REPUBBLICANI E SOCIALISTI IN ITALIA 355 dini, i quali si vantavano socialisti e repubblicani, ma - Garibaldi in testa - da un lato castravano placidamente il socialismo dei suoi eccessi ( ossia di quanto lo distingue da un radicalismo di maniera), dall'altro dimostravano d'avere in uggia grandissima Mazzini e la sua scuola. Garibaldi essendo dunque il duce della democrazia italiana (tot capita tot sententia) volle tentare il pateracchio fra le due ali estreme. E nel novembre del '72, in un Congresso torre di Babele fece varare un mastodontico Patto di Roma (1), che avrebbe dovuto essere il loro minimo denominatore comune. Questo Patto è senza dubbio un documento di notevole interesse : programma d'azione di quella democrazia repubblicana che trovava ridicolo ormai il voto di castità politica degli intransigenti, ebbe un solo difetto: che ai filo-socialisti parve troppo blando e reticente; ai mazziniani - che si dilettavano a declinare candidamente passato presente e futuro del verbo insorgere. - e agli antisocialisti arrabbiati in genere, troppo acceso : v1 s1 accennava nientedimeno che alla repubblica sociale e al lavoro come unica sorgente della proprietà. Il pateracchio andò a monte; e invece di confusionismo, portò alla democrazia repubblicana, almeno per allora, distinzione netta. Distinzione cioè fra quattro gruppi : 1 ° mazziniani puri (giornalismo un po' educativo e un po' barricardiero ; comizi e comizi ; sindacalismo operaio ; antiparlamentarismo) ; 2° repubblicani transigenti, alla Bertani (partecipazione alla lotta politica, rinvio sine die dell'attuazione del programma integrale); 3° repubblicani alla Alberto Mario (voto di castità, ma interessamento vivissimo alla politica ; ottimi giornali, e idee chiare in testa); 4° repubblicani alla Garibaldi (filo-socialismo, confusione). La storia delle relazioni fra socialisti e repubblicani negli ultimi trent'anni del secolo XIX è la storia dell'alterno prevalere, nella democrazia di sinistra, della prima, della seconda o dell'ultima di queste frazioni. Parrebbe, a prima vista, che con tutte i socialisti potessero accordarsi meno che con que1la dei mazziniani, legata per l'eternità al verbo antisocialista (2) del Maestro. E invece fu proprio essa che - passata la bufera del '-71-'72 e fìnchè prevalsero fra i socialisti i rivoluzionari - si dimostrò la più sensibile alle loro seduzioni. Gli è che i socialisti rivoluzionari erano in gran parte ex-mazziniani i quali del mazzinianismo avevano . ereditato la frenesia per la cospirazione e per il tentativo nonchè i metodi di lotta ; gli è anche che i mazziniani, pur condannando f er- ( 1) Non abbiamo presente questo Patto di cui parla il Rosselli. Ad ogni modo non è da ,confondere col Patto di fratellanza delle Società operaie che uscì dal Congresso operaio tenuto a Roma in novembre ranno prima ( 1871 ), nè col 'Patto di Roma votato dal Congresso democratico tenuto in Roma nel maggio 1890, in prossimità della XVII Legislatura. Il p rogramma contenuto in quest'ultimo patto venne dettato da Cavallotti ed essendo un programma a larga base - destinato a democratici, repubblicani e socialisti - servì successivamente di modello ai programmi dei vari partiti di democrazia : fu così il programma massimo dei radicali e il _programma minimo dei socialisti. Il Patto a cui si riferisce Rosselli deve essere quello destinato al Congresso democratico che, promosso da Garibaldi, doveva tenersi al Colosseo il 24 novembre 1872 e che fu proibito dal ministro Lanza, il quale fece arrestare molti dei promotori e dei .delegati. Sedute preparatorie segrete di tale Congresso vennero tenute al T ealTo Argent ina. (N, d. 'D.) (2) Antisocialista, in senso anticollettivista e anticomunista, tanto per chiarir bene I (N. d. D.) Biblioteca Gino Bianco
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