Critica Sociale - Anno II - n. 2 - 16 gennaio 1892

CRITICA SOCIALE Oh, quel lamvo! - A11ch'io nell'occhio L'avrù il dl. dell'agonia; J,i quel giorno che Ù& vo,·agi,ic Va a fi11ir la 1w$11·a via, E che it soffio del no,i esse,·c Ci avviluppa la persona Cotl'alyor che agglliada fl sangue r: la pelte ci accuppona. Oh, quel lampo! - Alla sua livida Luce, io vidi allineati I giacigli, dove ùt 111tmeri Si lmmutano i 111alati; Le crocic,·e immense e felide 1\"clle tl'agiche nottate, /)a lamenti, e tossi, e 1·a11toli, Sc11::a tregua funestate. E le tlOlli di silcn::io, Quando sembra che la Morte H ii Tonnento - scolte luguVri - Sa::ic siedano alle pcwte; O, macti.briAvici, aggirinsi H si (,"tll'VÙIO sui leUi A jiular la vettovaglia 1-'cr i p1~simi l.xmclietti. l{ pensai dei giorni 1Jlumbei Al faalidio; e, dei sereni, Al sarcasmo, che agli esausti Sgldg11a::::a11dog1·ida: e Vieni! • H ai cal'tclli diàg11ostici, Neg,·c pieh·c a liiam:lti g1·a!fi, PO/'Se, a molli, CSll'Cme lapidi Dai ten·iliili epila/Ji ! E alle storie lagl'imeooli Dei vicini 111acile11li; E ai lettini, tetre gonclole Che si i11crocùmo silenti, H che guidm10 a uua clinica O alla brugna. gli infcnnieri, Di quel mare clel co,·doglio Cinericci gondolieri. &l cdl'ansic che, mldop]liamlosi r,i riuct turliin di dolm·i, Le speran::e ùi ctw soff6cm10 R s9uin::aglù1110 i terrori; E all 'ùtcù.bo <li discendere 1Ycll'aliisso dell'oblio &m::c, dir C-Olalili1-oti·emulo, A coloi· che amate: • Addio! • E' allo squillo lento e fleMle Della Santa Eucaristia, Clic 11cll'ossamcUe i li1·ividi E, f1·a i ceri, passa via; E alle tende, che ,i chiudo110 A celai· clii I) 1110,·ibomlo, Bigio e funebre $ipm·io Che fra lui clis<:cmlee il momlo. .Ed ai fcn·i del cerusico; Agli ecitlci sapie11ti ; Agli ,jpasmi inc11ai·raliili Palli cattedre eloquenti; B bliotPca G no Bianco Alle taooic anatomiche; Ai cadaveri apJ)c::;ali, Che, in 1m gcl'io, ai &m::in in fteri, LaggiU a }))•cl'a .to1t portati. E al rorgone fu,iei•ario Dalla cam.licla colomba; R alla fossa, U vasto liarah-o JJooo ita fa.tcio aljin si piomlia; Dove più nessuna lagrima l'i può dire: • ro ti ,·amme1110 ! • 1Yella tema d'uno sbaolio .... Chè, sotter,·a, si'cte in cento! O pata.==o clell'a11goscia, Dalla cupa e 1'(}.tsati11t" Che sfidò i11tempc1·iec secoli R di sangue pal' di"pi11ta, No, Pielri 11ù Scic11::a accolg<mo Il mescltin nelle tue mm·a, Sicchè giusto I) t'abbomi11io Ch'ei pe1· te tiel cuoi· matura. La Pietà, ch'ei bl"ama e venera, f.: pielcì. fatta d'amore CIie i doloJ• dei vivi atte11ua R dei mol"ti sa il 1mdore; Non la tua, clic la ba1·lim•ic Dell'o1·i9i11et•a11mtcnla: U ,·imo,·so d'un can1ejice Dal son·iso che .tpa.vc11ta. A' la Scic11.:a, che, fo te, spiffe/'a Oppto· pon;:a la ,·icclla, Colla chiacchic,·a cli Figaro O col ge11io di Palella, f.: la .tcien:a delt'empi,·ico Che vuol cldudere una piaga, J..:, per quale assidua causa Si riap,•a, 1w,~ indaga! i-: la scien:::a che ,·accoglie /)ci fe,·iti, ma alla gue1·ra, CJte li i11via, 1101t pensa! ... E ai despoti Non impreca della terra, Che, al tuo 1·0::::0a,sisi, o Inopia, O g,·a,ul'albero clel male, Poichè i frutti tuoi succ1dm•o,io J)tin le buccie all'Ospedale! O pala::.:o clclt'a11goscia, Sotelo - spc.tso lesinato - Per tenere a bada f deboli A cui tutto fu t'Ubalo; Goccia d'oppio, data ai miseri Con ù-011ica u11:i011e, Per 110n fare che lo spasinw Giunga ad e.sser ribellione; A11trotorvo, che alla villima Sclliude allC!Jl'O l'assassitio, Pe1'Clw i la!J11isuoi ,wn t1wbi110 Le cleli:=iedel bollino; Balua,·do, che fa.ttu;ia 1 1 ra i due esercili ha <.-ostruito Di citi chiede sol di vivere E di citi 1>e1· sè t)UOl tutto;

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