Critica Sociale - Anno II - n. 7 - 1 aprile 1892

CRITICA SOCIALE 00 agricoltori, si Ycdo a qualo numero enorme di disoccu– pati noi andavamo incontro; ad un numero rimpetto al quale ò da.considerarsi minimo quello dei disoccupati della aHonuta crisi edilizia. li malo dunque, cho si deplora., si sarebbe 1irosontato sotto altra forma cd in maniol'a più gl'a.vo.Anzi questo, che ò qui considerato come un malo possibile, costituì un ratto reale. L'emigrazione 1>crmancnte all'esteroche, per la classe agricola. spocialmento, ò il termometro della deficienza di Ja,,oro, crebbe in maniera vertiginosa fino al 1888,al punto di raggiungere la cifra di 195.WJ, cd ìn\'CCO noi duo anni sogucnli, noi 1889 o nel 1800, decrebbe rapidamente a I13.1)03od a 10-1.733. Nò, spero, vorn\ dirmi alcuno che tale diminu;~iono sia dovuta alla nuova leggo sull'emigrazione: la natura della leggo, non ratta per sopprimoro l'omigraziono o disadatta. anche a ridurla, e, più che altro, !':lita JH'Oporzionodei numeri, 1·ivolache la diminuzione ò dovuta a cause ben più alte. Ed iM1\.lti chi volesse tromrno la ,·ora. ragiono, la, trovo1•obbopil't fo.cilmento nell'incremento dolraroa. col– tiva.fa ,a frumento, che discesa tra 1'81o 1'88da 4.800.000 ettari a 4.000.000,ò poi dal 1888fino ad ora risalita gii\. t\. ,1.500.000ettari. E poichò ò stai.o calcolalo, secondo di~so ronorovoto Colombo alla Camera, che ogni ettaro di terreno coltivato a gr,mo richiedo quarantotto giol'– nato di lavol'O, si veda quale <1uantità.di lavoro si è cosi venuta a rorni1-oad un gran numero di contadini. Nè io riesco n ,•edere perchò mai gli operai della len·a, piit numerosi, più misol'i, più diretti strumenti dol– rooonomia nazionale, non debbano conhu-c per nulli\. nello studio de· mali sociali o do' loro rimedi. Scnonchò a tutto ciò si oppone come questo; che sembra un buon effetto, in realtà. ò dannoso; poichò ò ciò che ha impedito la lrasrormaziono dello·culture od, in generalo, delrindustria agrico!a. in industria. di 1m– tura. dh•ersa.. Ma a.ncho a.questo rispondono a.Jcunocon– siderazioni sulla possibilità. della cosa, o rispondo l'e– sperienza. Rispondo l'esperienza.: inra.tti mollo di quello, elio si polova ral'C in questo senso, ru ratto fino nl 1887-88, <1uando il dazio sui ccl'Cali fu successivamente portato a tre lire o poi a cinquo; o si ò visto con quanto ell'etto. La allargata. cultura. della vite, non soltanto per la mn– nicl'a. onde fu compiuta, ma per condizioni inerenti al suolo ccl al clima, che inlluiscono sul prodotto, per la povc1 :tà.dc ' capita.li , por lo condizioni universali della J>roduzioneo le condizioni stesse politiche c1·Europa.,non lm.ratto che l'Cndoro più acuta o gravo la.c1·isi.Inoltre una sostituzione di altro industrio alragricola paro cho non sarebbe possibile por l'llnlia, o,'e so non quest'ul– tima soltanto, a.Imeno di gran lunga. più di ogni altra. ha lo condizioni ravorovoli; o la trasrormazione dolio culturo può produrro i suoi effetti soltanto dopo lungo tra.Ho di tempo; o por compiersi ha. bisogno di capitali in gran numero, e di tempo; nò con l'incremento che, ancho in America, cominciano ad avere le altro cul– ture, può dirsi ossa stessa di riescita. sicura. Una trasformazione poi intesa a mutare cosi radicalmente lo ba.si deu·oconomia nazionale, non si com1>iobono in un periodo di disagio, in cui lo condizioni generali di malessere non ngevolano certamente l'offerta o il con– corso di capitali, cui ra. già impedimento l'enorme de– bito ipotecario di circa novo miliardi; o parlo del solo debito lì·uttircro. Bano !.'esperienza della !msrormazione dolio culture, andata a malo per moltissimo ragioni,ccrto ò per ora.un ostacolo quasi insuperabile a rinno,·are la prova; nò ct·a1tra.parto essa stessa, nel periodo ira 1'81o 1'88,<1uandomassima– mente ebbe luogo, 1>osoa.Jromigraziono quel rreno, cho puro così notovolmento si ò voriftcato negli ultimi anni. Ed a questo t1·istoeffetto concorse, rorso per grandissima pa1·te, l'imprevidenza del Oo\·erno cho, per un ralso dot– trinarismo, non volle con lilla tompostim imposizione cli dazi direndere, pilt che proteggere, l'industria agri– cola. nazionale, o vi si piegò solo riluttante o tardi, dopo la Germania o do1>0la Francia, o quando la rovina. del– l'agricoltura ora. giù. consumata. Ed allora, come ora, cagiono del mal consiglio ru un incompiuto o ralso veder dello coso, il quale r,Lco,•ascorgere contraddizione d'in– teressi dovo non ,,·ora, e scambiava nnterosse de· J>Os– sossorì del suolo con l'altro della prosperità pubblica. i f; qui inratli l'oquivoco. lo ho twuto occasiono di seri vero alcuni anni addietro, trattando lii una. limitata regione d·Jtalitl, questo parole: « Non vi sarebbe um\. ragiono al mondo percommuovcl'si del disagio di qualcho migliaio di possidonli; ma, dacchò gli sh·tmicmi della p1·odu.zionc sono in mano loro, il disagio si ripercoto su tutti>; cd oggi mi paro di 1>otorleripetere, ti-acn– llole :LJJOrtala pi1'1generale. Tutta l'o1>oradella parto socialist.Ldovo essere intesa. a mutare la. iniqu:L distribuzione della ricchezza, non già ad isterilirne lo roni i. So il paragono ò consentito, sotto i presenti ordinamenti sociali, i pochi privilegiali esercitano dilottosamente il dente sulla polpa dello fl•utla.,che altri tira su o· matura per loro, nò a questi altri alcuna cosa competo per h1 loro fatica. oliro lo bucce. Ora lo strano ò che, a migliorare questo stato di coso, anche quando non si possa mularo il sistema, somLri buon partilo ridurre le frutta, senza badare cl10, a condizioni inl'ariato, alla diminuzione dello frutta corrisponderà. anche un minor numero di bucce. i\la, uscendo dal paragone, corto umile, rorse calzante, vi ò pur chi s'illudo che lo condizioni di chi ))Cl'vivere ha da "cndcro il proprio Ja,•oro in Italia. migliororebbero quando gli strumenti JH'incipali della produzione di\'O• nissoro inetti ad una produzione rimunerativa od il lavoro cli venisse una inutile merce cd occorresse intanto imJ>loraro c1·a1trondoun alimouto, cho per mancanza di ogni mezzo di scambio non si ò più in grado di com– prare. È g1•a,'oche per dinotaro il rapporto delle run– zioni sociali dobbiamo starcene ancora alla parabola di i\lenenio Agrippa; ma flnchù quel sistema sociale siu. in \'igore, e lo stomaco, dirò cosl, sociale sia rappre– sentato da un breve numero di proprietari produttori, chi crodor1Lpunirli, obbligandoli a solleticar meno il loro palato e nd elaborar meno sostanza, scomerJ. il nutrimeilto ad ogni altra parlo del corpo che ò costretta oggi ad attingerlo di là. D'altra. parto, un bilancio a. rimo obbligato, come il nostro, non saprebbe rirarsi del mancato provento del dazio o delle siremato condizioni dclragricollura che su c1uclla industria, la quale pur trovasse modo di sorgere, o la soll'ochorobbe, come ò spesso ,,oJte acca– duto, in bro,,'ol'a. )la se lai danno colpirebbe tutto lo classi della po– polazione, quando la concorrenza do' coroali stranieri riducesse al nulla, come non remunerativa, la JH'odu-

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