La Critica politica - anno VI - n. 7 - luglio 1926

Cultura e lotta politica nel Settecento siciliano CARATTERE DELLA CULTURA NEL PRIMO SETTECENTO. Con la Costituzione del 1812, votata dal Parlamento in nome della nazion e, la Sicilia entra di colpo nella storia moderna e colloca la sua esperie nza sul piano delle più avanzate civiltà politiche. Il Dodici è una pietra milia re, uno sbocco; tutti i posteriori svolgimenti siciliani, il Quarantotto, il Sessanta sono in stretta connessione con codesta svolta dello spirito pubblico isolano. La storia, nei riguardi della Sicilia, ha tappe sue ed episodi suoi: rilevarne quel c he v'ha di autoctono e di caratteristico significherà cogliere la differenza con l a storia napoletana : giacchè dire « due Sicilie » non significa affatto dire unità di esperienze. Col Sessanta si chiude un periodo singolarmente interessante dell a storia politica intellettuale siciliana, un periodo che può circoscriversi con su fficiente appros~imazione dentro la cornice di un secolo, considerandone come inizio quell'anno 1759 in cui sale al trono di Sicilia Ferdinando Ili. Dopo i l Sessanta la vita siciliana inserendosi nel vasto piano della vita unitaria, perde i suoi caratteri tipici e la ragion d'essere di certi suoi problemi. Non che il primo Settecento sia inattivo e nudo. V'ha una società c he vive e si muove e ha un suo costume politico e un suo genere di colt ura tra teologico e forense, ma che non si è ancora affacciata al mondo ester no, tenendo dietro alle dispute, piuttosto che ai veri problemi, di casa propria. L' avvicendarsi in breve fase di tre dinastie (Savoja, Austria, Spagna) e il conseguente moltiplicarsi di ordinamenti e prarnmatiche contribuisce indubbiamente a svegliare le classi, a interessarle ai fatti civili, alle cose di governo; ma di codesta nuova attenzione non v'ha che riflessioni isolate: la coltura, abb everata alla tradizione giuridica locale, è impegnata sopratutto in casi forensi, nel diritto feudale. Di diritto pubblico, una sola questione v'ha che davvero appass iona le classi colte e suscita polemiche, la lJexata quaeslio dei rapporti con la chiesa, agitata per tutto il secolo decimottavo. É noto che nel 1715 Clemente Xl abolì la giurisdizione dell'apostolica legazia in Sicilia con la bolla Romanus Ponti/ex quem Sali,ator et Dominus noster, cioè il vecchio privilegio goduto dal Monarca di Sicilia di rappresentare nell'isola il pontefice. Grande fu il dissidio che ne sorse, e mentre il tri bunale della Monarchia continuò a esercitare la sua giurisdizione, lunghe polemiche si agitarono nell'isola, fìnchè Benedetto XIV, il 30 agosto 1728, emise la bolla Fideli ac prudenti Dispensato, che restituì alla Sicilia la tradizionale prerogativa della legazione apostolica. È questo il problema che più interessò nel settecento t Biblioteca Gino Bianco

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