La Critica politica - anno VI - n. 7 - luglio 1926

LA REALTÀ RURALE DELLA RIVOLUZIONE RUSSA 265 pubblica aumenta i contadini si sentono attratti sempre meno verso il partito. Qualunque conclusione voglia trarsene il fatto è significativo. Resta in ogni modo l'altro fatto ben più importante del ripiegamento del bolscevismo ~ulla realtà, la realtà rurale. Realtà che, prima non avvertita, si è oggi talmente imposta da dominare tutta la politica del bolscevismo : quella nazionale e quella internazionale. OLIVIERO ZUCCARINI ' STATISTICA E REALTA ECONOMICA Il servizio statistico, alquanto decaduto in Italia dopo che il Bodio l'aveva portato a note• vole sviluppo, è stato riportato in alto. Avremo ora uno speciale « Istituto di Statistica » che ~arà l'organo segnalatore dei fenomeni che interessano la vita e lo sviluppo della nazione. Come tale non potrà che essere molto giovevole. Abbiamo detto segnalatore. Non più di questo, però. Non bisogna credere che le cifre, solo perchè sono cifre, si debbano prendere in modo assoluto. Esse dicono sì, ma solo in m~do relativo. Per quanto accurate siano le indagini, spe:. -cie su fenomeni complessi come quelli della vita economica, i risultati non potranno che essere relativi. Si guardi, infatti, la nostra bilancia commerciale : si prendano le cifre quali risultano a noi e quelle che risultano ai paesi d'importazione e ci si accorgerà come esse non confrontino affatto. La bilancia commerciale, cioè, è una bilancia che non dice vero. La realtà commerciale è, evidentemente, diversa da quel che dicono le cifre. Gli economisti, ad esempio, sostengono che le entrate si pareggiano con le uscite. Quando poi dalle cifre si vogliono trarre conclusioni e considerazioni di carattere generale e indicazioni sul da fare, allora occorre un grande senso di discriminazione. Le cifre bisogna saperle interpretare e saperle fare parlare. L'on. Mussolini ultimamente, inaugurando l'Istituto di Esportazione, ha fatto sulle nostre esportazioni e importazioni nell'anno 1925 una larga ~posizione di cifre, certo molto interessante, rilevando dove siamo in vantaggio e dove siamo in svantaggio. Si commetterebbe, p~rò, un errore madornale se il programma economico degli italiani dovesse essere questo : lavorare a mutare tutte le posizioni di svantaggio in posizioni di vantaggio. Vi sono posizioni di svantaggio che sono inerenti alle nostre condizioni fisiche e che inutilmente si tenterebbe di mutare, cioè solo con ulteriore svantaggio. Non si può modificare la natura : e se il ferro, il carbone e gli oli minerali in genere non ci sono, se non in misura assai limitata, non si può pensare di averli in tale abbondanza e con così poca spesa da eliminare quel che di essi ora ci viene dall'estero {metalli: 1300 milioni d'importazione di fronte a 75 di esportazione). Si può e si deve, invece, tener conto delle produzioni in cui siamo in vantaggio perchè le posizioni di vantaggio abbiano a migliorare in modo da neutralizzare quelle di svantaggio. Allo stesso modo che le statistiche c'indicano dove sono le nostre deficienze, c'indicano pure dove sono le vie nelle quali possiamo insistere, cosa cioè dei nostri prodotti l'estero preferisce. Questo dovrebbe essere, altresì, il compito di un Istituto di Esportazione il quale voglia veramente giovare alla produzione nazionale: sapere indicare quali sono le richieste e le preferenze dei vari mercati esteri alle quali la nostra produzione può andare agevolmente incontro, in regime di concorrenza. Biblioteca Gino Bianco

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