La Critica politica - anno VI - n. 10 - ottobre 1926

Aspetti delle • • reg1on1 d'Italia Le variètà regionali d'Italia sono ben conosciute e avvertite quanto al dialetto e ai costumi : poco nelle caratteristiche demografiche ed economiche. Le diversità economiche che tuttavia esistono, sono intese in un senso molto lato. Così, ad esempio, si è sempre parlato di Nord e di Sud stabilendo nel fiume Tronto la linea di demarcazione tra due ltalie; quella settentrionale ricca, popolosa progressiva e quella meridionale povera, spopolata e decadente. La demarcazione è tutt'altro che esatta ed ha contribuito non poco, nel campo politico, a discussioni e a polemiche quasi del tutto inutili, cioè senza pratici risultati. Ecco perchè lo studio delle regioni è molto importante. Osiamo dire che è il solo modo per imparare a conoscere bene il proprio paese e per affrontare la soluzione dei suoi problemi. Altrimenti si commetteranno errori gravissimi. Uno studio statistico interessante, per la luce che getta sulle diversità regionali d'Italia, può trovarsi nella Ri/orma · Sociale di agosto-settembre di quest'anno. N'è autore il sig. Luigi Curato ed è intitolato « Il bilancio esterno d'Italia nel 1924 : Regioni e Nazioni» È un primo tentativo, anzi, come l'autore avverte, un accenno di studio che, per i risultati e l'utilità che se ne potrebbero ricavare, meriterebbe di essere allargato e approfonditò. I dati raccolti dal Curato si riferiscono all'aspetto democrafico e a quello economico delle nostre regioni. Ecco quelli democrafìci. La popolosità ad esempio, presenta in Italia, da regione a regione, variazioni grandissime. La regione più popolata è la Liguria (con 227 abitanti per Km.) che è al Nord. Subito dopo, però, viene la Campania che è al sud (con 203 ab.). L'Umbria, che è al centro, ha una densità di appena 70 ab. molto al disotto della media del regno; le Marche, che confinano con esse e che non possiedono nessun grande centro,:hanno una densità media di 113 abitanti. Delle isole, la Sicilia ne ha una di 143, mentre la Sardegna di appena 35. La tendenza al popolamento risulta, invece, forte nel Veneto, in Lombardia, e in Liguria, mentre è minima in Piemonte dove è del 3,0 per I 00, inferiore alla media del regno che è di 6,5. Forte è pure in Puglia dove è dell'8,4. Anche la Sardegna ha una percentuale di popolamento superiore alla media del 7,4. In due regioni. si verifica invece una diminuzione: del 0,7 negli Abruzzi, del 3,3 in Basilicata. La emigrazione è in Italia del O, 94 per cento; ma è del 2,48 nel Veneto, dell' 1,42 in Piemonte e supera la media nazionale in Calabria, nelle Marche, negli A~ruzzi. È inferiore alla media nelle altre regioni e in ispecie nel Lazio, in Puglia, in Sardegna e in Basilicata. Le stesse correnti emigratorie hanno una destinazione diversa secondo le regioni. Biblioteca Gino Bianco

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