Critica Sociale - Anno II - n. 11 - 1 giugno 1892
CRITICA SOCIALE 103 catle, e che non sia J><'\l'alitico, non s·aggrappi al sostegno cho ha davanti. Si tratta di ben altro che di ci1-colad o di noto seg1"0to abbassale dai supe– riori dicasteri; si tratta dello leggi stesso più fon– damentali della vita organica del corpo sociale, nel periodo del dominio di classe. Questo ha bisogno di maschemrc sin che può la perpetua violenza su cui si assidc,o si serve alruo1>0 della teuautil, cui è data flossibilità, secondo tutto lo occorrenze, dalla mutabilegturisp1•uden.:a, i cui supremi oracoli sono pronunciali da pitonesse .tanto pili sicuro o fidate, quanto pili sono vicino e domi– nate, senza che si scol"ga,dal potere centrale: onde l'unicitA delle Cassa:.ioni J}Cnali. Il 11wuiste1·0 della Giustizia {lucus a non. tucendo) consiste appunto in cotesta magia, di vcl:.u~, sin che è possibile, l'ingiustizia colla let,oalit.'1, o nello epoche, come la presente, in cui la redo ò scaduta e la lotta si fa ogni gio1·110più aspm, questo umcio acqui1'ta O'c'lli gio1·no im1>0rtanza e prende il posto tenuto in altri tempi dal sacerdozio. Nel mondo gim·idico la indipendenza del magi• sfrato fa perrotto risconti-o alla libertà del llw<r ralo1·e nel mondo oconomico. Esse ponno tanto pili impunemente proclamarsi quanto meno son divcn• fate possibili nella realtà. Collo S\'iluppo del t•cgimo borghese la so1·viH1del salai-iato è diventata auto– matica, lo sroggio di armali per mantenerla è piul• tosto una comodità che un assoIulo bisogno; lo stesso è della libc1·t.\dei magistmti o della diretta inge– renza dei ministri. r,o spil'ito dell'istituzione, l'in– flusso del sistema, bastano eia soli e son più forti di <1ualunquo inge1·en1.a nei casi particolal'i; più fot·ti, a mille doppì, dello stesse parole della legge, sempl'O elastiche ap1>0slaed un tal poco sibilline.(') La stessa de<:.'\den1.aintellettuale e morale della magisfralul'a,dccadenzatanto lamcntat.l e della quale i dottrinal'Ì si sfol'7,ano a ce1-cai'Olo mgioni senza l'iuscin·i, nou è, in ultima analisi, elio un fenomeno co1-retaUco, una conseguenza 110<:essai-ia di codcslo stato di cose. So Ob'tti non ò molto facile trovaro un g-iudke che abbia duo dita di ce1·\·elloe qualche oi·namento cli culhml non st1-ott.unento Lm'QC1·alica - so possono dii-si spal'iti od il'l'oditu1·i quei valo- 1'0SimagistmU, che fm-ono, in alfri tempi, lusfro ,lellc discipline giul'idiche e dccot-o dell'Ordine - gli ò perchè, nella presento crisi sociale, tantopiù (I) Questa non è l'opinione del nottro a111loo L' u,c,ere. li pro– teuor 1.ucchlnl gli &'ftl':t 08llervato, nel Re1to 1tel Carllt10, che I procuratori del re sono 1>erno.cura loro e ik~ono essere aoggettl al minietro: che Il conrware 11uesta.augge:done è &&5111 plii leale e morale del negarla, costhuendo, in teoria, un'atlone gludltlarla acefala ed lrreaponsablle. 1.·r.,·1ctere, nella lhmbardla, rimbuco facendo il lruogn:i.to : - • u do,e mal Il pr.:ir.1.ucchlnl ha Yitto ,erma que,tn Jipendenin nel Codice di procedura o nell'Ordluamento gludh:iarlo r-. SColatlicamente parlando, la rimbeccata e dal'l'ero trionfale: • C,'/6 che 14 legge r;otlelo ,c,·u,o - brontolano Ja due mll':111nl i ronu1nlt1l - cl6 cM tacqtu:, 11011 ~allo•· I.'im11orla111e, J>einoatri dottori In ttt/"OfJIU'., non à te e come un fenomeno auuiata per ror~4 dotto co,e. ma. M ,·I ala un artlcolo di legge che gli J>er• metta di esistere. se l'artlcnlo non c'è, Il fenomeno ha torto, euo " tlOll elt do hoo m1mdo •. Doii t'errante, di allegra memoria, e Il medico di M<'lièresono deci@amente t11/oncc'1 dal nuol'luiml ao!lsll della borglte11la ! B bl1ot0cd G no Bianco non ossondo\•i distinzione 1>01·manente fra l'unlcio civile cd il penalo della giudicatura, la funziono ò divenuta. t1·oppo vile, t1-oppo umiliantC, perchè le forti intelligenze cd i liberi caratteri non cerchino piuttosto altra via. r pochi cho \'illusiòne o la no-– cessit:\, che vinco ogni natu..alo fio1-cu.a, hanno c..1cciatoin quelle schiero, \'i rimangono come pe1·-– duti, in lotta peq>Ctua od amara con sè stessi, «di• menticati • dai suporio1•i,ai quali puro se1·vono(es– sendo in numero scarsissimo e quindi non pel'ico– loso) a mantenere, negli occhi degli ingenui, uu residuo d'illusione sulla l'ispottabilità della c..,sta. Nella cui composizione si avvera, per forza di cose, quello stesso fenomeno di selc1.ione a rovescio che \'odiamo negli ordini ecclesiastici e nei militari.(') Qui dumluc, come in ogni illtt·o ordino di feno– meni, l'organo corl'isponde all'ot'g'anismo che devo tutelal'c. E perciò dovo la bo1'ghesia, come in In• ghillerrn, è meno J>.1m-osa,mono ignorante o meuo grotta, ivi anche la magistratura apixu·e più intol• ligente e più rispettabile. Ma ciò, anzichè smentire la regola. anzi la conferma. In applicazione della quale. un giovane magistrato, fra i pii1 intelligenti di nostra conoscenza. ci diceva giorni sono: - Voi a.veto torto di combatterci, mi che non siete anarchici e riconoscote almeno poi· ·un lungo tompo ancor,\ la nccossit.i. di leggi o di giudici. Se noi oggi applichiamo la legge ho1·ghosc 1 domani applicho1-emo con pari zelo la vosl1-a; noi non siamo che gli organi cli una fu111.ione ci mo– delliamo su quosL'l. Senonchò quell'eg1'Cgiomagislmlo, nella sua 1weoo– cupa1.iono cli salvai-si la toga, dimenticava un"altm leggo biologica: o cioè che, so ò vo,·o che la fun- 1.iono ct'Ca l'organo, ò ~rncho ve1·0 che gli 01-g,rni vecchi mal si prestano a fu111.io11i llllO\'O o tutraffotto diverse. La l'ivolu1.iono proloial'ia invo1·ti1·àla funzione dello Stato. Tutto ciò cho oggi ò pili difeso - la Cl'apuhi dei g-..i.uclcnli. l'opp1'CSSio110 del l:wo1-o,il pa- 1·:\.Ssitismo, l'usura, l'ipocrisia e la venalità nei rap• ~1:,. 11roprlo la islifuzione la quale orga11lcamente piti non com1)()rtl, te non come'eccezlonc, nrnuca elevatezza intellet• h1Alene· 11101 com11oncntl,ce lo pro\·a, a chiare note, Il runiionaro odierno della censura sulla 11tam1ia,nella quale pure sarebbe in• 1erel58dP.IOnverno di mantere funzionari che non lo e•poncuero a rani derldtre 1>enino dal limit11to comprendonio dei buoni canipagnuoli che fungono 110Ida giurati nel 11roceesJ.VICe\·ersa rotesto ulllcloè una pro1·11. oottantedel plil auoluto aualfabetlsmo. t tull'altro che unico nel suo genere, 1ebbeue eloquentluhno, l'eaempìo dato inquesti glorul dal nOl!troTribuna le,che sequutrò per reato di otrua <I} 1/uon C07tumo {!!) novelle di autori ir,tlgni. di fama mo1uJl11le, lOlte(certo Il giudice lo lgnora,.a) dAlla Uer;.,(! do, 1k11z 111011~,e1lremlate dall'Accademia di t'rancla; tra l'altni uno t1ilendldo lal'oro, che uoi puro leggemmo. diCatullo ~1,udé~. lllllrato a un concetto morale ele\•atlulmo, una rer1ul.11ltorla 1rer• zanlll e acritta con arie Unisaiuia contro la vlgllacchcrla e la du• 1ilidti\ di certi amori adulteri. 111 1uestlcui non è ammiuibil" altra apleguione 1e nou <1uellache Il magistrato ignori non solo (e garebbe li meno)nomi d'1rntorl che tutt:i.,P.uropa ama ed onora, nm che 11onca11laca,neppure iw.rapproHim:u;iont, il senso mate– riale e la portata morale delle cote cl1elegge. SIdlrebtieche tutlO clò che è al1an11rnteltplrato, tutto clò che eace Jalla piatteua ,·olgAre, irriti la coadenia del mRglstrato come un'off'eaa per• tonate.
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