Critica Sociale - Anno II - n. 17 - 1 settembre 1892
CR1TICA SOCIALE 200 ticontare, ad un tasso infetiore al normate, i mandati rilasciati alle Società.cooperative 'pel lavori eseguiti; ma, manco a dirlo, Camera e Governo, tanto teneri al solito degli interessi delle classi hworatrlci, respinsero per acclamazione l'emendamento, cho a,•rebbe regolato la condii.Ione delle Cooperative, ma non avrebbe certo risoluta I&grave questione, cui innanzi ho accennato. Più tardi il deputato MatrAi,in un ardito articolo, fa• cen I& proposta di costituire una speciale Banca del lar,oro, che avrebbe dovuto ottenere anche il prh·ilegio dell'emissione, ed avrebbe cosl forniti I fondi alle So– cietì. cooperative di lavoratori. Ma, benchè alcune società. operale già. oggi abbiano dei fondi di cassa, nondimeno, nè so se sarebbe facile ottenerne I' in,•ersione a. quosruso, nè in ogni modo sarebbero in quantità ba.stevole a costituire un rondo di riserva proporzionato ai bisogni dell'omissione. A costituire il primo rondo di questa 11.uspicata Banca dd laoo,-o, non ronte d'iUegiltiml lucri come.le attuali banche di emissione, ma strumento di emancipazione del lavoratori srruttati; dovrebbe appunto, nel pensier mio, scrviro il prodotto del lavoro carcerarlo, riorga– nizt&to, &mpliato e reso capace del suo più pieno s,·ol– gimento. L'etrelto utile, ch·esso attualmente produce, è minimo; sc&rso, come si è visto, l'utile dello Stato; dannosa., sia pure in proporzioni limitatissimo, l&concorronza ai lavo– ra.tori liberi; scarso òi vantaggi per gli stessi detenuti, del quali, secondo le statistiche del 1888, appena 832 per– sono escono dallo caso di pena con un peculio supe– riore n lire conto; il che spiega puro in gran 'parto il tenue prodotto. Un Impiego invece dell'utile del l&\'Oro carcerario a tutto profttto dei la,·oratori, non solo spingerebbe a s,•ilupparlo senza esitanza e senza pauMLdi creare cru– deli concorrenze, m&ronderebbo J>Ossibilo la creazione d'istitutioni di assicurazione per gli stessi lavoratori detenuti, renderebbe agevole, od anche sicuro, il loro collocamento, appena liberi; o tutto ciò, oltre agli evi– denti ,·antaggi morali, avrebbe anche quello di dare lo stimolo più energico al IM•oro carceritrio e d'incorag– giarlo con la sicura aspettativa. cli nofO\'Oliutilità nel– l'avvenire. lo non pretendo (non 110 11O1,pur bisogno di dirlo) di aver dato rondo al difficileargomento, che ho preso ad esaminare. Sarei lieto anche d'a\·er soltanto richiamata. l'attenzione su di un problemll, che aspetta omai da tempo di essere risolto, ed è degno che ogni ruente più matura vi si arra.tichi intorno. J-:d ora appunto che la parte socialista italiana. uscendo dal periodo dei rapidi entusiasmi e dello astratto generalità, si propone, mercè lo studio esatto del presente ed un concreto piano di riformo, cliaprire la via all'avvenire; crederei che anche questo problema, maturamento studialo o risolto, debba 11-ovarposto nel suo progrnmnH\, Nelle proposte pratiche di riforme legislati,•e o di me– todi amministrativi, che il mio amico Lucio, ed ioed altri, abbiamo svolti in questa stessa Rivls1a od altrorn, ci 11iamopreoccupati a prererenza, se non esclusi,•amente, della.distribuzione delle imposte. Ciò senza dubbio ha la sua Importanza o non piccola. Indurre una distribuzione equa e razionalo delle imposte significa rendere meno dura la. vit& alle classi sofferc11Ued Iniziare con la ridu– zione dei diritti dell'ozio la loro completa eliminazione; ma non è tutto. Lo stremare le rorze produtth•o indi– viduali o la potenzialità dell'iniziativa pri\•ata., implica B I oteca G no B1ane,~ la necessità. di sviluppare, in compenso, la produzione collettiva. Compito quindi assai più importante ed anche più difficile è quello d'iniziare la ricostruzione della.società. &v\·onirc, l'organizzazione dei nuovi sistemi di produ– zione e distribuzione della ricchezza; o su ial via non dovremmo - per quanto è possibile - indugiare a metterci. ETTORE CtCCOTTI Abbiamo1•icevuto dagliamici di Berqamo,aor,. F. MAI· RO!'il e doti. E. GALLAVRESI, due lt.Utre, ancora, n,l tema dcll'impo,ta rulla 1-endita. /'l'on potendo occuparcene in que1to, contiamo di po– terlo fal'e 11cl 1>1-ouimo nume,-o. MALTHUSIANISMO E SOCIALISMO Eo1uro10 AV\'. TURA.TI , Guai a colui che il vento della Cf1U111·a 1101'viene a .cuotere mai! Questa rrase di Shakspeare mi l'isona,·a cara.mento &lrorecchio leg,endo l'articolo di Leonida. Bissolati comparso nell"ull1mo rascicolo dell11.Sua Ori• tica. Dopo le accoglienze bene,·oli che parecchie riviste Italiane e straniere avevano rauo al mio studio, ancor& incomJlleto, sulla Popolazione, io mi attende\'o, dirò meglio, desideravo che una. voce dissonante \'emsse & ~~!o~~~r;n~:o~~:nl s~:ro~T. che le lodi lasciano sem- Debbo, quindi, essere grato al suo collaboratore dei colpi ch'egli ml assesta - \'Oglio essere con lui più generoso di Lei ritenendoli dirotti 1iroprio a mo, per– chè 11arebbcro1•iusciti troppo \'ani so o.\'essero preso di mira lo idee che io rappresento - e tanto ,J?iù gli sono f;ri~~mfe~~è L~li e 0 ~f6c!~e~t~~~& a~~,;~l~~t:r~ 1 ~~~~~1 tormentoso e tormentato vroblema. Prima di tutto, debbo r1spondero ad alcune accuse del sig. Oissolati, al quale ,·otTei ri,•olgere l'ammoni– mento di Temistocle: e: Batti, ma ascolta. :t. Egli asse– risce che sono stato io & rare la.distinzione rra. scienza borghese e socialismo per il solo moth•o cho ho rag– ruppato in un articolo i rappresentanti riconosciuti p:!.t~~~~~l~~~rol~1~~t~s:'io$::ti~:,'!i~:!s~:~l::~•u~ra soçlallst&. E la pl'ima volta che m·a.ccadoveder travis&to in una maniera. cosi strana. le mio idee eJ O la. sola cosa che non mi è garbata nell'articolo del mio contraddittore. Jo non ml sono mai sognato di rare distinzioni di ~r; 1 i!~~:~:·reru~~~resc~ei~z~i\o~~h 1 ::t~ ~\ 0 df!eC::!1~i~~ potere una doztina di volte la parola. e borghese> in tre colonnine di prosa. Se lo ho separati, nella mia. analisi critica.. i socia– listi da coloro che non lo sono, l'ho ratto, anzitutto, per una. ragione di metodologia scientiftc&, In secondo luogo perchè Il con cetto inrormatoro del socialismo si riscon– tra in qua.si tutti i suoi seguaci anche nella.discussione di qu ost:nrgo mento, perchè, inftne, in tutti I socialisti si r1tro\'ano i medesimi proconcetti 1 gli stessi sofismi, le hlcntlcho contraddizioni. Basta, 111ra.ttl,conl'l"ontaro Il primo col secondo de· miei articoli, per vedere, ac– canto &Ila.varietà. delle critiche o dei sistemi negli scrit.– tori non socialisti, la. unirormità e l'omogeneità. nello cr~~crh!afo 1 :~i1fo':°ros~ra::i~:~~ali~ st ~aroy l'ra questi ultimi, soffermandomi a. mettere bono in rilievo le pre– dilezioni di lui per I' e: armonia pro\'\'identiale > acca, rezzata e difesa da una speciale classe di socialisti. t 1 eJi'::o1:f1~~~i"i:;~;e U 1fi~:1:: 1 ~!~:~:i:u~: ossena.to in questa rivista (16 rebbi-aio 1802)Napoleone Colajannl , il Loria ci tiene a. non dirsi appartenente alla. scuola socialist&, perchè, come ha aff'ermato di re– cente Il Cossa nella sua Storia. dell'economia politica, so il Loria consente coi sociali11ti nella critica doll'o•
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