La Critica politica - anno VI - n. 7 - luglio 1926

262 LA CRITICA POLITICA ====:::::::====================--====-=====================---===== __-___-- nell'epoca delle riforme promosse dal Sovrano, cominciano a· fiorire in Sicilia,. con le Accademie, gli studi di storia e diritto siculo. Fondatori, soci, dottori,. sono dei patrizi, e pour cause. Sorgono attenti raccoglitori di prammatiche, capitoli, atti parlamentari, sagaci dilucidatori, insomma, di tutto un passato augusto ed autonomo. Anzi, ora più che mai, si sente e si diffonde il vanto di possedere un intangibile monumento di libertà, il diritto siculo, che ha soltanto il torto di non essere sistemato. Naturalmente, fra questi spulciatori e dissertatori, v'è chi si mette a frugare sul serio, come il Mongitore e Rosario Gregorio. Era impossibile che da queste società di Storia patria non uscisse qualcuno che, anche al di fuori dell'interesse di casta, per impulso personale, cogliesse la gloriosa storia istituzionale nella sua grande linea : e questi fu appunto Rosario Gregorio, gigantesco studioso, a cui fu addirittu) a affidata nel 1790 la cattedra palermitana di storia del diritto siculo. L' « Introduzione al Diritto Siculo» del Gregorio può dirsi veramente un'introduzione ai nuovi tempi di Sicilia, alla Costituzione dei Dodici. Col diffondersi degli studi storici, e quindi col fo,marsi di una cultura politica, a base della quale sta la validità di determinati istitut di libertà, si insinua man mano l'impulso ad aggiornare e stabilizzare codesti istituti, a farne tavole di sicurezza, preziose nei fluttuamenti della vita politica. Si sente il bisogno di statuti, non serbati in archivio, non disordinati e discussi, ma vivi, presenti, sistemati. A tale uopo, non pochi lettori di vecchie pergamene impegnano la loro attenzione. I siciliani scoprono in tal modo a se stessi il tesoro di cui sono depositari, la Costituzione di Federico, e si sforzano, poichè essa non è stata mai abrogata, di farla· rivivere. « Volevasi, scrive il Trabia, la nuova Costituzione com'era in sul nascere, proprio come l'augusto Federico · riordinata aveala con le rappresentanze comunali, ovvero del Demanio, non ligie e nominali, ma indipendenti ; nè come Alfonso o Carlo rifecerla, nè come sordida e sconcia dalle guerre baronali sortita, nella spagnola servitù erasi mantenuta. Volevasi la perfetta uguaglianza ne' tre ordini dello Stato che necessariamente partorito avrebbe la bilancia de' poteri ... » (1). L'ammirazione per il diritto pubblico inglese coincide, in Sicilia, con codesto impulso. Veniva a crearsi così, indubbiamente, un'ottima base di cultura, utile .alla causa della libertà nazionale contro l'assolutismo sovrano ; ma era una cultura ai fini dei baroni. Alla lotta politica che già si svolgeva, il popolo rimaneva estraneo ; la vera contesa era fra il Sovrano, che intendeva estendere alla Sicilia l'assolutismo benefico realizzato in Napoli, e i baroni gelosi dei loro privilegi. Che fece la massa durante tale contesa? Sostanzialmente assente dalla vita politica, non vi partecipò: in fondo vide di buon occhio la ribellione dei baroni contro l'assolutismo e il napoletanismo dei Vicerè. E' presso uno sparuto nucleo di avvocati e popolani che si insinua, sotto l'influenza della rivoluzione francese, un bisogno di rinnovamento più radicale : furono quei « secondogeniti e studen- ( 1). v. LANZA DI TRABIA, op. cii. Biblioteca Gino Bianco

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