Critica Sociale - Anno II - n. 5 - 1 marzo 1892
CRITICA SOCIAl,F; Da. tutto ciò ehc abbiamo ,·cduto ftn qui. risulla: cho la ma.tena non (I di,•i. 1blle alrinftnlto: che vi ha un limito ol!re il quale non si può più dividere, pcrchè essa si risolvo 111 ccn1rl lntlnui di l'orza.attraui,•a, ossia di pressione; «:ntri cho noi chiameremo monadi. l."al• tra:dono non è dunque. oome prima 1,oteva sembrare. un rcnomcno dotennìnato da.Ila.massa, ma è in,•eee la mas~a.che ù dotcrrninata dall'attrazione Ora. ci trovlnmo dinanzi a due opposti modi d'infinito: l'uniH!rlO o la monade. Malgrado l'universo possa scmbr.iro un lnftnito spa– :r.ialoo centrirugo, e la monade un infinito aspazialo o contrlpoto, non sarebbe giusto conildcrar qnosta come :~~·:1~ 1 ! ~l I~ : 1:~10 rac;!~ 0rt:n:r~;ti~~lt~:;'~::n'\~~~~ nito. ln,·eco dobbiAmo ricordare che ogni modo di es– sere. ,ila esso com1n·onsibiloo incomprensibilo, quale si rn1iprcsonta al\tL nostrn coscienza, ò la sogg:etti\•aziono di uno stnto ineonos<':ibllooggollh'amente. Perciò non dobbiamo con11;ldcr11ro l"unh·erso come una somma di monadi, del cui numero nuilo o 111nni10 S.'\robbe incom– pronslbllo il por·chè, mrl co1110 In soggotth•aziono di utu\ rcaltll lnco11oseibllonella sua essenza. Flnchò abbiamo riguardata l'onorgia 001110 ml\S!a ~:~t~~~ :~s~~~~~I ~~ 0 : ~"C,~tf·a~\i!~~'o 0 t1 \ :~ detcrmlnllta 11\ centri lnftnlti di rorta attratli,·a., mo– nadi, o quindi non occupanti s 11azio.Perciò di nec:essllà ques10 do,·e es11;cr d ctcr mlnr.to di\ quelli. Chillrituno Il\ cosa: Abbiamo ,·cduto che la monade non può girar su sò stess&, pcrehè lnftnita: esam!niamo ora se sia capa~o di movhnc1110traslatorio, o d11Hmdacosi dallo s11az10. :ft~b~\ ~ ~11~~~s1C:~~!~~~':o :,la~~f::ts~~~ in8nl10, vedremo che CMa sarà incapace di alcun mo– vimento, e .che perciò, In questa condiziono, essa occu• ~~i~~~u~os~~~f:i:~r~~~~i~~: d~~N~~~~·;:~"~!i lrr~1~o"frs 1 ~:~to, t\nilo o inftnilO, ,·odiamo che Ò d&- }1~71~1in~~pd~~!~t~11111gr:1~i:i~l!~t~~1id:ll~:~t~e :~~.i~ mento di cose, po55iamo diro, ora che abbiamo ,·eduto impossibile il movimento di una monade., so sola. che lo &J>azlonon ò \'amb\cuto noi quale sono o si muo,·0110 ~~n 1 ~ 1 ~ 1 !~~\1f~1~~'.fo~r~~:ro 6 m~:1~~N.n1;:iti1°~ ~:1f:~~ non esistesse. lo s11ax\onon sarebbe; è onio che è Im– possibile l'esistenza del nulla. t'.ssondo lo spazio o Il movimento tlotormlnati da re– lazioni di mon1UII, è ntlluralo che per In monade, con• èi~:~~~~n\~a~ ~:~~ !1~~~1~ 5 ~ 81 :Ìa~e~~.\~:~i~~ ~i~n~ succedersi di relazioni o cambi.o.menti di stato dello coso. ~è\~~:s1: 0 :o~~u!\ 1 ~~~!~0 °,1l~~i~:~i~ 11 ~~,~t?~,~~~::ddcr::!t~~ osls10110quindi di un 1>resentoc:onlinuo o eterno, il che è ncr:1\~::~1i1~ql:~n~iotcrminalo da relazioni di monadi e t>erelò è im1>0sslbiloche la sua causa 1>0ssadipendere da lui stesso. Quindi dobbiamo ammollcro che runh·orso non ru crealo, nè cominciò mal ad esistere, nè finirà. mal, perchè il creare. Il cominciaro, il finire sono atti dipendenti dal tempo. •·ìn qui, l'unh·erso o la monatle non sono subordinati ad alcun (01101110110, o )lerciò l"uno come somma, l'altrti como uni1Ìt, dobbiamo riguardarli come ronomcni causa di tutti I renom cni. Ma essendo la mona.do una polenta, cioè peso o aL– tnnlonc. lo svolgersi della sua esistenza Implica l'esi– stenza di nitro monadi. cioè dell'universo, pcrchè a.t• 1rarro ò un'azione reciproca. ~~I• atti,•a o passiva :i un 101111>0. Perciò res,stonu. d'ogni monade dipende dall'esi11tcn1.t\dello ahrc. cioè dclrunìverso; come que– sto. somma di monadi, tll11ondodall'csistcm:a di c11sc. Quindi Ulli\'Cl'IO o mOtlllllC,dipendendo f'ra loro rccl- proca.mcnte, dobbiamo considerarli come un unico feno– meno causa. come la prima manlfcs1:niono tlell'oggeuh•o inc:onoscibilo. Le monadi sono JlOlonze innnito e dovono quindi a,·oro un'azione innni1a; so quci,ta aziono rosse limi1a1a in tempo o in ls11azio,l'energia. causil di questi feno– meni, sarebbe t"Ondizion111a.d ~si. il che ò assurdo. Nà de,·e sembrarci nrano, che un innnito aspazialc o ce111ripcto ~ estendei-o la sua uione a umo l'in- ~1,~~~ ~~•!t~~g~~ ~~l~t~rircch~11~~bll~n~l>~~1~1: che quindi runivel"M>, so considerato corno somma di monadi, non di relazioni l'ra monlldi, altro ,·eramcme non sia che un innnito BSJ>azialo. Analhm1.11do l'olcrogcnco pertro\'aro l'omogonco,11iamo giunti al concetto J>iù Incomprensibile di cntilà, cioè =:11~!0 1 ~~~~ ::,:- c1:mt~~e::~~ni1\~n,::r~~\0°:':lm;Òt~~: minano por re\azionl ~ncompronslblli nclla.1oro essenza tutti I rcnomoni che coslltuiscono l'uni\'crso soggctti\'o. g1f~1~~i"~~f,!o~~~:c~J:uJ~~ a :1~f~!~~P::~!, 1 !~~~n~~~1 ~! roluzionl di momuli, si dO\·rebbo rlusetro a far lt~sin– tesi tll tutti I ronomoni clw costituiscono l'universo sog– goltl\'O, o l'eterogeneo. l"icu,c. IXSOC~NTW 1-'ttASCIICIIISI, ICttltO/'C. I/abbonamento cumulatiro aU'ltalla del Popolo cd alla Critica Sociale tw.m co,ta cl1t L. 17 per un anno. Toniamo la rattn promCSS.'\di dare un altro saggio delle /Jou~ l'~llie e Nuutt, ,·olumo di prossima pub– blieu.lone dell'amico Fontana; o naturalmente lo sce– gliamo tra lo t1woot. ~•) In Dulcido, como <1uasìsempro nello poesie serio del fontana - il qu11lo,per questo riguardo. ra ,·cramcnto e macchia• e sta da l!Ò nel quadro dcll:i JK>CSia. taliana contemporanea. conftnata e, ,·orrcmmo dire. isterilita nell'oziosa ricerca dclii\ n-aso doscrittiva o dccorath·a. senza palpito nò Idealo umano - la geniale modernità della trovata servo di pretesto all"arle,cho rende popolare o suggcsfrro un pensiero n1osonco. Dulcido era un na– nerottolo molto noto a Torino qualcho dlcci11a d'anni fa, ora il ,ouffì-e-doulcw· abltunlo di quella studentesca. fra gli... scherzi che 1(11studen1I l\\·c,·ano giC)('ato:i.I ra~::~\a~~~~ v~~:;:gn~ll~i :!:1'J:1~ 1: ~~o~:~ 6 (i~1• ~i~ ~~!~~~:tt"»?~ ·~rl 1 ~1 q;~~~~\. \~1 1 ~ 0 1~~~~g N~ 1 n~~~a~ì~~~~i ,·enirn anello lanciato. Questo notizie sple!,rano alcuno ~:!~Ì~'lla~!~::~Ol~t:~::~ J ~: U~~~ .. r~~~::~~: Usi o. en.snsua, lo ls~n.ronoso,·ra. un armndio alllsstmo o In sua. prosonzn. dollzlandosl dolio sue ,manie lm1l0· lenti, giaC(1ucro colla sua legittima. mogliora.; polchò il misero /)11/ctdo, l'rl\ lo suo disgrazie, a,·e,·a. anche quos1a.,d'ossor nmmog:llato! So rosse una ftaba o si l)Otcssosmentire tanto meglio! Macoso poco cUuimili 1101 ricordiamo di un altro nanct- ~i~~o~0cl~o q~~c~! ~:~11:~~i6it~:1~ 1 ~~11~'1.~;at~ studentesche di Pa,·la. In una notissima. trattoria di Borgo Ticino. Lo ricordiamo ancora, 10,·allgli sth•ali e f•~~t1~n~':i1!"~:ar::! 1 !:n:ru,_cl~:!rerfo 10 sa'ft :J:a~~n~ tra.endo il ,•iso nel plt't grotte:.eo riclru cho possa.da.ro lo spasim,, su <1ucllanuova grallcola da lnqmsitorl sr.a– gnuoll. J..a. rerocia, figlia della incoscienza gio\'amle, trol'a, nell'ambiente e educato • della (P.o,·cnti1 delle scuoio., raffinamenti carallcristlcl a dinllura s1>a.,·en– tosl. Ma quello che In a.llro mani rimarrebbe un rau&– rello di cronaca, occasiono tutt'al più a stereotipe dis- !~g7i~u.~~11:~ :~:':C~1:~cT:::~~~i?ten\\ 1 ~p1~?! ~~~asi: all'Altezza di un'allegoria di CAmttero univcrsnlo a.o altro ò Dutcido, in fin dei conti, o no !Ila o no chiara· mente con!flJlO''ololo Stfflo suo pooia., cho altro è questo
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