La Critica politica - anno VI - n. 8-9 - ago.-set. 1926

316 LA CRITICA POLITICA diava sul serio, Napoleone Colaianni scriveva Latini e Anglosassoni e si poteva vedere al lume della scienza il problema delle razze inferiori e superiori ; or3 se ne discute da letterati, con molta fantasia e con industre dialettica paradossale: non ci intendiamo più. E ~uttiamoli pure a mare, questi italiani di iyiassimo d'Azeglio. Malaparte ha l'aria di attaccarsi alle conclusioni di Alfredo Niceforo (e chi se ne ricorda più?) e di gridare : si, siamo barbari, incivili alla moda nordica, ma civilissimi alla moda nostrana ; siamo come ci ha fatti mamma natura e teniamoci stretti alle nostre caverne, alla nostra autonomia primitiva. Insomma, qui, che cosa si difende ? la civiltà politica italiana, o barbarie che sia (Malaparte la chiama così) o la civiltà italiana in genere? La nostra dovrebbe essere un po' la civiltà dei refrattari a tutto quello che accade in Europa, e poichè tutto il mondo si corrompe noi restiamo vergini, un bel giorno potremmo piombare in mezzo alla barbarie europea e imporre la nostra civiltà. Così ancora una volta la storia del mondo comincerebbe da Roma. Tutto questo è detto pressapoco nella dissertazione di Curzio Malaparte, fra la lucida assennatezza toscana, scettica e ridevole, e un delirio di esagitato « ebro di dissolvimento » per dirla col Carducci. Quando la sua indagine è pacata e le sue parole precisano non solo uno stato d'animo ma un dato di fatto incontrovertibile si sente che lo scrittore resta fedele ai primi moti del suo animo e alle prime scoperte della sua cultura, antecedente al « clima » della rivoluzione fascista. L'eco di pensieri anticavourriani e repubblicani è sensibilissima, per esempio in questo passo in cui lo sdegno contro il trasformismo di coloro che il pungente sarcasmo di Giuseppe Giusti scolpì nel verso Vii,a quel che salì morte a chi scese prorompe con commossa sincerità (pag. 37). « Ma il popolo aveva in odio gli antichi poliziotti, sghe1Tidel Borbone, dell'imperatore o del Papa, diventati italiani e patrioti da un giorno ali' altro per virtù dello Spirito Santo; e rimessi in giro dal nuovo governo non più in ufficio di birri ma di liberali amici del progresso, della democrazia', della giustizia, e di difensori di oppressi ». Ebbene per questo egli se la prende con la civiltà: « Ecco dunque i grandissimi benefici della civiltà, che muta le spie in galantuomini e gli strumenti delle tirannie in strumenti di giustizia! La libertà sa mettere a frutto le bastonate, e i liberali sono· sempre andati d'accordo, anche da noi, con i bastonatori ». Perfettamente. La civiltà. dunque ? e quale ? Già se mutamenti di governi non fossero avvenuti quei dati sgherri non sarebbero divenuti italiani liberali, perciò meglio che le cose restino come sono se no la civilta è costretta a fare certi brutti scherzi, di cui sopra. Ma è evidente .che qui le parole non contano: l' autore le adopera per il suo capriccio letterario e la civiltà non c'entra proBiblioteca Gino Bianco

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