La Critica politica - anno VI - n. 7 - luglio 1926

REPUBBLICANI E SOCIALISTI IN ITALIA 271 ================-=======-======================-==== -- _-_-_-_-_-_-_----- - -----------=-----=---=-- partiti; forse Mazzini avrebbe saputo in progresso di tempo eliminarla e, calmati gli spiriti, passata la raffica rivoluzionaria, trovare un punto d'accordo durevole ; ma purtroppo morì nel '72, in piena battaglia e quel che è ancora più grave, senza poter lasciare il partito in mani vigorose. Poichè credo si possa andare tutti d'accordo nel negare ai Saffi, ai Campanella, ai Quadrio ecc. (bravissime persone del resto sotto molti altri punti di vista) un acuto iemperamento politico, una consapevole energia, la capacità insomma d'intender nello spirito e non, come troppo spesso accadde, di osservare bigottescamente l'insegnamento di Mazzini ( 1) . La frazione giovanile del partito repubblicano si gettò con vera e propria voracità sugli ideali banditi dall'Internazionale; con la voracità di chi da tempo .. ha sete, insoddisfatta, d'ideali. Era un pezzo che il mazzinianismo non le bastava più. Nel 1871 la sua inadeguatezza alle aspirazioni della gioventù intellet- ... tuale apparve evidente. Scriveva Cafìero, l'ardente rivoluzionario pugliese, ad Engels: « Il povero vecchio {Mazzini) non puole comprendere ... che il suo concetto di unità e libertà nazionale - grande al suo tempo - impallidisce ora come la luce di una candela innanzi alla luce del sole, venendo paragonato al sublimissimo concetto dell'unità... di tutti i popoli nella nuova organizzazione sociale, che avrà per base l'eguaglianza ». Sì, nel programma mazziniano mancava ormai un mito, mancava un orizzonte lontano e magari irraggiungibile cui tendere. Il mito di Mazzini era stato l'unità d'Italia e Mazzini aveva avuto la fortuna (o la sfortuna) di vederlo bruscamente realizzato, se pur non secondo le sue aspirazioni, per un colpo di bacchetta magica. Dopo il '60, nonostante il rinforzo dato alla parte di rivendicazioni sociali, il suo programma era rimasto come svuotato: poco seguite e poco comprese erano le sue aspirazioni religiose, che gli davano una luce vivissima d'idealità e lo proiettavano in un lontano futuro; poco chiara era la sua visione della trasformazione sociale, a mezzo della riunione nelle stesse mani del capitale e del lavoro ; evidentemente utopistico, nella sua realtà immediata, il suo vagheggiato collaborazionismo tra borghesi e operai. Ai giovani che hanno bisogno di guardar lontano, parve che il mazzinianismo avesse terminata la sua trentennale funzione di propulsore della vita italiana e che si riducesse ormai, ( 1) V ero. Mazzini morl senza lasciare continuatori capaci e sufficientemente agili per mantenere il programma e l'azione del partito a stretto contatto con la nuova realtà politica e con le esigenze e le aspirazioni nuove che ad essa si accomi,agnavano. Ma egli, Mazzini, di quella realtà e di quelle esigenze si era reso conto benissimo. Purtroppo era vecchio, malato, esasperato. La creazione della " Fratellanza Artigiana d'Italia ,, era un programma pratico, ba- ~ato sulla realtà, conforme alle particolari esigenze dell'economia italiana di allora, e protremmo quasi dire, tanto esse sono poco mutate, di oggi. Per i giovani desiderosi allora di cose nuove, di emozioni, allucinati da programmi mirabolanti, il programma poteva sembrare troppo modesto e a scadenza troppo lunga. Oggi (questo riconoscimento a Mazzini crediamo debba essere dovuto) si può vedere abbastanza come esso fosse, invece, il solo programma sul quale si potesse costruire qualche cosa di durevole. Il valore sindacale dell'associazione mazziniana, fu del resto, riconosciuta anche dal Sorel. Ma ne riparleremo. N. d. R. Biblioteca Gino Bianco

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