La Critica politica - anno VI - n. 7 - luglio 1926

260 LA CRITICA POLITICA -==================================-=-=========:.===== storicamente gli dà importanza e ne stabilisce il carattere - è nella con- ' quista della te1Ta da parte dei contadini. E nella agricoltura che effettivamente i rapporti sociali vengono rovesciati. Quanto ali' industria i rapporti sociali restano quelli che erano : gli operai rimangono salariati. Per quello che a questi si riferisce dai movimenti avvenuti (come il passaggio degli operai da salariati dei capitalisti a salariati dello Stato) la struttura generale della Russia poco n'è stata e ne sarà modificata, almeno fino a quando l'industria non vi avrà· preso un posto che oggi è ben lungi dal tenere. Tutto il contrario, è per quanto si riferisce all'agricoltura. Quì ci troviamo, jnvece, di fronte a risultati definitivi {la conquista della terra è un risultato definitivo) i cui effetti e le cui conseguenze nella vita russa non potranno essere che molto profondi. Quali effetti e quali conseguenze? L'esperienza è stata breve. Per quella però che se ne è fatta, vedremo come vi si ritrovino confermate quelle tendenze e quelle manifestazioni che, in precedenti scritti, abbiamo creduto di potere indicare come proprie dei rurali. Abbiamo visto come i bolscevici tenessero in assai poco conto i rurali per preoccuparsi di avere un programma agrario. Fu appunto il fatto di non averlo che non li rese alièni a tutto promettere e a tutto conce· dere ai contadini. Ciò era per essi senza importanza. Importante era arrivare al potere: conquistato il quale, stabilita la dittatura, sarebbe poi stato molto facile, a suo tempo, regolamentare tutti i rapporti sociali. Dovendo intanto emanare delle leggi che consentissero le espropriazioni, i bolscevici non seppero fare altro di meglio che prendere per base il programma dei socialisti rivoluzionari, loro avversari. D'altra parte i contadini per effettuare l'espropriazione e la spartizione delle terre non attesero affatto, come abbiamo già detto, quelle leggi, il merito delle quali resta così uno solo : non avere intralciato le operazioni di espropriazione e di ripartizione ! Il primo decreto del governo bolscevico - del 26 ottobre 1917 - si limitava a dire che « il decreto di proprietà privata sulla terra è ·soppresso per sempre » e che la terra « viene espropriata senza risarcimento e passa ad essere utilizzata da tutti quelli che la lavorano ». A fare la espropriazione, però, ci avevano già pensato i contadini stessi, e a fare la ripartizione anche. Funzionarono a questa bisogna, automaticamente, le vecchie comunità agrarie le quali vennero in tal modo ad acquistare funzioni ed autorità giuri~iche destinate a durare. La ripartizione avvenne per famiglie e l'assegnazione venne intesa in senso definitivo. Dal canto suo il governo bolscevico si preoccupava di legiferare : il 27 gennaio del 1918 emanava la « legge sulla espropriazione agraria» nella quale tuttavia non si parla ancora di proprietà statale ma di < fondo terriero di tutto il popolo » e inBiblioteca Gino Bianco

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