La Critica politica - anno VI - n. 8-9 - ago.-set. 1926

Gli italian·idi MassimoD' Azeglio Fra i « moderati >> e i « rivoluzionari » della generazione del Risorgi- , mento ci fu un equivoco che la storia non ha ancora dissipato. Fatta l'Italia bisognava fare gl' italiani: così disse Massimo D' Azeglio. I rivoluzionari del partito d'azione, sopratutto i federalisti, dissero invece che bisognava fare l'Italia sugli italiani, l'Italia degli italiani. Gli uni volevano uno Stato d'importazione, e lo ottennero, gli altri volevano uno Stato autoctono, una casa che rispecchiasse i bisogni e i gusti degli abitanti. Questa discussione non pacificata nè esaurita dagli avvenimenti continua ancora. Curzio Suckert Malaparte la riprende con la sua Italia Barbara {Piero Gobetti editore, Torino 1926). Questo è veramente un libro nuovo; piccolo di mole ma assai promettente nel contenuto. L'argomento è inconsueto nel campo assai angusto ove lavorano i letterati italiani, perchè si tratta del libro in gran parte politico di un letterato. Se la moderna letteratura di casa nostra volesse prendere fisionomia italiana e quindi sapore e interesse particolare dovrebbe attingere alla stessa fonte. Ma se lo dovesse fare col poco coraggio e col dilettantismo estetico del Malaparte meglio astenersene. Lavori di questo genere che ostentano un orpello letterario assai suggestivo, un vagabondaggio spirituale irrequieto, un gusto scevro da volgarità anche se temprato da disinvolture sbarazzine hanno bisogno di un grande coraggio morale che non può essere sostituito dall'amore del paradosso. L'Italia Barbara è ispirata dall~ stessa idea paradossale che nutrì l'Europa vi'vente: la missione dell'Italia è l' antimodernità. Non discutiamo in se questo concetto, che non è proprio originale, e i cui suggerimenti formali possono indifferentemente riscontrarsi nel Primato del Gioberti o nella predicazione missionaria del Mazzini, come negli spunti sindacalisti e nazionalisti francesi, e non lo discutiamo perchè estraneo allo scopo di queste annotazioni ; preoccupiamoci soltanto di vedere se l'origine di queste idee, la radice di questa opinione che porta all'esaltazione della civiltà, o .della « barbarie» italiana come dice il Malaparte, sia veramente italiana. L'autore dell'Italia Barbara dunque ha in grande dispregio gli italiani di D'Azeglio, bastardi, guasti di modernità, corrotti di civiltà nordica. Ci piacerebbe fare un confronto fra le due civiltà, e sciegliere. Quando di questi ponderosi e ponderati argomenti si discuteva dai sociologi e dai politici con dati statistici ed antropologici, storici e filosofici, quando cioè si stuBiblioteca Gino Bianco

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