La Critica politica - anno VI - n. 8-9 - ago.-set. 1926

322 LA CRITICA POLITICA diffondere in Basilicata le Cooperative di credito), sia per l'assente ausilio dei supremi tutori dell'interesse nazionale. Nè sarebbe vana a questo proposito un'esposizione, che ci è giocoforza sottacere, delle svariate attuazioni che avrebbe, di fronte alla presente prassi politica, il pensiero del Fortunato. Non ci è possibile tuttavia tacere com' egli, con la sua attività parlamentare, con la sua vita privata e coi suoi stessi scritti (in particolare v. « Nuov~ Antologia » del 16 agosto 1924) abbia dimostrato come siano da abborrire e quanto siano perniciose le ambizioni, le improntitudini e gli arrivismi politici. ~' atteggiamento attuale del Fortunato, in ragione della sua stretta coerenza,. non si discute: innanzi ad una vita integra, ad un lungo e duro apostolato, orientato su un'unica idea non mai rinnegata, tutti, seguaci per fede o avversari per interesse, spogliandosi un istante da ogni passione, debbono inchinarsi, con reverenza. FORTUNATO E LA SUA GENERAZIONE E tuttavia, pensando a questa robusta quercia, pur ieri fruttifera e possente,. un velo di mestizia ci avvince. E irresistibilmente ci tornano nella memoria alcune parole che egli scrisse nella lettera introduttiva alla sua traduzione delle odi di Orazio : « •••• quante volte, tornato nei miei paesi l'autunno, e chiesto di un conoscente che più non vedevo, mi sentii dire, testualmente : « s'è chiuso ». Ora, cedéndo al destino di molti uomini della sua terra, pei quali « tutt'altro che raro è l'abito di appartarsi del tutto » , anche Giustino Fortunato ha dovuto quasi completamente « chiudersi ». Da circa un lustro, infatti, egli vince, con crescente fatica, la ripugnanza spirituale di abbandonare la pensosa quiete della sua casa. Nè solo le condizioni di sua salute e la solitudine nella quale lo ha piombato la morte del fratello Ernesto han fatto maturare in lui tale decisione. A ciò, forse, sebbene egli non lo affermi, contribuisce un naturale scoraggiamento, un'amara sfiducia, un senso quasi di sconforto nei riguardi del suo_popolo che egli ha avuto il torto di troppo amare. Indifferente, refrattario anzi, ad ogni più alta influenza morale, il suo popolo, che dovrebbe serbare tra le più care sue cose la raccolta delle lettere e dei discorsi elettorali del Fortunato, non mostra di nutrire oggi quel culto che dovrebbe essere sentito naturalmente verso il migliore dei propri figli. Nessuna regione, forse, ha avuto, al pari della Basilicata, il singolare privilegio di essere la destinataria di -così austeri capitoli di galateo politico. Eppure, quali profitti ne ha essa tratti ? Son dunque l'animo e la mente dei suoi figli così sterili come le sue terre .desolate, se ogni manifestazione della coscienza politica è ora quasi del tutto a~sente ? Le parole del Fortunato, sempre uguali, sempre sincere, sempre in sè contenenti un'altissima forza educativa non hanno avuta nessuna risonanza nell 'animo del suo popolo. « Ecco - egli diceva - a mio parere l'ufficio più nobile dell'eletto nei suoi rapporti con l'elettore : l'alto ufficio di dire tutta la verità, anche a nocumento dei partiti, dirla schietta, anche a danno degli interessi di Biblioteca G . J Bianco

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