LE COLONIE AGRICOLE ITALIANE NEL SUD-OVEST DELLA FRANCIA 349 ratives consorzi agricoli, nonchè, si può dire in ogni città, banche agricole, le quali, senza nulla perdere e rischiare, procurano loro il credito necessario. Essi acquistano così i concimi, le sementi, gli strumenti agricoli, il bestiame e, rimborsando gli anticipi avuti sul prodotto raccolto, pervengono a sviluppare le loro gestioni e, almeno, a superare le prove delle annate cattive. In Francia, invece, nulla di simile. Siamo ancora all'individualismo più assoluto, cioè ad un abbandono totale. Ciascuno si sbroglia a modo suo, senza alcuna facilitazione di credito. Le banche come i privati non prestano che su garanzie solide e a tali usurai. Da ciò la necessità per i primi coloni italiani di Guascogna di acquistare in Italia tutto il loro materiale e persino le sementi. Un'altra disillusione ancora qua da noi li attendeva. Poco abituati al clima, piuttosto piovoso, del Sud-Ovest e non trovando, d'altra parte, nelle campagne guascone che pochissimi canali di irrigazione, essi hanno passato annate d'incertezza e di angoscia su queste terre abbandonate ove, oltre all'appoggio materiale, mancava completamente ogni aiuto· spirituale - consigli pratici, informazioni precise - a cui s'erano assuefatti nei loro paesi d'origine. Nessuno specialista, nessun agronomo era, infatti, là per guidarli nei loro lavori, nella scelta degli ingrassi, per informarli sulla natura del terreno e sul modo migliore di coltivarlo. La Francia non ha ancora saputo creare quelle Cattedre Ambulanti che, senza nulla avere di professorale, offrono al contadino italiano aiuti preziosi. I professori francesi di agricoltura avrebbero bisogno, per convincersene, di andare a fare un buon tirocinio al di là delle · Alpi. Infine - fast but not least - le condizioni di rovina dei fabbricati dei poderi guasconi, il loro carattere di esiguità, inadatti, sprovvisti di tutto - villaggi senza acqua potabile, senza elettricità, senza sale di riunione, « castelli » in rovina nei quali solo il mobilio abbandonato testimonia tristemente di epoche migliori - non poteva che fare amaramente rimpiangere ai primi coloni quello che essi avevano lasciato indietro, oltre la barriera alpina: cioè stazioni civettuole e vicine del Nord italiano, abitazioni quadrate e massiccie a due piani, piccole città ospitali dalle vie ben lastricate e anche ben pulite, case di riunioni ecc. Il privilegio dell'istruzione primaria, che fino a ieri fu specialità della Francia, non è più oggi una realtà che si possa, qui da noi, contrapporre all'analfabetismo di un tempo in Italia. Il numero degli illetterati si accresce, da noi in modo desolante. Maestri e agitatori guadagnati al comupismo infine empiono l'anima ancora bambina, dei nostri contadini, di dottrine e di aspirazioni antisociali per eccellenza. Ovunque, poi, l'assenza di autorità, di ordine, di disciplina, di volontà, e un «menefreghismo» generale, dal primo all'ultimo gradino della scala sociale, disorganizzano l'edificio sociale... Tale è, brevemente riassunto, il quadro della situazione. Passiamo ora alla realtà della colonizzazione italiana del Sud-Ovest. Essa è avvenuta lentamente e per gradi. Furono gli operai agricoli della valle del Po, passati a stabilirsi in Guascogna, che iniziarono il movimento. Secondo la statistica prefettizia nel solo dipartimento del Lot e Garonne ne sarebbero venuti 7,592 nel 1921. È una cifra molto inferiore alla realtà. L'emigrazione, sempre crescente è, attualmente, rappresentata in Francia da non meno di un milione di uomini. I 311,000 km. Biblioteca Gino Bianco
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