La Critica politica - anno VI - n. 8-9 - ago.-set. 1926

304 . LA CRITICA POLITICA clericalismo di maniera che aveva il solo risultato di tener lontani da la democrazia larghi strati della popolazione - una vivace polemica per la « libertà religiosa » • Caro Z uccarini. Ho letto il suo studio. ' E molto pregevole per coraggio, chiarezza, ricchezza di osservazioni acute e originali. Il nostro passato recente è studiato con un•analisi sincera e profonda. Contiene alcune proposte ardite e pratiche nel tempo stesso, per l'avvenire. E mostra una conoscenza delle cose italiane che in questo strano paese è molto rara, in uno scrittore politico; poichè i nostri scrittori politici parlano sempre dell'Italia gli uni con la testa nella loro cassaforte, gli altri con la testa nella luna, mai o quasi mai con la testa là dove do- . vrebbe essere: in mezzo alle cose di cui si discorre. Il suo libro è una buona azione. Spero che sarà letto, perchè farà del bene. Se un difetto io dovessi notare sarebbe che il libro.... è più fascista forse che lei non crede e certo più che io non avrei desiderato ; e ciò per effetto di un errore storico iniziale, che mi sembra dominare tutto il lavoro. Mi spiego. Lei illustra bene le contraddizioni dello Stato liberale, che per certi rispetti, ossia per il suo accentramento ·giacobino e il suo spirito oligarchico è stato più tirannico degli antichi regimi ; ma non si pone il quesito del perchè di queste contraddizioni. Cosicchè lo Stato liberale sembra essere stato una colossale mistificazione, meritevole di essere distrutta senza rimpianto, proprio come, su per giù, dicono i fascisti. Di fatti ella riconosce al fascismo il merito di aver chiarito una situazione, che si trascinava da due e più generazioni, intorbidandosi sempre più nelle sue contraddizioni. Ma questo ragionamento mi sembra posare sopra un errore storico. Le contraddizioni dello Stato liberale hanno una ragione profonda, nella q~ale sta la chiave della situazione politica dei paesi cattolici dalla rivoluzione francese in poi. P erchè lo Stato liberale è stato giacobino, accentratore, dispotico? Perchè era di una legittimità dubbia, ossia era riconosciuto per legittimo da una piccola minoranza soltanto delle classi intellet~uali, una parte delle classi alte e la maggioranza delle masse essendo ostili o dissidenti. Ed era riconosciuto per legittimo da una minoranza soltanto, perchè bruscamente spezzò la tradizione millenare dello Stato teologico, fondato sulla religione, riconoscendo la libertà di pensiero nelle questioni religiose e fondando il governo razionale· ed agnostico : apparizione nuovissima nella storia del mondo. Nell'antico regìme gli uomini erano liberi di fare o di non fare il soldato e la guerra, come piaceva loro; ma dovevano andare in chiesa e credere in B"·blioteca Gino Bianco

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