La Critica politica - anno VI - n. 6 - giugno 1926

222 LA CRITICA POLITICA importanza storica di quel movimento. Poichè infatti non è possibile che milioni d'operai seguitino a vivere per molti anni dei sussidi governativi, poichè è assurdo che le industrie esportatrici seguitino a conservare il dominio del mercato mondiale in virtù di dazi e di premi, la ferma volontà della classe operaia di non essere sacrificata costituirà l'ostacolo insuperabile allo stabilimento di un nuovo equilibrio, che a quel sacrificio dovrebbe inevitabilmente condurre, e lo stimolo più poderoso per indurre governanti e capitalisti a cercare ogni via per trasformare l'industria e per renderla adatta alla rinnovata conquista dei mercati. Se lo stimolo riuscirà efficace nessuno può oggi prevederlo; ma è certo che in esso si deve vedere l'unica forza che possa spingere l' economia inglese a conservare l'antica forza di espansione. G. LUZZATTO RURALI E PODESTA' Quando sei mesi addietro, per i primi, segnalammo nell'ingresso dei rurali il fatto nuovo, imp<:>rtantissimoe pieno di conseguenze, della vita pubblica europea, non potevamo sospettare che a così breve distanza di tempo ai rurali sarebbero andate, come vanno in questi giorni, tutte la parole di ammirazione, di solidarietà, di esaltazione degli uomini del governo e del partito. « L'Italia è rurale e il suo avvenire fè nell'agricoltura » : finalmente I La cosa ci fa piacere anche perchè siamo convinti che la valorizzazione dei rurali, comunque e da chiunque si compia, sarà destinata ad avere risultati politicamente utili per il nostro paese. Sol che chiunque (governo, partiti o uomini politici) vorrà trarre profitto dalle forze rurali, che si affacciano solo ora alla vita pubblica ma che presto o tardi si faranno valere con tutto il loro peso, deve molto preoccuparsi di penetrarne lo spirito, d'intenderne gli interessi, di assecondarne le tendenze e le aspirazioni. Altrimenti - per riferirci ad un apologo molto noto - la biscia.•• si rivolterà contro il ciarlatano. Non sappiamo se il direttore del Popolo d'Italia, occupandosi tempo addietro dei rurali e dei podestà nei Comuni, avesse presente quel che il nostro diret- ' tore ebbe a scrivere su « i rurali e lo Stato ». E comunque importante che egli abbia avvertito una verità che non sembra sia stata sempre tenuta presente, specie in occasione di recenti provvedimenti: che cioè i contadini ripugnano da tutto ciò che è spirito d'imposizione rigida e pedantesca. Di qui la sua vivissima raccomandazione ai Podestà di non comprimere od umiliare le vergini forze dei rurali, di non essere in mezzo ad essi col bastone del comando, ma di aiutarli invece ad aprire il loro animo, d'intendere i loro bisogni. Insomma il direttore del Popolo d'Italia ha qualche preoccupazione per la istituzione dei Podestà che riguarda appunto la total.ità dei Comuni rurali. E non a torto I Noi diciamo che sono, le sue, preoccupazioni giutificatissime, quanto mai. Bibfioteca Gino Bianco

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