Critica Sociale - Anno I - n. 15 - 20 ottobre 1891
CRITICA SOCIALE 231 scarvi nel torbido e n. tl'ovarvi occasiono di pr-o– cacciaro particolari .vantaggi. Di fronte a un cosi instabile con~lomerato di conso1·tcriocosi dh·c1-sc, o sempre piu mutabili o cupide, il prolot.-\l'iato cho ha coscienza di cl:.\s.Sc diventa la sola forza ,·eramcntc salda e incrollabile sul terreno politico. A1·rogc l'ib1·idi mo 1 gi.\ notato da )larx, ciel pie. colo borghese, e in parte anche del colono. Il J>ic– colo bo1·ghcsc, nella sua qualità di possidente, appar– tiene alla classe Jll'OJWictaria. odia <1uindie disprezza il prolct:u·iato. Agg1·a\1patoall'infimo lraviccllo della scala proprietaria, si usinga di salire pili alto. Plll"O il suo maggio1·0avvcrsal'Ìo ò il capitalista, il quale colla conco1·1·cnza lo sfrutta, lo rovina, lo ricaccia sempre pili giù, presso al proletario. La sua doppia natura, 01·di propl'ietn1·io or d'indigente, ne fanno uno degli elemenli più infidi, non perciò, nella po· Htica, meno impo,·tanti, talora anzi decisivi. Unen• dosi al p1·oleta1·iato in un momento supremo, dele1-. minerebbe il naufragio della n:we dello Stato. li piccolo bc)l'gheso ò un elemento incel'iissimo anche nella rivoluzione. olo un proleta1·iato forte e consapevole può assicurare il trionfo al socialismo. Pure la piccola bo1-ghcsia può in dati casi sbaraz- 1.argli il terreno. Oltrochè dalla C1":1Soologia dello « SL,to socialista• e del democ1-atismo volgare, il socialismo scientifico ci sbarazza anche dalla « f1·aseologia 1·ivolu.=io· 1uu·itt ». Dacchè J'emancipazione del la,·01-atorc non può essei-o che l'opel'a del lavomtore medesimo, la rivoluziono non ò più il monopolio di un mani• polo di cospimtoi-i; la sua fo1·za motrice ò solt..1.nto nella lotta di eia ·c. Un cat.1.clisma, per (1uanto violento, non scgne1'i.\che un ariello nella grande catena cvoluti,·a cho mnnoda la vecchia alla nuova societh, nè può un anello assorbi1·e tutta l'attenzione dei socia I isli. La confusione ò favorila dal doppio senso di « 1·i• volm~ione >. Con questa parola or si designa il p1·0- ccsso vasto, inosservato, cho trasforma a poco a poco i rapporti sociali, cd ora la p1•epa1-alacalastl'Ofe che ò di quel p1·ocosso la conseguenza, allorchè i mutati rapporti non si adattano più allo \ICCChie forme giu,·idicho e politiche, divenuto ornai insoppol'labili allo classi sfruttato. Dicendo « frnsoologia. rivoluzionaria» è a questo secondo senso della cosa. cho facciamo allusione. « Fare» una rivoluziono ò un assurdo, poichè nò la lotta di classe nò lo suo fasi nascono ad ar– bitrio~ ma dipendono da circostanze non sempre calcolabili a J)ri01•i e non malleabili a capriccio nostro. Dal punto cli vista delta lotL~ di classe è anche assurdo il concetto che « il peggio è padre del meglio e la miseria affretta la rivoluzione». Questa traduzione rivoluzionaria del proverbio pio « più sci po, 1 e1-o,più t'è vicino il Signore », si Jbnda su un concetto comune agli anarchici e ai filantropi. Gli uni o gli alb·i pl'ctendono che. recando sollievo alla miseria, si seppellisce il socialismo. E ~~~,~~~i~~ d~l~i~:;'!s~ 0 f!,~e~f~!i~C: :;:~~!~~ 1 ~~~~~ disfarla o a concili:wln coll'assetto attuale. Ciò con• cluderebbo contl'O il socialismo o a favore delle rifol'mo. l\'la il socialismo parlo appunto da questo dato di scienza o di cspel'1cnza che nell'attuale so· ciel.\ è impossibile al proletariato conquistare una condizione soddisfacente. Vero é che il si:stema pro.sento di produzione tende ad accresce1·0 sempre pitì la miscl'ia del pro– letariato e dello classi mezzano che vanno in ma• 101-a- ma esso genera al tempo stesso la ribel1iono conh'o questo incnlzare di misel'ia e una resistenza sempre più vi,·a alla tcndcn1.a degradante elci ca– pitalismo; resistenza che, in circostanze propizio, muta di discendente in ascendente la condizione operai:\. li che non impcdi8ce alla 1·ibcllionc stessa cli perdurare, anzi di fai-si sempre più risolula conll'o l'ordinamento sociale vigente. lmperciocchè lo radici di cotesta ribellione non stanno gi,\ nella miseria - non dappc1·tulfo dov"è miseria. v'ò altrcsi la ribellione conti-o di essa, nè la ribellione suol comincia1·c dai pili misc1·i r,-a i misc1·i - esse stanno nell'anla{Jonismo rli classe (J·a gli s(J·ullato;·i e f/li s(rt1,llali o nella estrema instabilità che ca- 1·atled;;a il sislem,a ili p1·ollt1,.zfonemoderuo; il quale, di sussulto in sussulto, manlicno il proleta– riato in una perpetua inquietudine o distn1gge radicalmonto quella t1·e\lidante vcncmzionc verso tutto ciò elio esisto da ungo tempo, che caratto• rizz:wa le classi sfruttato dei secoli p1·cccdenli. Questo camttoro 1·tvotuziona,•io 1·ivolu,;ionanle ciel sistema ili p1·oduzione vigente si fa sumprc più spiccato e con osso l'ant:1go11ismor,·a i c,,pitalisti o il proletariato. Cosi, anche lacldo,·e in via assoluta la condizione di questo mii;;liora, ossa peggiora pu1· sempre tn vfa ,·elativa, po1chò il miglioramento ò sempre sr.1·oporzionato al mpido aumentarsi della produttinfa generale ciel lavoro, p1·01wioal nostro sistema di produzione. Anclle dove la rniseda si altemu,, lo s/i·ullmncnlo Si ll{J{J1'ava. E cotesto elcnunonto della classe l:.woratrico non avviene in modo spontaneo, esso ò il frutto cli ama• rissimc lotto e conia dttimo inrinite. Ogni conquista, dunque, del p1-oletnriato non mddolciscc, ma ina• sprisce l'antagonismo. Anco1-a: anche nel caso fo1·lunato che un gruppo di operai riuscisse a 1-aggiungc1·c una condizione sod· disfacente, non perciò jlol1·ebbecontentarsi, data la generalo insic111·ozza e 10 il sistema })Orla seco o l'insaziabilità della classe capitalista. Se le classi inrìme lottano per sfuggi,·o alla miseria, le altro debl>onolottnre per- s,·011la1·nela pc,•petua minaccia. Ninna conquista ò sicum: una cl'isi, una nuova invenzione, una nuova coalizione <lifabbricanti, una leggo nuova, basta ad aumontal'ia. Gue1·ra, o sempre guc1·1•a, tale è il motto della classe lnvo1·atr1cc; nessuna sua vittol'ia è dm·cvolo finchè essa 11011 abbia conquistato il pot01·0pOiilico e socializzati gli strumenti della p1'0duzio110. 'rutto ciò cho 1·info1·zalo cla~si la,·01'i.1lrici,o sia sul terreno economico o sul politico, è un rinforzo alla lotta pel socialismo. Aiut:ll'e il p1·olet..1.riato nella lotta tlCI miili01·amenlo della sua condizione, nonchè essere cosn mcompatibile coi J)l'incip'ìdel socialismo, ò anzi uno dei còrnpiti più impol'lanti, fo1-soil più impo1·tantc, di <1ucsto. Si noli che noi disco1·1•iamo semp1·0 di un clc· vamonto della classe lavoi-ah·ice. :\ligliorare la condiziono cli singoli indi\'idui o gruppi nel seno della classe la, 1 omll'ice e a spese cli qucsi:1, scin• clcm1ola e indebolendola, non aiuta ma ostacola il moto prog1-ossivo del p1·olotariato.'Tale perciò può essPro l'cffelto dello coope1·ati,·c di produzione che non si coordinano a un rorto moYimcnfo di tutta la classe lavomh·ice, a un mo\'imonto tlOlitico operaio indipendente. Non prcsentn in\'cco questo pericolo una legisla• zionc chfonsiva del la,,01·0,della quale pmrìtti tutta assieme In classe dei lavomto1·i. Qui lo scl'iltoro tedesco continua giustificando l'atteggiamento preso dalla fraziono parlamentare del partito di fronte alla legislazione sociale. E di– mosfra como, se ora naluralo che l'attività dei de• pula.li socialisti, finchò essi non 01-ano che una
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