La Critica politica - anno VI - n. 10 - ottobre 1926

364 l.A CRITICA POLITICA Parrebbe che l'anonimo narratore (frate Ugolino o chi egli si sia, e son più di uno) abbia un disegno che colorisce grossolanamente: giustificare il motto Fran- .ciscus, alter Christus. L'Assisiate leva col fiato frate Masseo in aria, predica agli uccelli, converte il soldano di Babilonia, converte il lupo di Agubbio chiamandolo fratello, dimestica le tortore selvatiche col chiamarle sue sirocchie, si solleva in aria alcuna volta all'altezza di tre o quattro braccia e alcuna volta tanto alto e attorniato di tanto splendore che frate Lione appena il potea vedere, fa zampillare l'acqua viva dalla pietra come Mosè, entra spesso in battaglia corpo a corpo -col demonio sì che il sasso si cava e lo riceve in sè « come se egli avesse messo le mani e 'I viso in una cera liquida », discorre abitualmente a tu per tu con Dio, guarisce il bambino idropico (o ritropico, come dice il testo), gli epilettici e gli ossessi. Per penitenza di un cattivo pensiero, impone a frate Bernardo di salire a lui supino tre volte con un piede sulla gola e uno sulla bocca dicendogli : « Giaci, villano figliuolo di Pietro Bernardone; onde ti viene tanta superbia, che sei una vilissima· creatura?». Frate Ruffìno fu, intorno alla predestinazione, tentato dal demonio, che gli apparve ripetutamente in forma del Crocifisso. Figuratevi; il demonio, il quale f-ugge al solo segno della croce I Se non è· eresia questo racconto, non si sa più che sia eretico. Ma san Francesco, mentre il povero Ruffìno già si perdeva, gli dette questo consiglio ; « quando il demonio ti dice più - Tu se' dannato - e tu gli rispondi : - Apri la bocca, chè mo' vi ti caco ». Il che frate Ruffino rispose al demonio, e il demonio immantinente si partì. Perchè il Pascoli non ha messo in terzine anche questo? Donde si vede che quello che si dice eroismo cristiano non sempre è poetico. Nè i seguaci di Francesco gli restano addietro in questa sorta di manifestazioni edificanti. Togliamo ad esempio sant' Antonio detto di Padova perchè nacque a Lisbona, il quale, come Francesco aveva predicato agli uccelli tra Cannaio e Bevagno, così egli predicò ai pesci di Rimini. « Dinanzi e più presso alla riva istavano i pesciolini minori, e dopo loro istavano i pesci mezzani, poi dietro istavano i pesci maggiori ». Così testualmente nei Fioretti, dove è riferito anche di sant' Antonio il testo della predica, ed è notato altresì che egli era « uno degli eletti discepoli e compagni di San Francesco, il quale San Francesco chia- · mava suo Vicario». Tralasciamo tanti altri. Non possiamo tuttavia tacere di fra Ginepro, che è il buffo della compagnia. La sciocca semplicità di costui tocca il grottesco e il macabro. Essendogli morto un compagno amatissimo, frate Amazialbene, egli diceva: « lo andrei al sepolcro suo, e piglierei il capo suo, e del teschio farei due scodelle, l'una nella quale, per sua memoria e mia divozione, per continuo mangerei,, e l'altra colla quale io berrei quando io avessi sete o voglia di bere • . Alboino del fratismo I Biblioteca Gino Bianco

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