La Critica politica - anno VI - n. 7 - luglio 1926

272 LA CRITICA POLITICA in sede politica, a un np1cco da vecchio intransigente, ripicco al cui soddisfacimento non meritava davvero si dedicassero fresche energie, ansiose di provarsi {tanto più dopo che si era dimostrato parto di mente settaria il ripetutissimo ammonimento non potersi giungere nè a Venezia nè a Roma con l'Italia monarchica e dopo l'infelice esito delle ultime spedizioni militari repubblicane) ; e in sede sociale si riducesse a un metodo di lenta e severa educazione di alcune élites operaie, ossia a un loro progressivo imborghesirsi - metodo comunque incapace d'affrontare in pieno e risolvere la questione appassionante del conflitto di classi, appena disegnato in Italia, già in atto da tempo in altri paesi di Europa. Fra il '60 e il '70, certo, Mazzini non si preoccupò abbastanza del necessario reclutamento di forze giovani, ossia non pensò alle esigenze comprensibili dei giovani; non li appassionò alla repubblica, presentando loro un suggestivo e compiuto programma di rinnovamento politico e sociale, non seppe appassionarli al lavoro di organizzazione degli operai, ravvivando quei congressi, quei gi0rnali, quegli istituti che andava convocando e creando. Gli mancarono i collaboratori, è vero, ma egli stesso perse il senso per l'innanzi così vivo in lui, dell'ambiente, per~e in sensibilità ; si ostinò sulla questione religiosa, senza avvertire che su quella strada, in quegli anni, nessuno lo avrebbe seguito e non capì quel che di buono e di sfruttabile anche a fini idealistici era in quell 'ondata di materialismo che lo rendeva furioso e a volte ingiusto e che pur rispondeva a sentite necessità della vita italiana e precisamente a quella fase della sua evoluzione nella quale gli italiani dovevano guardarsi intorno, studiarsi, conoscersi, acquistar la positiva nozione del proprio stato, delle proprie possibilità , economiche, provvedere con sollecitudine agli immensi bisogni di una moltitudine priva di tutto. La sua ostinazione, la sua sicurezza~ la sua mancanza di elasticità - ben comprensibile del resto posta la sua avanzata età - lo compromisero irrimediabilmente agli occhi dei giovani, non appena questi giunsero, faticosamente, a liber~rsi dal tradizionale fascino che egli esercitava su di loro, lo misero in urto, in seno al suo partito, con quelle forze a cui teneva di più e nelle quali per l'avvenire fidava di più. Scatenò la sua battaglia, nel '71, sicuro di vincere; e invece morì quando volgeva a male. Questa fu la sua tragedia. In un prossimo articolo cercherò di lumeggiare altri aspetti di questa crisi. proseguendo la succinta storia delle relazioni fra repubblicani e socialisti,- dalla ·morte di Mazzini fino ai giorni nostri. NELLO ROSSELLI La migliore propaganda, presso gli indifferenti e presso gli avversari, si fa facendo conoscere e diffondendo ovunque la nostra rivista. Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==