La Critica politica - anno VI - n. 6 - giugno 1926

224 LA CRITICA POLITICA ========================-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=-=--=-=--==-~...::::- A darne la dimostrazione pratica basteranno alcuni esempi : Una organizzazione politica la quale ad un dato momento si sia sul serio convinta che in una certa organizzazione politica non solo non ci sia più niente da fare ma che essa stia diventando dannosa, non esiterà un momento solo a romperla. Se invece tergiverserà e temporeggierà vuol dire che quella convinzione non l'ha. Se poi contribuisse in qualche modo a prolungarla si renderebbe, in certo modo, partecipe e responsabile dell'ulteriore male che quella situazione avrà potuto fare. Una organizzazione politica la quale sia convinta che· la funzione politica della rappresentanza parlamentare sia esaurita, potrà anche non rinunziare (ai fini delle «immunità» e dei « viaggi gratuiti.») ai suoi mandanti, ma farà tutto come se tale funzione fosse effettivamente finita. Non adoprerà più il suo gruppo in funzione politica : non lo convocherà e non lo farà muoverere in quanto tale. Nella sua stessa organizzazione interna conoscerà degli iscritti, non già dei deputati. Una organizzazione che fosse convinta che la disfatta dei vecchi partiti sia dovuta alle cause, che io, modestamente, ho cercato di diagnosticare rinunzierà in modo definitivo a ristabilire con quei partiti, sia pure con una parte di quelli, rapporti ed intese per azioni comuni: penserà insomma ad altro, regolerà diversamente la sua condotta. Ma se tale convinzione non ha ricadrà senza fallo nelle illusioni e negli errori del passato. E se poi la convinzione ~on c'è, sarà del tutto inutile volerla fabbricare con un ordine del giorno. Una organizzazione la quale sia persuasa che la questione politica istituzionale va posta al primo piano, punterà intanto i piedi risolutamente ed esclusivamente su quella e non andrà proprio ora a sollevare - nel proprio e nel1'altrui campo - altre questioni che, per quanto importanti, sono meno attuali e possono essere argomento di dissensi e di divisioni interne e di diffidenze fuori. Una organizzazione che non voglia rimanere confinata fuori della realtà, cercherà, infine, nella realtà stessa i mezzi e le forze per operare. Ma per trovare gli uni e le altre deve avere anzitutto formato in tal senso, favorevolmente, la propria mentalità e il proprio spirito. 1 miei scritti sui rurali possono valere come una indicazione. Per me i rurali sono la grande forza dell'avvenire. Ne sono convinti gli stessi bolscevichi russi (ai quali il senso della realtà non manca, come hanno dimostrato) che stanno estendendo ovunque le file della loro penetrazione nelle campagne, in Italia come altrove. Ma se quell'organizzazione politica non è orientata in tal senso, se la sua opinione sul valore politico e sociale dei rurali resta quella che un giovanissimo ha potuto manifestare sulla « Voce » , e che purtroppo è quella di una parte dei repubblicani, allora sarà inutile pensare che essa possa come che sia conseguire in mezzo ad essi risultati utili. Una organizzazione, infine, che è venuta formando la propria struttura interna in vista di necessità elettorali e possibilità di azione, di riunione e di pubblico dibattito che oggi :aon esistono più, si condannerebbe semplicemente alla nazione, o a qualche cosa di molto simile, se si ostinasse a conservare il suo vecchio sistema di organizzazione e le pratiche ad esso inerenti. Essere convinti ·Biblioteca Gino Bianco

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