374 LA CRITICA POLITICA ------ --:::::====-----_ -_-_-_-_-_-_:--__ - :-_ -_-__- -__-_-_-_-_-_-_-_-_ -_:-_ -_- -_-_-_-_-_-_ -_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_-_ di ardore battagliero ; « non m' importa scriveva al Cattaneo - di fare politiche personali : so d'avere in Parlamento ben pochi amici, e forse nemmeno uno. Ciò che più importa... sarà di conservare la continuità del passato, senza parere uno dei sette dormient i ». E dormiente si sforzò di non essere. Ma lo ambiente era freddo. Fin dal primo momento dovette constatare che l'opposizione era scarsa e debole, « con alcuni fedeli e in generale senz•anima, senza significato, senza sale ». Il risorgere delle tendenze federa li dopo la conquista del regno di Napoli lo rianimarono tuttavia, ed egli sperò nella forza dell'idea federale. Una cosa lo preoccupava : il fatto che la federazione fosse « desiderata in cattivo senso dai retrogradi ». « Sfortunatamente - osservava - è questo il lato debole della f ederazione ». Si dette tuttavia all'opera. Preparò tre discorsi da pronunciare alla Camera. avvicinò uomini politici, vide Garibaldi. Ma presto si accorse di non essere assecondato e che la Camera era appena un palcoscenico. Scoraggiato scriveva al Cavalieri : « io sono un povero commediante : poveri i miei libri I Beato il sig. avv. Cavalieri che ha voltato le spalle al Parlamento ... ». Lo addolorò •♦ostilità della deputazione lombarda e dichiarò di non voler più partecipare alle sue sedute. Meglio - scriveva - trovarsi « nei bureau coi Lanza., coi Bonghi e coi codinissimi di tutte le razze !.. ». ?i recò poi in Sicilia per intendersi coi regionali e organizzarli ; ma Crispi, che prima gli era stato favorevole, lo osteggiò. Fu malcontento della propaganda che vi svolgevano i mazziniani. L'azione che il Governo svolgeva in quell'epoca nel Mezzogiorno per la repressione del cosidetto brigantaggio, colpendo intiere popolazioni, lo rattristò assai e gli fece pronunciare parole amarissime. La viltà dei deputati che non osav_ano dire e confermare pubblicamente quel che dicevano di pensare in p,ivato, la sinistra che accarezzava Rattazzi, la « democrazia che ha l'abitudine di entrare dai ministri per la porta segreta » erano altrettante realtà di fronte alle quali la sua volontà di lottatore si disfaceva. Non gli si riBiblioteca •Gino Bianco sparmiavano, intanto, attacchi d'ogni genere « Mentre sono lasciato solo in questa guerra infernale del Piemontismo - si legge in una sua lettera - sono accusato di Piemontismo ! » • Non c'è quindi da meravigliarsi se, dopo aver pronunciato discorsi memorabili e fierissimi, dopo aver partecipato a comizi popolari ed essere stato in Sicilia e a Napoli e in altri· paesi del Mezzogiorno, l'uomo di studi, ben avanti negli anni oramai, non preparato a fare l'organizzatore e l'agitatore, si stancò, perdette la fiducia nelle proprie forze, preferì allontanarsi .dalla Camera per ritornare all'insegna:- mento. « A che recarmi in Camera e ,combattere con armi semplici chi ne ha di doppie ? » Lasciò così la Camera, e poichè gli offrirono una cattedra egli 'r accettò. E quando. più tardi,. nel '66 lo vollero nuovamente alla Camera, .. insistè nel rifiuto. « Che ci farei ? - domandava. Con qual partito mi associerei ? ». Tuttavia finì coli' arrendersi e ritornò. · Cli avvenimenti europei del '68 servirono a rianimarlo, e a riaccendere le sue speranze. Al Cardani scriveva in data 11 ottobre :: « l'affare di Spagna è ottimo: a Berna, a Madrid, si parla di repubblica federativa; il malefico incanto che accordò l'idea della Federazione a quella della reazione è rotto per sempre >. E a Bertani, il 18 ottobre: « Il' momento è giunto da disfarsi della vecchia politica che ci opprime... Adesso non possiamo stare disgiunti ; intendia~oci adunque ,>. E giacchè si trattava di prendere posizione, « questa posizione si deve prendere colla base di una idea democratica e federativa». Ma l'unione non si fece. Egli si ritrovò più solo che mai .. Alla Camera dovette accontentarsi di fare, di quando in quando, qualche mirabile e tagliente· disçorso. La sua opera continuò nella scuola : e fu opera fervidissima nella quale il suo ingegno diede sino all'ultimo sprazzi di vivissima luce. Gli hanno rimproverato di essersi piegato, di avere accettato la nuova situazione e, al- ·r ultimo, persino la nomina a senatore. In verità, dopo il 70, egli si considerò in politica un vinto e vide la nuova situazione come stabilizzata per molti annL Accettò la sconfitta.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==