La Critica politica - anno VI - n. 10 - ottobre 1926

IL TRAGHETTO DI SA"4 FRANCESCO 367 per simile modo vide san Domenico ; la quale visione fu figura e profezia, come per loro si dovea sostenere Santa Chie~a e la fede di Cristo » ( /storie fiorentine, V, 34 e 35). Non manca chi attribuisce la apparizione a Onorio lii e solo relativamente a san Domenico (Fra Giacomo Filippo da Bergamo, Cronica universale del mondo, I. Xli). Innocenzo li incaricò, continua il Sismondi, di tradurre in realtà questa visione, Così i Domenicani e ì Francescani andarono a gara nel magnificare la supremazia papale, dice Enrico Hallam, il quale giudica san Francesco inoffensivo entusiasta pio e sincero, ma forse non troppo sano di mente, talchè si può dire contribuisse ali' avvilimento della sua specie (Europa nel medio evo, VII, Il, 3). Ma è facile osservare che il Sismondi e I' Hallam sono protestanti; e che Francesco fu santificato appena dopo due anni dalla sua morte, e i papi e Dante stess~ riconobbero la verità delle sacre stimate impressegli nelle mani, nei piedi e nel costato da Cristo in persona. GIUSEPPE MACAGGI. N. d. R. Siamo dolenti di dover, per ragioni di spazio, rimandare al prossimo fascicolo la continuazione e la fine di questo bellissimo studio. IL CONTROLLO DI STATO SULLE BANCHE Tra i provvedimenti con i quali il Governo si è proposto di rivalutare la nostra lira e di migliorare la situazione economica nazionale, riportandoci al congegno escogitato e applicato durante la guerra, v'è anche un decreto per la vigilanza e delle Società ed altri Enti esercitanti il credito e le Ditte bancarie in genere • . I 6 articoli di cui si compone il decreto precisano abbastanza bene quale vigilanza e come verrà esercitata. Tuttavia allorchè il decreto venne pubblicato sorse sulla stampa una curiosa di. sputa sulla misura e sulla portata del provvedimento. Si è creduto con essa di stabilire un vero e proprio controllo statale sull'attività bancaria;> Alcuni giornali - e La Tribuna • tra gli altri - lo esclusero, anzi si dolsero che ali' estero fosse data questa interpretazione al decr.eto governativo, il quale si ridurrebbe a stabilire una semplice autorizzazione preventiva ali' esercizio dell'attività bancaria e alcune misure destinate a ,garantire il risparmio dei depositanti e ad evitare dilatazioni d'intraprese e dispersioni di energie. Altri giornali, invece, sostennero tutto il contrario. Il « Messaggero • del 1O settembre ad esempio, precisava così la portata del provvedimento: « Il decreto rappresenta un altro dei capisaldi su cui si appoggia il risanamento dell'economia nazionale iniziato con fermo volere del capo del Governo. « Il decreto fissa con chiarezza singolare i termini della disciplina formale che lo Stato im• pone oggi in modo speciale alle banche come l'ha già imposta alle forze della produzione e dello -scambio : e data la particolare delicatezza e la preminenza delle funzioni bancarie, appare giusto il fatto che il potere esecutivo si riservi non solo un controllo di categoria attraverso la disci• plina giuridica della Confederazione bancaria, ma anche una giurisdizione formale sul movimento e sull'assetto di ogni istituto di credito ». Tra le due intrepretazioni noi propendiamo per la seconda. Piuttosto vogliamo augurarci anche noi - come ha fatto il « Lavoro d'Italia » - che l'applicazione pratica del decreto non debba mai andare a <olpire tanti piccoli istituti di credito che in questa Italia nostra, frazionata e rurale, hanno compiuto e compiono abbastanza bene e utilmente la loro funzione. Biblioteca Gino Bianco

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