• Repubblicani e socialisti ( DAL 1860 AD OGGI ) • lll Italia Il periodo esaminalo dal Rosse lii in questo secondo articolo f, sotto certi aspetti, il meno interessante della storia politica italiana. Falla l'Italia, superata la questione dell'ordinamento interno, incapsulata la vita della nazione entro il rigido sistema piemontese, cessano pure le grandi competizioni politiche, alla lotta succede l'adattamento, le idee si /anno meno chiare e precise, non Jermenlano. È una specie di stasi nella quale il trasformismo ha pieno successo. Non ci si può riferire ai repubblicani di questo periodo senza intendere il repubblicanesimo in senso molto lato, comprendendovi un ragguardevole numero di specie e graaazioni. Difficile, quindi, un giudizio complessivo. Più difficile ancora stabilire la loro posizione nei particolari riguardi del movimento socialista che sta iniziandosi. Il gruppo più compatto ed omogeneo di repubblicani è costituito dai mazziniani: la loro unica attività pratica, chiaramente 1'isibile, è nelle Fratellanze Artigiane. E forse è solo attraverso la storia di queste organizzazioni (storia che non fu fatta ancora, almeno in modo storico, esatto e imparziale) che ci si può riferire utilmente ai rapporti tra repubblicani e socialisti. A nostro modo di vedere, il Rosse/li in questo suo articolo, pur tuttavia molto interessante, non 'Vi si sofferma sufficientemente. Sopratutto non a1'Verte - e attribuiamo il fatto all'aver attinto ad una sola /onte, buona ma parziale - il fervore di nuove idee che si verificò nello stesso campo repubblicano, /ervore che fu in certo modo pregiudizievole all'organizzazione delle Fratellanze ma che può servire a stabilire come alle novità introdotte dai socialisti nella organizzazione del lavoro i repubblicani fossero spiritualmente assai meno aoversi di quanto potrebbe supporsi. Tanto ciò è 1'ero che più lardi allorchè si trattò di gettare le basi di quella che doveva poi divenf are la Confederazione del Lavoro c'erano i socialisti ma c • erano pure i repubblicani. II. Dopo il 1O marzo 1872 il dissidio fra internazionalisti e repubblicani, vivacissimo di già, inferocì : polemiche violente sui giornali, risse per le strade. Ma non tardò molto a cambiar vento: appunto perchè co~ì aspro e acuto, il dissidio non poteva prolungarsi troppo. Una volta affermatisi nonostante i re- . . pubblicani, gl' internazionalisti si buttarono alla positiva propaganda insurrezionale, agendo in piccoli gruppi di artigiani, operai e piccoli borghesi, risoluti, più per disperazione che· per convinzione, a passare ai fatti: era dunque naturale che la lotta con i repubblicani passasse in seconda linea. (Dell'atteggiamento dei so~ cialisti evoluzionisti non è il caso di parlare: troppo esigua era ancora la loro forza perchè potesse pesare sulle sorti della battaglia politica e sociale, e ben lo seppero Marx ed Engels). Un altro incentivo alla pacificazione degli animi venne da una nuova ondata di quel confusionismo, che Mazzini aveva tanto vi-- rilmente combattuto e che costituiva invece la riconosciuta specialità dei garibal ... Biblioteca Gino Bianco
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