Critica Sociale - Anno I - n. 12 - 20 agosto 1891
CRITICA SÒCJALÈ \'ari gradi di una stessa capacitiL Quoslo lavoro di proporziomuucnto mtllCmatico ho fatto in sci ben lunghi capitoli, nei quali ho ris11oiiirnmcntc trattato degli c{fclli yiurittici clcUacapacità{i.sica,della capacitàintellelluatc, mm·ale, cc<momica,civilee polilic,i. In un capitolo ria,;– suntivo, infine - intitolato Il maggior dil·illa del pilt Cfl])ace o del J>iit forte - ho sostenuto, a mo' di gcno– ralo conclusione, cho pur dovendo essere tuW, forti o deboli, pili capaci o meno <'apaci, garanhti dal di• ritto - i più forti o i più capaci dovono essere ga– rantili altrcsl negli effetti di questa 101•maggior forza o capacità. Di modo che, essendoci in natura. tulto c1uo– slo diverso forzo o capaciti!, o in conseguenza tante gradazioni o disuguaglianze sociali, quostc sono compio lamento sanzionato dt~Idiritto. ~~ questiono di propor– ziono matematica: nient'altro. So dunque, nel mare magno di queste discussioni, io procedo constantcmcnlo con I.L raco del diritto in mano, come lo Zorboglio può dire che « ciò è sompliccmonto nello mio intenzioni o che non si palesa. a. sufilcienza. nel mio libro! « Comprendo bene che lo inesorabili con– soguemm del mio JH'incipio o lo mio argomonta.zioni - che, a. tlotta dello .Zorboglio stesso, e pajono avere una 1Ji,lflolarc vigo,·ia di 1>er$1tasionc • - fanno risoh·cre e cadere nella \'anifa dello illusioni più inftmtili tanti che sembrano gra\'i problemi rondamontali, sgonfiano lo voscichotto di tutti gli itleali o;ua.Jitari socialisti o comunisti; ma io non ci ho prOJ>l'ioche raro: chiedo solo, in nomo della. logica, che chi nwl negare lo mio conseguenze dove negare anche il mio p1-incipio,o che, accettandosi il Jll'incipio, si accctlino anche in sanhL Jlace lo conseguenze che da osso dcriwi.no . Da flui uon s'csco. Por riassumermi, dico ch'io difendo, in nomo del di– ritto, solo i Jlri\'ilegi naturali; o che, in nomo del dirilto stesso, protesto conll'o ogni pri\•ilogio legalo. )la, per ossoro anche qui conseguenti, come non dobbiamo per• mottoro prh•ilcgi legali per rar più forti i rorti, cosi non dobbiamo 1>e1·moltcrnoneanche J)Or far !'orti i deboli. La. ga1·anzit~ del diritto dO\'O estendersi fin dovo si estendo la ro1"tao la. capacità. legittima di ognuno; ftn dovo si estendono gli cffctli legittimi di questa forza o capacità. Fol'ti o deboli bisogna. che restino collo loro riSOl'Sona.turali. Ecco porchò diCOl'Onel mio libro elio nò il diritto, nò lo Stato - che del diritto ò organo rondt~montalc - possono vincere la. 110.tm ·a delle coso o 1>re3tarsiallo i·anl.\sie palingoncsiachc di astratti uma– niltu-ì. Lo 1.erboglio, a. mo·di razzo finale, mi lancia questa sentenza: « )folto frcf1uentemcnto la leggo ò tla\'voro la più rigida tutrice dello indebito usurpazioni. • Non lo nego. Ma lo Zcrboglio ben sa che noi mnndo non domina. sempre una leggo o che, quando uni\ legge, a dispetto della sua missione di essere manifestazione del diritto, si appa!csa e tutrice di indebito usul'pazioni •, abbiamo, spccialmcnto in questi tempi di gloriosa de– mocrazia, tutti i mezzi, compreso le ri\'Oluzioni, di mandal'la a gambo a!rariii. e rar milio altro leggi J>iù rispondenti allo scopo. Però tutto, anche qui, consiste nel non scambiare poi' e usurJ)azioni • r1uelli che sono i \'eri diritti,.. - e nella mento dei socialisti esallati, \'Crgino di ogni coltura giuridica, questo scambio è frOflllOlltC! J.;dora lascio lo Zerboglio, o yengo a Lei,egregio Di· rettore. Prima di tutto le dico che lo mando il mio libro per– chè desidero cho lo degni della sua attenzione o che si B blioteca G no Bianco formi un qualsiasi concetto di esso di 1wima mano, o non por mezzo di f1uollo che altri o io slesso no scri– l'iamo noi suo giol'na\o. Chi sa che cosl non giungessi a guadagnarmi, in qualche modo, il suo assenso! Pcl' lo meno Ella non ponsorit Jlill, a torto,cho io attribuisca i diritti solo a· l~>t·ti o li neghi a: deboli; mentre lo scopo pratico del mio libro ò di mostrare, in tempi di incon– sulti o funesti odi sociali, che hanno diritti sacri e gli uni o gli altri o cho, ciò non ostante, il senso della. giustizi;~ non è offeso d<llratto dello di\'Crso gradazioni o disnguaglianzo sociali. I.o soggiungo poi cho Ella ò uscita ruori di seminato nel rispondere al mio argomento acl homiucm. Rifug– gendo dal considerare il caso oltl'aggioso in cui Ella di,•cntnsso milionario colla 1mbblicaziono della C,·itica Sociale usando nullo ar!i, io avo,·o considerato solo (o mi bastava) quello in cui raggiungesse lo stesso llne tcgillimamcntc, cd affermavo che, in\'oca.mlo la prote– :t.ionodello Stato e J)Ornon perdere ciò cito colle solo suo rorzo o senza J)arlicolaro protezione legislath'a a,•robbo legittimamente acquistato, Ella• forte,-, anzichè conressaro la propria debolezza, non avrebbe fatto che servirsi di un diritto comune a tutti i contribuenti. Questo è innegabile; ma Ella, poi' non darsi 1ier Yinto, ,•ira di bordo, tira in ballo o .ripicchia sul caso degli acquisti illegillimi, sronda.ndodolio porlo aperte, 1>e1·chò dico coso che io stesso non solo professo, ma debbo, e come uomo o corno giurista, prorcssal'o. All ogni modo, ripeto che neppure io ammetto J)l'i\'i– lcgi legali, ossia« usurpazioni legali• in r,n·o1'Cdi alcuni nò do' rorti, nò doi deboli; od il mio libro ò li a dimo– strarlo. Pot·ò quello di cui tutti, o forti o deboli, ab– biamo bisogno, ò questo: la garanzia. e la. tutela. giuri– dica. dello nosfre J)ersono, di ciò elio legittima.monto J)Ossediamo,o di ciò che Jogillimamento produciamo. Sarà il capitalista il forte e l'operaio iltdcl>olo; ma il clil'itto, che garantisce, come ho detto, forti o deboli, dc,·o garantire egualmente il salario dell'operaio o il capitalo del capitalista. Parlare di tramonto del diritto del capitalista o di aw·oi·a del di1•itto dell'operaio è assurdo: tutti e duo questi diritti sono sac1·i e perciò in pc1·onno meriggio. So l'uno si alfermasso illogiUima– mento sullo to\'ino doll'allro si avrebbe spogliazione da una parto o indebito arricchimento dall'altra. Può, i11- \'ero, il c;i.pilalisla - e gli csompì a.bl> ondtmo- non sapendo raro i suoi affari, ralliro o ridursi ,~sem1>lico operaio; come può il semplice operaio - o gli esempi anche <1ui abbondano - con risparmì od industrie, elevarsi a 1!apitalista; m:Lqui ò questiono di fortuna o di abilifa: il diritto o lo Stato in qucsla. variazione tli \'icondo non hanno che \'Odoro. Dopo ciò, non c1·edochn Ella mi dirli. di nuo,•o che io, così, or:: raccio del di1·itto f1uasi un principio religioso il quale s'impone dal di fuol'i allo coscionzo come J>er rivelazione divina•· Ecco: che il diritto s'imponga dal di ruori o corno por ri\'claziono divina, no: sono cosi comuni o palpabili lo origini, e la missione che gli at– tribuisco! Ma che sia. qualcosa di quasi religioso si, atteso il rispetto incondizionato che merita da. tutti. f: qui mi appello a Lei, o a quello dei suoi collaboratori elio nella Critica Sociale atlorl con entusiasmo che t.m10 mi lusinga o mi incoraggia al programma. della. mia. rassegna. Lo Spetlalieri; rassegna da mo fondata unicamente per tenore alt:,, In quosli tempi di transi• ziono e di offuscamento dei grandi J)rincipì umani, la coscienza del diritto di fl-onto a lutti: di fronte a· rorli, pcrchò non credano di polcr abusare impunemente
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