~~io b::~nfil:. 11 si l~f\,j!~ 1 r:n•it~•~; 1:: tanto_ cosll'~~ttia stendere la mano sui demani. e su q~elh SP:')Cmlment_o ove 01-aaccun_tulata, sotto ro1ma d1 boscln, unn ricchezza magg101'0 o racilmente ?>''.1.morci:'bile.E ~i molli boschi, o non di rado 1. pili bolh, sono _stati ,·end_uli, o gli speculatori, che h COl!}lll.-a.1~n~, h hanno dtslrutu 1>rima che lo po– poln1.10111 sa ml\:CMOro dalla sorpresa. Qu_ostocoso s1 sanno da tutti o il G0\'Crno non può 1g1101-a.rle. Ma esso uon ha croclutomai di rarle CCSS;<'\1~; nr!zi, "odondo che in fai modosi affr-ottam la h9u.uln.z1ono d~II~ to1·1-o demaniali, ha sentito quasi 11 domi-o d1 :uuL,rle a ben morire. R che cosa ha ratto f na cosa da nulla. Sor1'Cttoda un p..'lrcro emesso nel I~ _dal_Co~siglio_ di Stato, ei Oarro- fc~'\ 1 do:~ 1i~Ìi~t~ ~-:!s'1o\ 1 -~!11do11e1~:;:i'i~:~ 1:i:!f:'t 1 g magica di ~n decreto renio in beni J>.'ltrimoninli. '!'.alo sclogl11!'011to dnl_l'i1!colo(~ il linguaggio rarn- 11t? od ulllcinlo del llbcri.smo/ m buon \'ofga.1-0 si• g,u~ca questo: la leggo ha < otto che i rloma11isi \lbburn~a l'ip:\l:liro r.-a i cittadini; o bono io Go"crno rn c~•·h. cmu d1~ o faccio il coutml'io, o do il do– ma1110 111 p1'0pr1etù libom al Comune perchò no dis1>0ngn come meglio gli L1lcnta. u~: 0 ~·t~1:1au~:e~ 1~0 1~l1~ 3 f -~t\:1?.~ taè ::~~ \ ~ i CCt>J>i. '.\la ciò non ,•uol dire che i Comuni non app1'Czzassc1'0 COD\'C.nientemenlo il buon ,•olore del Go\•~rno o non gliene s:ipessero grado: no, i Co– !l}UllJ !1011 han sompr-o creduto di do\·er incomodare 11i\11111,tor-o pel' coso che poto\•ano fa1'0 pili alla lesta, in ranuglia. • QuosL'\ è pc1· ~mmi capi la storin dei demani. che non Ocompmta auco1-ao cho non si l'ede il momento di finii-o in un modo JHll"Chossin. Jo in\'oce crocio_ che coi~ ciò che no rimano o con c1ualche altra cosa I domam si ,=110 ricostituire trasrorman- :~~~l b~\!e:~~:lc~ttori non si sono ioccau, lo mo- Luc10. Chl de,·e cmcora all' A'l1i11d11i11tt"Wlio1tetutto 0 pur.te ,tellJabbomwumto ,Il q,iut'a,mo ~ pregato di lt&v mrlo #JJOHtcmec111umte ae,a~a nttemtere la ri– lfCOlllflo11e t>oatulc.
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