LE COLONIE AGRICOLE ITALIANE NEL SUD-OVEST DELLA FRANCIA 35 J m1ss1onenon è ufficiale. Noi non ci proponiamo un particolare fine nazionale, ma operiamo dal punto di vista - se permettete la parola - dell' '' Internazionale cattolica , , . E molti dei nostri fanciulli frequentano, infatti, la scuola francese. Noi ci limitiamo a dare lezione di catechismo a coloro che vogliono seguire i nostri corsi ... ». Senza dubbio però - poichè i figli degli emigranti non sono in Francia soggetti ali' obbljgo scolastico - si istituiranno per essi delle scuole libere, ed è a questo riguardo da vedere se, al riparo della legge francese, non si verranno a formare dei focolai di propaganda e di azione politica, specialmente per l'opera e l'influenza dei fascisti. E questa possibilità - sarebbe inutile e puerile dissimularselo - è quella che effettivamente ci deve preoccupare. Confessiamo anzi che da questo lato siamo assai diffidenti. I metodi fascisti, se per caso dovessero trasferirsi in Francia, sarebbero - a nostro modo di vedere ·_ peggiori del male che dovrebbero servire a guarire. Il francese è già per natura autoritario e dispotico e ciò lo porta ad abusare dell~ libertà come della tirannia. Ma mentre il sistema della libertà trova una specie di temperamento nella naturale tendenza della nostra razza verso soluzioni di buon senso, il sistema autoritario, sviluppando l'altro aspetto del carattere francese di cui abbiamo detto sopra, porterebbe sempre agli estremi dell'abuso di potere. Senza entrare in esemplificazioni e per precisare il nostro pensiero a tale riguardo, riteniamo come stabilito che l'immensa maggioranza dei francesi guadagna a vivere sotto un regime liberale, mentre perderebbe, sotto un governo autoritario e tirannico, le sue più nobili qualità. Che tra gli italiani venuti a coltivare le nostre terre abbandonate del SudOvest vi siano dei rappresentanti della maniera forte non è possibile negare. Per essi il male di cui soffre la Francia proviene dalla sua libertà politica e religiosa e non già dall'abuso che se ne è fatto ultimamente per gli errori d'un regime dipendente dalla .compra-vendita elettorale. Non sapendo o non volendo discernere il legittimo esercizio della libertà dalla sua attuale parodia, costoro affettano di considerarsi in Francia come un gruppo di uomini in esilio i quali, avendo la missione di rappresentare le utopie della più Grande Italia, debbono fuggire ogni contatto con questa Francia decadente e, secondo loro·,moribonda. Essi non immaginano nemmeno che il male di cui noi soffriamo è una crisi di crescenza, l'effetto della esasperazione momentanea dei cattivi istinti eccitati da la guerra e che a poco a poco, anche da noi, si edifica una società nuova. A Tolosa, Louis Roubaud è andato ad intervistare il console d'Italia, sig. Emanuele Grassi, uomo di carriera venuto espressamente da Roma con un personale di consolato degno, ci dicono, di un'Ambasciata. Ebbene la loro conver- .sazione, che qui non riproduciamo, è rivelatrice di una mentalità che in Francia non è destinata ad avere favorevole accoglienza. Da noi infatti è permesso di criticare, di trascinare persino nel fango - salva poi, naturalmente, ogni azione .giudiziaria - qualunque uomo privato o uomo di Governo a voi piaccia. E non v'è dubbio che questa concezione della libertà di stampa abbia i suoi in- -convenienti; è anche vero, però, che essa è entrata oggi nei nostri costumi e io Biblioteca Gino Bianco
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