La Critica politica - anno VI - n. 8-9 - ago.-set. 1926

306 LA CRITICA POLITICA --------- politiche nuove sono contestate. Due forme di governo possedeva l'Europa nel 1914, già stagionate e perciò legittime agli occhi della popolazione : la monarchia e il parlamentarismo. La · monarchia è finita nella maggior parte degli Stati di Europa. Se si fa tabula rasa anche del parlamentarismo, bisognerà tentar fo1me politiche nuove ; e queste, qualunque siano, anche le più democratiche non avranno subito il carattere legittimo, saranno contestate da larghe parti della popolazione : impossibile allora di stabilire un regime seriamente decentrato e quindi democratico. L' esperimento fascista è anche per questo istruttivo. Anche il fascismo aveva promesso il decent~·amento, ma ha dovuto rinforzare l'accentramento. Insomma, credo anche io che la democrazia non sia possibile in Italia senza un decentramento quale lei lo indica; ma questo non è possibile che difendendo la tradizione parlamentare e applicandola a governi più limitati, più piccoli, più regionali, moltiplicando insomma dei parlamenti minori di quello che sino a 4 anni fa sedeva a Roma, ma più veri e più attivi. Per questo pure credo che in Italia, se si vuol fondare nell' avvenire prossimo un regime di vera democrazia, è necessario intendersi con i cattolici. Una delle ragioni per cui il governo liberale è stato sempre così poco sicuro della propria legittimità e quindi costretto all'accentramento, deve ricercarsi nella tenace ma totale avversione dei cattolici. Finchè una parte così considerevole della popolazione sarà contraria al regime politico vigente, il decentramento - e quindi la democrazia - sarà impossibile. Ne segue che di qui no'n si scappa : o si aspetta a fondare la democrazia che la grande maggioranza sia scattolicizzata, il che - anche se fosse possibile - richiederebbe molte generazioni ; o è necessario intendersi con i cattolici. Per questo cercai di persuadervi a suo tempo - .voi, partiti di sinistra, radicali, repubblicani, socialisti - che l'apparizione del partito popolare poteva essere un avvenimento decisivo per la democrazia italiana, perchè per esso la maggioranza del mondo cattolico accettava il regime rappresentativo : ma non avete capito nulla, su questo punto capitale ... Ma la lettera è lunga. Cordiali saluti. - GUGLIELMOFERRERO IL DOVERE DEGLI- STUDIOSI « Gli studiosi delle scienze sociali non debbono aver timoré dell' approvazione popolare: guai ad essi se tutti parlano bene di loro. Quando una corrente di opinioni potrebbe permettere ad un giormale di allargare la propria lJendita, lo studioso che desidera lasciare il mondo in generale, e il suo paese in modo speciale, migliore di quanto non sarebbe dilJenuto se egli non fosse nato, ha il dovere d'insistere sui limiti, sui difetti, sugli errori - nel caso ve ne siano - di quella corrente di opinioni: non dovrà difenderla mai incondi-:- zionalamente, nemmeno in una discussione ad hoc. Riesce quasi impossibile per uno studioso essere un vero patriotta ed averne anche la fama durante il periodo in cui vive ». ALFREDO MARSHALL B:blioteca Gino Bianco

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