La Critica politica - anno VI - n. 7 - luglio 1926

.286 LA CRITICA POLITICA ---- - -- Aveva bisogno in determinate ricorrenze di portarlo in trionfo, di vederlo affacciato almeno alla finestra, di applaudirlo con tutta l'anima. In una di queste ce- .lebrazioni egli è morto. Un corteo di sidecars, carichi di fiori, si era recato, per festeggiarlo nel1' onomastico, sotto la sua nuova dimora in quel quartiere di S. Lucia, di marca .americana, a massicci cubi grigio piombo di sette od otto piani, che è stato eretto spazzando via le casarelle pittate a rosa e celeste, con due finestre per piano, affacciantisi al mare, nel dolce lido cantato da mille canzoni. La leggerezza e la disinvoltura improvvisatrice d'una società di costruzioni moderne, che lavora in serie col ferro e col cemento, ha provocato la catastrofe, e i sidecars ancora infiorati si sono lanciati in corsa pazza per S. Ferdinando e Toledo, recando ad un pronto soccorso, insieme ai suoi compagni di sventura, il corpo insanguinato ed esanime dell'uomo che si voleva festeggiare, fra le urla, gli in- ,citamenti e i pianti dei parenti e degli amici, anch'essi balzati in seggiolino e _partecipanti al tragico corteo. Cosi nella Neapolis ellenica, fra gli alti lamenti dei fidi seguaci, una tempesta di quadrighe avrebbe accompagnato al focolare e alla madre l'eroe colpito -dalla folgore celeste, così nella Napoli borbonica una sfilata di carrozzelle trascinate in corsa da cavalli sfrenati avrebbe portato agli Incurabili il guappo emerario e superbo, protettore delle vedove e dei deboli, ferito a morte in un .dichiaramento. Le forme esteriori cambiano, e l'odierna civiltà meccanica ha i suoi diritti, ma l'anima napoletana è sempre la stessa, e forse già fioriscono le · canzoni sul valoroso tragicamente scomparso. Pur combattendo in opposto campo, noi abbiamo assai stimato Aurelio Padovani, ed apprezzato le sue forti doti morali. C. BELLIENI .AUTONOMIA ALLA BANCA D'ITALIA Il conte Volpi, ministro delle Finanze, in una lettera al primo ministre sulle cose della fi.nanza italiana, ha detto, tra l'altro: e La Banca d'Italia, come è anche nel pensiero del- .I,E. V., deve avere sempre più autonomia ». Ecco una ottima intenzione della quale prendiamo alto e nella quale raccomandiamo di Insistere risolutamente. Dal momento che è questa l'Intenzione del governo si può anche dire che non la sola ma cerio la migliore cosa che poJsa farsi è di rendere la « Banca d'Italia» un istituto Indipendente dalla politica e dalle sue vicende, dalle influenze, dalle pressioni, dalle subordinazioni. Tale necessità fu sempre tenuta presente In Inghilterra, e da ciò sopratutto deriva la solidità e Il prestigio della « Banca d' Inghilterra • • E in Inghilterra vi annettono tanta importanza che i banchieri di quel paese nei e pour-parlers » con i rappresentanti della Francia per un prestito richieseroquesta condizione: che la Banca di Francia fosse tenuta perfettamente indipendente dallo Stato. Il punto delicato della situazione monetaria di alcuni Statl come - per cttare quelli con i quali la nostra ha molta somiglianza - la Francia e il Belgio, è appunto nelle interferenze che tra gli lltituti di emissione e lo Stato si sono create e, nel dopo guerra, moltiplicate. Bisogna fare macchina indietro. Bisogna che lo Staio, nel suo Ministero del Tesoro, ritorni a preccuparsi solo delle finanze pubbliche e che la Banca centrale sia lasclata a compiere, con piena autonomia, la sua delicata mansione. Bisogna insomma, come del resto abbiamo ~empre sostenuto su questa rivista, separare i problemi della politica dai problemi della economia, restituendo lo Staio a quelle attribuzioni e a quei compiti che son propri dello Stato. E preoccuparsi sopratutto, · quando si ha la con1'lnzione che certe autonomie sono indispensabili e l'anno realizzate, di non dare l'impressione del contrario. L'intenzione del ministro insomma è ottima. Attendiamo ora di vederla realizzata I · Biblio eca Gino Bianco

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