Critica Sociale - Anno I - n. 8 - 31 maggio 1891
124 CRITICA SOCIALE gione dei mendicanti laici - ecco un colmo di...• socia– lismo callolico. Eh, la conosco l'obbiezione dei difensori: l'ha scritta Chaleaubriand un ottant'anni fa, e l'han ripetuta quanti, dal Cantù a don Albertario, si proposero di darci ad in– tendere che, perchè Cristo parlò d'uguaglianza, la Clliesa, che piglia nome da lui, è la. migliore delle democrazie. Co– storo vi dicono: anche un plebeo poteva farsi frate; l'op– presso, il perseguitato, l'inerme, sotto il cappuccio trovava prote:r:ione, libertà. Ed è con questa aorta d'argomenti che ci venite innanzi? Se tutto il popolo ai tosse ratto prete o cappuccino, chi avrebbe poi lavorato per nutrire tolti codesti affrancati? Perocchò tale ò appunto la bella, la santa, la nobile tmJ11ncipaziot1e che la democrazia caltolica ofTrin ai proletari: ~mirare tra 1 para,ssiti, tra i questua11ti pritJilegiali, tra {Ili oziosi e sfruUatori. Ora è questa l'emancipazione, che vozliamo noi socia– listi? Noi voglinmo il lavoro di tuUi per tuUi, non il lavoro di molti per l'ozio di poci1i.Quand'è che la Chiesa ha pra– ticato il nostro principio? Sua Santità il signor Pecci mediti e rimediti pure a sua posta la questione sor.iale; ma non potrà mai venirci in– nanzi con alcuna solt17.ione,che abbia per noi qualsiasi valore di serietà. Fosse egli, nel cuor suo, socialista quanto Marx, ardente quanto Bakounine, non potrà che essere il.... papa della sua Chiesa; l'istituzione sarà sempre più forte di lui. Per proporre qualche cosa di conforme al socia– lismo dovrebbe cominciare dal condannare .... sè stesso e quell'ew;rme varassitismo orga11izzato, che si chiama la gerarcllia ecclesiastica, di cui egli è capo. - ~ ciò pos– sibile? Se risaliamo ai princip1, l'abisso tra la Chiesa e il So– cialismo appare anche più evidente, insuperabile. La Chiesa. ha la pretesa di possedere la verità assoluta, unica rivelazione, unica redenzione, unica salute; quindi, niente libertà per gli altri, poiché l'iurallibilitA non può ammetlere di essere discussa, e la libertà accordata all'er– rore, per lei è sinonimo di empietà; niente tolleranza,dunqne, poiché il ,·ero esclude il falso. Quindi? Eccoci alle conseguenze inevitabili. Tutto ciò che serve a dil!'ondere, a proteggere la verità unica, rivelala, divina, s'impone alla Chiesa come u11 dov,re, che le dà dei clirim ineccepibili. La carità stessa, questa. panacea cattolica che certi ingenui osano ancora proporre come soluzione del problema sociale, viene subordinata ai supremi interessi della verità dogmatica, rivelala, divina. I rO{Jhi erano atti di carità .... cattolica, giusta la mente dei teologi, giacché purga.vano la società dei b1toni dal contagio dei maltmgi. La stima del\'11on10,che noi socialisti vogliamo commisu– rata sul lavoro, per la Chiesa viene invece commisurala. unicamente alla streiua della fede. Neppure le pili eccelse virtù personali hanno valore per lei ae manca la fede. E poichè questa insegna che la vita è espiado11e, tulle le ingiusfaie, le solTerenze, le violenze patite su questa terra, debbono essere riguardate come caparra pel cielo, e quindi tollerale, be11edeftee gradite. È Dio che le manda. Ecco'la sua magnifica leorill socialista. per l'e,naucipa– zio11edel proletariato I Del resto, poiché la suprema cura del credente dev'essere la salvazione dell'anima, se altri, o ecclesiastico o secolare, s'è approprialo e serba gelo- 111mentele terre e i prodotti del lavoro dei fedeli, questi debbono rallegrarsene, pensando, come insegnavano certi monaci, che • i poveri, appunto perchè poveri, hanno tante occasioni di meno di peccare! • Poi, se nulla ha maga:ior valore dell'anima, chi avrà, nel consor:r.io sociale, impor– tan:r.a maggiore di chi provvede alle anime, colla religione, colla preghiera, coi sacramenti, cogli uffici del cullo? La B bliotnca G no Bianco primazia sociale del clero, la sua posizione di ela.s,e diri• gente, urà insita, quindi, in qualsiasi ordinamento possa mai escogitare la Chiesa, per {i11gered'adattarsi alle nuove esigenze del proletariato. Ond'io concludo: Venga, venga pure tardi o presto, colla sua nuova enciclica il signor Gioachino Pecci; venga, e getti l'amo alla borghesia incredula ma paurosa che al• tende e sospira toto corde un'occasione d'accomodamento, desiosa di avere l'appoggio e la cooperazione della Chiesa nel contrapporsi all'onda crescente del proletariato; ripeta egli, come di certo ripeterà, non esservi e per l'ordine sociale minacciato • altra àncora di salute che la religione, quella, già s'intende di Lojola e di L-tone Xlii; e la bor– ghesia se ne commova e s'alTretti alla desiderata • conci– liazione •· Ssrà la sua e abdicazione • - la sua ultima fase. Quanto a noi, papa Pecci non ha nulla da dire di atteso nè di nuovo. Può incastonare nella.sua. pro,a quante più vuole nostre idee o nostre frasi, può vestirsi dei nostri abiti, se gli piace; non ci piglierà all'amo. e Mascherina, ti conosco! • ecco la risposta del proletariato. e Hai avuto troppi secoli per mostrarli qual eri, e oramai sappiamo, o Chiesa, quel che vali. • Aveva ragione il Jacinl d'in• sislere nel concetlo, che la questione di Roma, ossia del papa.lo , è una questione internazionale. SI; essa non potrà avere una veramente defh,itiva soluzione che da uu'as• semblca internazionale; e sarà quando in Roma, i delegati - non delle corli - ma dei lavoratori dei due mo11di, si domanderanno in presenza del papa: e E che dobbiamo farne di qHest'tdlimo sfr14Ualore P • Forse il papa, in quel giorno, s'augurerà di avere impa• rato un utile mestiere, non fou'altro, quello di Pietro, l'antico pescatore di Galilea. Serva di m6nito al papa futuro. Papa avvisato è mezzo salvato. POSTILLA In questi giorni, come i lettori sanno, la tanto attesa Enciclica aJ>parve. E avevamo in animo di dedicarle un articolo. Ma. conressiamQ che, leggendola, ci cascarono e l'animo e le braccia.. E impossibile immaginare cosa pili pretenziosamente vuota, {>ill e nulla .. e più inconclu– dente di quella non mai fln1ta. dissertazione, di quel maro di parole e di frasi, in cui la Sua.sedicente San– tità non 1sdegna di stemperare e diguazza.1•0 i tritumi ~*~io~~°c~~~r~a;:ct~~ia~t~~cirI;: ~iio:a.fil ~ucs~?I~~f ~:~ spettato h~ proprietà o la famigli:~ met.ta.nsi in carcero coloro che vi attentano, e i ricchi ra.ccia.no ai poveri un po' di carità. (un po', non troppa., porchè i ricchi de\·ono , 1 ivoro con decoro) Il tutto a. sah•a.zione del– ra.nima. e a beneficio della sacra bottega.: questo, a. spre– mel'IO, il succo della. tronfia, anfanante, eterna tiritera. papa.lo . Suiti orari di lavoro, sullo corporazioni opora.je , sui diritti msomma del la.vora.tore, nulla di concreto o di preciso, nulla. che non sia sta.lo detto o ripetuto milio ,•olte, nonchè da. princi))i e da prelati, da. qualunque più modesto scriba.echino di giornate di provincia. Di suo il papa non aggiunse cho la. ))rosopopca., la. goffag– gine dolio stile e delrorditura.. Un solo concetto emergo ben chiaro: vuolsi far ar- ~~n~,ri~odg.r~~~1~1ii1 in~:r,trn tti~iia.crenJ~ j,~e 1f: :~~~ possa. ma.i schierarsi francamente contro l'iniquità o lo sfruttamento, sappiano che il pa))a, l'infallìbìlo, non lo permetto. e Se questi cattolici - osserva. la PCrscvc• 1ymza che n'è tutta in giubilo - credevano di far cosa 1>er tal modo utile ali!\ lor fede o t1lrinfluenza. di essa, non avvertiva.no che in realtà. le cagionava,io tm gra– vissimo danno dialaccamlOla dalle clasgi cousc1·vaeive, 11cllequali lta pure il $UOpri,u:i'pale fondainento ... È qualche cosa di vera.monto vile questo prosternarsi del papa, cho parla. in nome del Cristo, questo suo tra-
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