La Critica politica - anno VI - n. 7 - luglio 1926

LETTERE INEDITE DI F. D. GUERRAZZI ECC. 291 E se al Guerrazzi può rimproverarsi di non aver avuto molta coerenza, avendo ondeggiato tra unità e federazione (vi fu un periodo nel quale egli aderì al programma d~ Gioberti), tra repubblica e monarchia, egli fu però sempre fieramente e constantemente avverso allo straniero ed alla tirannide e quest'odio giustifica pienamente i suoi ondeggiamenti : e più ancora di quest'odio li giustifica la sua ardente passione per la patria, che, trattandosi di un temperamento · impulsivo e violento, lo spinse talvolta a trasmodare. È stato recentemente osservato che ben poco di lui rimane sia quale artista sia quale uomo politico e che come ormai nessuno più legge quei romanzi che suscitarono tempeste, così nessuno più ricorda la sua effimera Dittatura della Toscana. Ma se anche fosse vero che importa? Ciò non toglie (e sarebbe ingiustizia dimenticarlo) che i suoi romanzi furono la espressione sincera anche se non compiutamente artistica di un temperamento appassionato e violento, il cui acciecamento e fanatismo non era men vero e sentito perchè partiva da un individuo orgoglioso, iracondo e qualche volta astioso; e che ognuno dei suoi libri rappresentò una battaglia e le tre più formidabili arringhe contro la Francia, l' Austria ed il Papato furon da lui pronunziate colla Battaglia di Benevento, coli' as· sedio di Firenze e colla Beatrice Cenci. Oggi, come è stato ben detto darMarini, non è possibile sentire gli effetti che quelle pagine produssero, ma qualcosa potrebbero dirne ancora· i rari superstiti che giovanissimi le lessero palpitando, di soppiatto, quando l'Italia era ancora da fare. Bene il miglior biografo del Guerrazzi, Rosolino Guastalla ha ricordato a proposito dell'agitatore livornese l'epitaffio da lui dettato pel sepolcro d~lla famiglia Cignoli: « Fra gente italica e gente austriaca. In ogni tempo in ogni loco. Patto il sepolcro. Tregua la morte ». GIOVANNI PETRACCONE -------- « NIENTE ELEZIONI! » E sta bene : niente elezioni I Se tutto il male do11esseconsistere in ciò, nel fatto delle elezioni, se da ciò dipendessero unicamente tutte le nostre difficoltà economiche finanziarie spirituali, se abolite le elezioni tutto il male dooesse finire e tutto andare nel migliore dei mondi possibili: si aboliscano pure le elezioni e non se ne parli più, per l'eternità. Ma •.. non esageriamo. Ossia oediamo meglio: il male era od è (a piacere) esso proprio nelle elezioni? Oppure era in un insieme molto complesso di uomini e di cose, di rapporti, di organizzazione ? A nostro aooiso sarebbe il momento di osser11areun pochino meglio a fondo, tanto più, che abolite praticamente le elezioni da qualche anno, non sono scomparsi taluni gra\Ji problemi, che oggi come ieri interessano e preoccupano la oita della nazione. Le elezioni ? S,·, come dire la superficie. Troppo poco e troppo semplice per chi assume le arie di aoer fatto una scoperta. Tanto più poi che, con le elezioni o senza le elezioni, gli uomini per dirigere, per fare, per trattare e decidere le cose in nome di tutti, bisognerà pure · tro11arli, e cl do11ràpure essere un mezzo di scelta, un sistema attraverso il quale verranno designati e in'Vestftf dell'autorità necessaria. E, lo si chiami pure con qualsiasi altro nome, sarà sempre un sistema di elezioni. E poi, che cosa si ouol dire colla formula « niente elezioni » ? Che gli uomini che cl sono debbono restare sempre quelli, buoni e catti11i, i competenti come gl' incompetenti, tanto quelli hanno la capacità di far bene come quelli che riesconosolo a far male qualunque cosa ;> Tanto sarebbe come pretendere l'immobilità. Sarebbe lo stesso che condannare chi ha a\Juto la disgrazia di capitar male a restare nel male. Ora ciò è, semplicemente, assurdo. Non sarebbe il meglio, ma il peggio. Perchè una società progredisca, ha bisogno di selezione, che gli uomini si rinnooino e si sostituiscano e lavorino a sostituirsi, che ci sia per ciò scelta e facoltà di scelta. Ecco perchè la frase « niente elezioni > è una frase senza senso, che non può costituire un programma. Si chiede qualche cosa di meglio. Biblioteca Gino Bianco

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