La Critica politica - anno VI - n. 10 - ottobre 1926

,t REPUBBLICANI E SOCIALISTI IN ITALIA 359 --==================================-------=---=---------=-----=-------=----- degli stessi dirigenti suoi, fra i quali si andavano rivelando personalità notevoli, battagliere, dotate di fine senso politico, venute su alla scuola di Mazzini e di Cattaneo, ma con coltura e mentalità indipendenti (aprile '79, fondazione a Roma della Lega della democrazia).. Un valido aiuto la causa repubblicana ricevette anche dalla rinascita massonica (quanti erano i repubblicani che non bazzicassero in Loggia ? e dove se non in Massoneria si troverà la spiegazione di certe riconciliazioni, di una più intensa propaganda, di una maggiore organicità?) e dall'agitazione irredentistica, patrocinata calorosamente, ma anche sfruttata a fini propri, dai repubblicani ; agitazione che il supplizio di Oberdan portò a un alto grado di passione. Il Partito operaio {fondato nel '82) venne a dar nuovo indirizzo e nuovo tono alle relazioni fra socialisti e repubblicani : preoccupato di conquistar benefici economici e politici al proletariato, con un programma pratico antidottrinario e antirivoluzionario, il Partito operaio - a parte il riconoscimento dello sciopero - può sèmbrar !1iglio,se si vuole illegittimo, della scuola repubblicana, e invece le si contrapponeva nettissimamente per la dichiarata intransigenza di fronte a tutti gli altri partiti sul terreno economico {sul politico eran previsti accordi) e per l'esclusivismo antiborghese: si sa che i mazziniani avevano tirato avanti le Società operaie a forza di soci onorari factotum : consiglieri, delegati ai Congressi, sovvenzionatori, ecc. Era un brusco colpo di timone; ed era, in sostanza, il primo serio tentativo ~i concorrenza al sindacalismo democratico in quanto che il Partito operaio lottava sul suo stesso terreno legalitario. La guerra si dichiarò quasi subito, centro Milano. Le due organizzazioni si rubarono i soci, si oppugnarono nei Congressi regionali e· nazionali, si contrastarono il terreno perfino nelle elezioni politiche, tendendo i repubblicani ad allearsi con la democrazia radicale, i dirigenti del Partito operaio a lanciare candidature indipendenti, di lavoratori. Sono arcinote le accuse furibonde scagliate dai demo-repubblicani lqmbardi ai loro oppositori di avere applicato il tradizionale non olei alle interessose lusinghe dei gruppi di governo, pronti a gonfiare la nuova frazione pur di indebolire la temibile coalizione di sinistra : primo accenno a una politica antidemocratica di parte socialista, primo scontro di una lunghissima battaglia antisocialista condotta dai repubblicani in anni più vicini ai nostri. Non mancarono anche, tra i repubblicani e quelli del Partito operaio, provvisori accordi. Ma la nuova tendenza sindacale che questi ultimi rappresentavano, modificatasi sotto l'influsso dei socialisti intellettuali imbevuti di Marx, che, attraverso il Partito operaio operarono la loro conversione tattica verso il proletariato militante, era destinata a portare un fierissimo colpo al movimento repubblicano, conducendo a morte il vecchio Patto di fratellanza che ne costituiva la base granitica; condannandolo cioè, ormai per molti anni, a essere un partito .essenzialmente se non unicamente politico, disinteressato o ridotto a vivere in margine alla rigogliosa attività sociale che da allora in poi caratterizzò la vita italiana. Di fronte al rigoglio d'idee nuove, di metodi nuovi, di forze nuove, il vecchio Patto, capitanato dagli stessi uomini del '7 J, ma inquinato da elementi sospetti vagheggianti un accordo tra il mazzinianismo e il collettivismo socialista, Biblioteca Gino Bianco

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