La Critica politica - anno VI - n. 10 - ottobre 1926

., RECENSIONI 373 RECENSIONI ANTONIO MONTI : Giuseppe Ferrari e la politica interno della Destra ( con un car - leggio inedito di Ferrari). Milano, Edizioni « Risorgimento » • L. I 5 • \ E il primo volume di quella < Biblioteca storica ~egli Esuli italiani » della quale demmo già r annuncio e il programma. Contiene tutto . un carteggio inedito di Giuseppe Ferrari nel periodo che va dal 1860 al i 876. L'interesse che tale carteggio presenta è duplice: infatti, mentre mette in luce un periodo della attività del Ferrari che era rimasto alquanto nell'ombra e sul quale correvano giudizi non sempre del tutto benevoli, costituisce un contributo notevolissimo alla storia politica italiana degli inizi del regno. Il dott. Monti, storico acuto, metodico, e ricercatore sagace di documenti, coglie l' occasione di un carteggio così prezioso per tracciare lo svolgimento di quella storia, in uno studio ampio, largamente documentato, e che possiamo considerare come definitivo. Forse un rimprovero può essergli fatto : di non aver adoperato molto le tinte, di aver tracciate tutte le linee senza però quei rilievi necessari a dare anima e sopratutto vivacità a un momento d'importanza decisiva per gli svolgimenti successivi della politica italiana. Si trattava infatti di dare vita, assetto, completamento allo Stato italiano. Non era semplice nè facile cosa : una difficoltà gravissima era rappresentata dalla questione Romana, r altra era nel come coordinare nell'unità le diversità, innegabili, di costumanze, di bisogni e di tradizioni esistenti nella nazione. Come se ne uscisse è risaputo : non furono necessarie nè genialità nè ardimento; le circostanze aiutarono e la legge del regno Sardo fu legge di tutta Italia. Ma allora le preoccupazioni furono molte e molto si discusse e si scrisse, in Parlamento e fuori. Sopratutto -si temeva la ripresa di un forte movimento repubblicano e per ciò assai in un ritorno di ·Mazzini in Italia. Quando nel • 66, Mazzini venne eletto deputato di Messina i moderati àella Camera si affrettarono ad annullarne la Biblioteca Gino Bianco elezione per effetto delle condanne pronunciate dal re di Sardegna che sul suo capo tuttavia pendevano. Non si attese di sapere se Mazzini avrebbe accettato o no il mandato, e lo annullamento fu approvato con 191 voti contro I07 e 4 astenuti. Tra i liberali che votarono per l'annullamento furono : Massarani, Minghetti, Mancini, Spaventa, Sella, ViscontiVenosta. Ferrari fu eletto deputato nelle elezioni del marzo del 1860, contemporaneamente con Cattaneo. Bisogna dire che egli fu indotto ad accettare la candidatura nella persuasione che risultando eletto insieme a Cattaneo, come era prevedibile, avrebbero insieme potuto svol.. gere in Parlamento una determinata azione politica. Scriveva egli appunto a Cattaneo : « Gli elettori intrecciano i nostri nomi, come pos::iamo noi separarci ? Quindi per tua regola io adotto le tue dichiarazioni, i miei am1c1 diranno all'Associazione Elettorale che sottoscrivo le cose tue, che mi rapporto a te, che la necessità di abbreviare la discussione e la mia illimitata fiducia in te mi fanno accettare anticipatamente quanto tu accetti ». E, dopo la elezione di tutti e due, si preoccupava delle esitazioni 'di Cattaneo ad entrare in Parlamenso e attese per decidersi che Cattaneo si decidesse. O accettare o rifiutare ! La situazione del deputato in partibus, che non rifiuta il mandato ma non entra in Parla~ento, non gli piaceva. Il pubblico ì non l'avrebbe capita e meno l'avrebbero capita alr estero : « desta mille reclami - osservava - e ci getta in un sistema puerile». Meglio il rifiuto. « Se ti decidi al rifiuto siamo in tre (il terzo era Cernuschi) : e a nome dei trecento scrittori della Ragione di Stato che ho ingoiati. ti prometto di motivarlo in modo da lasciarci a tutti e tre la nostra individualità e da farlo rispettare da tutti i giornali di Europa. Da solo non rifiuterò mai, nè tu pure solo puoi rifiutare. Che peccato che i\ Parlamento non mi abbia invalidato ! • . Ma Cattaneo non si decise e Ferrari finì coll'entrare solo. Solo ! Ecco la debolezza iniziale della sua posizione parlamentare. Entrò alla Camera tutto armato delle sue teorie federaliste, pieno

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