Critica Sociale - Anno I - n. 7 - 10 maggio 1891

108 CRITICA SOCIALE barba.rio delle quali sono ancor& ca1)aci gli uomini del secolo decimonono, cho scrivono sullo 1,cno dei libri ftlosoflci, 11lillanti da tutio lo pagine il micio della ftlan• trOJtil\.,o rul poscia. raggiunta dal modico del peniten– ziario Il c1ualo mi disse dell'indolo d,1lcodo! prigioniol'o, cho tenuto, da atmi, con tanti rigori, non si ora mai ltt.11cifllosfuggire neppure una parola d'impazienza.. Mi d isse c he ,·olgeni au·ascolismo, od aggiunse questa l' ra.so testuale: « è 1111 .an IAufli. • t:gli non 'f"ede mai faet"ia d'uomo, mi diee,·a il me- 1lioo;Il cibo compare per meno di un « tumo » nella sua ~greta. illuminata da una luce cosi tonuo che i suoi O('Chisol1anto, stati due interi anni nella. assoluta oscu– rità, riosrono a discernere qualche cou. Ilcibo si ntro,·a nel e turno» nella pili gran parto o ritoma spesso intatto. Egli ,•h•o miracolosamente. E questi è l"uomo tremendo o pericoloso che si tiene murato o gu:\rdato da una monn dozilna. d'uomini nr- 11mil, come una beh·a! lo sono convinta che il ro Ignora del tutto questo atroce monumento di "iglia.cc&oorUgl11neri11;chè se lo s,,pesso non potrebbe a meno di dire: e dagUam.ici mi {litarcli ltklio.... »- Egli h&cerio abba.stanu. tipirito per capire che assai più nuoce al suol interessi questo zelo ,·iolatore di tuue lo leggi posith•o o n:,,turali, di quello che gli a,TCbbc nociuto, quand'anche rosse giunto a. ferirlo, l'attentato di Passanante, po,·ero, infelice mn.ttoide, nel quale il sentimento e l'intelletto non ,·is– soro mal In logico equilibrio. Bertnnl usci dal maschio profondamente Impressio– nato e per molti giorni ne ebbo guMlatl rnpJ>olito cd Il 8011110. uenchò già. inoltrato nella infermità. che non J>ermette,·11.alla sua mento d'ln11\storo In un'idea., vi ritorna,·& t!J>esso in tutti i gion1i che ancora soggior– nammo nell'isola e ad inlervaJII osclamu1.: e Questo non è un castigo, è una ,·endotia peggiore del pati– bolo! :..op1)Ure: e Il re non Mo nulla; non è possibile che lo M1>pia: egli non tollererebbo un fatto che getta &u lui un·ombra odios.,; ò una vigliaccheria. da corti– glànl.,, f: un bel momento &crisse a Scalla, indignato, mlnnccinndo una interpollanza l\ll1~ Carnor&su tanta. vlohuiono del diritto comuno. Piu·litl otto giorni dopo du.ll'isoln. d'f:lbu., dopo duo glol'ni di sos1a a Piombino, lo la,elal 11. Follonica.. Era dirotto a. Roml\ dorn passav& In maggior parto del tcm1>0.Cho cos., accadde eolà f Mali! rosso I& infermità. che no struggeva a ,•ista d"occhio tutte lo energie o la lnquieludino che lo dominava, por cui gli pare,·a !lempre che a,Teb bc p otuto ricuporarsl altro,·e che nel luogo do,·e si tro,· a.va. ed era. In perpetuo moto, ratto sta eh'ogll no parlò con Stalla e con Ocprctis, ma. non ,·1 r11lnterpollanza. Solo si notò allora che ogni qual volta si buccinò di Passananto o l'opinione pubbllct, se ne rieordò, e tosto unn voce sommessa, f,ttta. circohu·o nlJilmonto, insinuò l'hO rosso lmJ)a.zzitoo ricoverato In un manicomio, evi• dontomente ])Or sottrarre ogni stimolo od Interesse alla. publJlica curiosità.. Da Portoforrajo pass.1.mmoa Porto l..ongonc, do,·e in cima l\lla montagna sta la rortena prospiceni.e il mare. Il ca,·. A.stengo, f'ra.tello del prefetto. direttore del pe– nltenliftrio, ci diede una guida e con questa e il genti– ll.ssimo dottor Campa.nella, modico del bagno, lo visi- 1ammo In ogni sua parte. v·ern allora col!t.Amilcaro Cipriani ch"orn tenuto in disparte. Si tomova sem1iro (o di cho cosn non si ha Bib 1ot a Gino B ,11 o paura In llaliaf) di uno sbarco im11ronl10 di comunardi che vonissoro a rapirlo e ,··erano Intorno a lui grandi procautlonl. Vi tro,·ammo il Conerl, l'oroo dell°audacis– simo furto della. Banca Parodi. Alto di sfalura o snollo, colln tostu. nlla, giochorcllando con la sua catonn. come un borghoso qualunque coi ciondoli del suo orologio, egli cl narra,·a In storia del suo dolltlo con eloquenza o colorlto, studiando gli effetti, con e,•ldcnlo 10ddisfa– zione della mor:wlglia o dell'interesse che Il buon Ber– tani csprimev& con frequenti monosillabi. Quello titesso raceonto, ratto ellissi. quante ,·olte, al compagni, nella ietra camerata. malgrado i richiami della sentinella, si vedeva. che gli neva merit ato una rispettosa dere– ronu da parto loro, che lo ascoltavo.no fon;o per la millesima volta a bocca aperta. TroV1unmo In altro camerone Il f'rozza, 111. cui mano colpi Il po,·oro Sonzogno. Lo trovammo nncora Ingenuo, ancora entusiasta.. Egli è la lJl:tcdo 1ouffi•a11cc dei suoi compngnl cho non lo capiscono o lo opprimono o gli rubano il cibo, o lo ingiuriano o lo picchiano; sicchò dovottoro lo guardie, nor. solo, m& anche lo autorità. guperiori, lnter,·enire in suo ra,·ore. Affollatl.sslmi sono i cameroni, o I prigionieri tutti quanti, manco a dirlo, in ozio assoluto e perpetuo; ozio che wl &tessi accusano corno la peggiore dello loro 50ff'erenze. lln roruto, udito che Bertanl er& deputato, s'inginocchiò davanti & lui, scongiurandolo che gli ot– tonosse di poter IM·ornrc. f: dlro cho il dorso stesso del monto che porta lo. fortezza è 1ulto terreno del demanio, e, meno poche lnttugho, ò tutto Incolto! Snllmmo nllo Infermerie, aff'ollalo di n1111a11, fr& Iquali alcun\ deliranti, ma quasi tutti alzntl. In un ultimo dormitorio si udh·ano dei cot1•i Insistenti di martello battuti sul ferro. 1..l sul 1uo sacco di paglia e eol piede tuUora chiuso nei ceppi, giace,·& un moribondo e Il fllbbro st&va dis– saldando l'anello della sua catena; operazione che, se– condo il l'i!gohunento, non si ra.cho quando Il p&ziente è entrato In &goni&.Accanto al morente un aliro ror- 1.ato languiva non avendo ph), ad avviso del medico, cho 1>ochosottimnno di vita, o mo1·ivo.commnto dal dolore, 1>orchè, da un suo conterraneo giunto da poco 1om1>0 lassù, MC& sapu1o cho I suoi ,·occhi genitori erano morti dl c1-c1ia.cuorealla no11zla.del suo delitto o della sua condanna. Mi eolp\ la prcmura.-"rrettuosa colla <1ualoI convalescenti e gli infermieri, forutl tutti, si prestuano poi malati, e la pietà ch"059Imostravano delle loro aoft'ercnze. Scendendo dal forte incontrammo qullttro f,>rzatl cho port&vano sulle spallo un feretro tutto nero, sonZ&al– cun fregio. Esso do\'ea son·irc pel loro comp11gnoche shl\·a morendo. Il ciclo era cinereo; l'aria aom&,·agrove ed llfoso. o mlnacciM·a bufera; lo nudo mura del forte, elio toglievano 1,lla ,•ista del mondo 1antl delitti o tanti dolori, si orgovnno silenzioso o massleco sotto Il eiolo plumbeo. J..a sterilità del monte o Il silenzio profondo, non Interrotto che dal passo cadenzato del foria.li che porta.vano Il cataletto per un uomo che respira.,·& an– cora, tuttoclò cl M'en rattristati o scendov&mo pcn.sosi ed oppreul. Cl paro,·• che noi tutti, quanti eravamo, che p:wieg– gluamo liberi o sicuri, e padroni di noi steul, a.vevamo In fondo una colpa rimpetto a quella gente là rin– chiuso., In quella geenna di miserie o di dolori. In mezzo I\ quel disgraziati che, carichi di cateno, spogli dl tutto, ftno del loro nome, erano canceUatl dal nu~

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