IL SISTEMA DI GOVERNO DELLE REPUBBLICHE ITALIANE ECC. 331 forse nulla ci dà l'idea di una maggiore propagazione di lumi, di ragionevolezza, di cog~izioni politiche morali ed amministrativ~, di coraggio civile, di prontezza e giustezza di spirito quanto lo spettacolo che presenta Firenze, quando. fra ottantamila abitanti che conteneva questa città, due in tremila cittadini occupavano con un rapido giro tutte le cariche principali dello Stato, e dirigevano il governo con tanta saviezza, con tanta dignità, con tanta fermezza, che gli davano, ua gli Stati dell'Europa, un posto infinitamente superiore alla misura della sua popolazione e delle sue ricchezze. La signoria, rinnovata dalla sorte ogni due mesi, sopra una lista composta di mercanti e di artigiani chiamati ad entrare sei volte all'anno ne' segreti della politica, dava ai consigli de' re ed ai senati delle aristocrazie, lezioni di prudenza e di giustizia, che questi sarebbero stati felici di poter seguire. Il più potente mezzo d'incoraggiare i progressi dello spirito, è senza dubbio quello di far gustare i piaceri eh' essi procurano. Niuno di coloro che potevano associare alle domestiche loro occupazioni, ai loro meccanici lavori, le alte meditazioni che richiede l'esercizio della sovranità, si privava di questo piacere ; perciò quanto la posterità di questi medesimi uomini è notabile per la sua noncuranza intorno a tutto ciò che trovasi fuori della ristrettissima periferia de' suoi interessi del giorno, altrettanto i repubblicani fiorentini erano animati da una insaziabile avidità d'imparare. Non eravi veruna cognizione, per quanto lontana fosse dal domestico loro stato, che non potesse trovare la sua applicazione nella pratica del governo. Giammai l'oscurità della loro condizione rendeva impossibile che la loro patria facesse uso delle loro cognizioni ; e se in allora facevasi manifesta la loro ignoranza, essi venivano messi in ridicolo, o svergognati dai loro concittadini. Mentre che il punto d'onore ed il timore del biasimo gli spingevano costantemente verso la scien?:a, verso la virtù e verso il morale sviluppo di tutte le loro facoltà ; l'insieme della loro esistenza era pubblico : e soltanto coli' acquistare la stima dei loro concittadini, potevano altresì sperare di ottenerne i suffragi. Qualunque volta si procedeva ad uno scrutinio generale e si rinnovavano tutte le borse della signoria, non era un solo cittadino nello Stato la di cui pubblica o privata condotta, le di cui virtù ed i politici talenti, le di cui maniere, la di cui capacità non diventassero oggetto dell'osservazione di tutti. Una certa quale censura era in allora esercitata dalla pubblica opinione sul complesso della vita d'ogni membro dello Stato; e non eravi alcun uomo, nel quale il timore del biasimo o la speranza degli onori, non risvegliassero quei virtuosi sentimenti, che senza questo stimolo sarebbero facilmente rimasti assopiti nel fondo del suo cuore. T aie era il sistema dell'antica libertà, ed in particolare della libertà italiana; sistema tanto diverso da quello adottato ai nostri giorni, che appena coloro che tengono dietro al primo possono intendere l'altro. Noi siamo oggi arrivati ad una dottrina più filosofica intorno alla essenza del governo, a principi più applicabili ad ogni specie di costituzione. Ma sebbene il sistema Biblioteca Gino Bianco
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