La Critica politica - anno VI - n. 10 - ottobre 1926

350 LA CRITICA POLITICA quadrati d'Italia con i loro 39 milioni di uomini non potrebbero rivaleggiare, per quanto ha riguardo ali' agricoltura, con gli spazi francesi di terreno ancora da coltivare da una popolazione di 41 milioni di abitanti. È così che si sono popolate di italiani fattorie e castelli che i proprietari francesi hanno ceduto ai nuovi venuti in cambio di manate di biglietti bleu che hanno loro consentito di fare la grande vita nelle città in cui domina il lusso provocatore e sfrontato. Banche agricole, uffici per il collocamento di concimi chimici e di materiale agricolo si sono, poco a poco, fondati a Tolosa, ad Agen, a Montaubau, a Auch. I rovi, i ciottoli dai campi già incolti sono scomparsi. I tetti, che nell'abbandono s'erano sprofondati, sono stati rialzati, i pozzi sporchi ed infetti hanno ritrovato l'acqua chiara e fresca, i campi hanno rinverdito. Il francese con la sua fortuna di carta si diverte in città. L'italiano, sorridente e furbo, conduce l'aratro. Dei nomi? L'antico collaboratore parigino del Secolo, Luigi Campolonghi, divenuto signore dell'antico maniero di Douazan, coltiva ora le sue diverse centinaia di ettari a vigna e a grano nei luoghi stessi ove comandò l'Ammiraglio de Coligny e, dal s~o castello protestante a quattro torri aguzze e col torrione abitato dai piccioni, dà ordini a 8 fattorie disseminate nella campagna e abitate da lavoratori lombardi e piemontesi. Nella sua nobile dimora dai robusti muri egli ha il suo salone d'onore immenso, la sua sala da pra~zo infinita, il suo gabinetto da lavoro coperto da tappezzeria bleu a gigli d'oro da dove si scopre, attraverso tre -finestre, la bella vallata della Baise. Poco discosto il della Torre ha un dominio ancora più vasto. Il sig. Francesco Ciccotti, nella sua fattoria della Bouvée, ad alcuni chilometri d' Agen, divide le sue attività virgiliane con due colleghi di un'era italiana già preistorica: Baldini e Giacometti. E lasciamo pure . . 1 nomi ... Vi sono dei francesi suscettibili i quali si mostrano inquieti per questa marea che sale. Gli anticlericali per i primi. Nel Quotidien, l'estate scorsa, Louis Roubaud ha lanciato per esempio qualche grido di allarme. Pruden~e, attenuato, sia pure, ma errato! Forse che il fallimento di certo anticlericalismo borghese alla Aulard, alla Buisson, non è in Francia una esperienza fatta? A cosa ha servito l'aver privato i cervelli del popolo di quel poco di idee morali che potesse entrarvi? Il crudo materialismo, l' « après nous le déluge » che costituiscono oggi il concetto di vita della grande maggioranza dei francesi, sono forse altra cosa che non sia l'immediata e diretta conseguenza di" un laicismo gretto, senza ideali, sen-za consapevolezza delle realtà sociali? I preti italiani sono un danno? Non lo credo. Che importa che all' Arcivescovato francese di Auch sia designato un coadiutore italiano? Cosa c'è da temerne? Monsignor· Torricella, parlando ad Agen con Louis Roubaud il mese scorso, gli dichiarava: « Nessuno qui fa della politica. Noi non abbiamo opinioni politiche e non vogliamo averne. Il nostro ufficio è semplice e chiaro. Voi lo vedete: noi aiutiamo qui i nostri compatriotti emigrati, li guidiamo attraverso le formalità amministrative, troviamo loro l'occupazione che cercano. E non è forse naturale che da parte nostra si pensi ad assicurare loro anche l'esercizio del culto che essi praticano ed al quale sono attaccati? No, signore, la nostra Biblioteca Gino Bianco

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