NOTE DI REGIONALISMO LA N0SfRA LETTERATURA È REGIONALE I Si ha un bel negare la realtà, si finisce sempre col darci contro. Per quanto facciano alcuni scrittori e politic; moderni per costruirsi una Italia monolitica, a un pezzo solo, confondendo uniformità con grandezza, arriva sempre un momento in cui debbono pure arrendersi alla evidenza, ammettere una eccezione, e, dovendola ammettere, riconoscere infine che pure qualche varietà non sta male, nell'uniformità. E lo fanno con una cerf aria come se facessero proprio essi, una scoperta. Tutti così questi giovani troppo facilmente e troppo presto arrivati dove nei vecchi tempi si arrivava troppo tardi e con soverchia f~tica I E appunto perchè sono arrivati, perchè essi rappresentano r opinione che ha libero corso nel pubblico, perchè monopolizzano dottrina e critica nella politica nelle scienze e nelle lettere, bisogna compiacersi quando li si vede ri .. tornare a certi punti di partenza. Spesso ciò avviene senza che essi lo sappiano. Altre volte senza che abbiano il coraggio di trarne le con.. seguenze. La gioventù, dei nostri tempi, è meno spregiudicata e meno desiderosa di novità di quel che si dice I Queste considerazioni sono fatte senza malizia e senza secondo fine. Anzi I Noi abbiamo fede, sempre, nella virtù dei giovani, che è quanto dire nella virtù della nostra razza. Questa virtù non può fallire e gli italiani ritroveranno sempre sè stessi, e cioè le loro tradizioni, le loro tendenze spontanee, le loro attitudini, per istinto se non per studio. S •era detto, per esempio : niente più regio.. nalismo I Perchè poi i\ Perchè sembrò che fosse in contrasto con r « Italia grande », coll'Italia imperiale dei nuovi tempi• Or ecco che CaBiblioteca Gino Bianco milio Pellizzi - uno dei giovani critici che hanno ora maggior co~so - sorge ad avvertire « chi tende a pensare una maggiore Italia sotto specie di un, unica grande caserma, o di un cantiere, o di un convento » che intanto, per quel che riguarda il campo delle lettere (e non solo nel campo delle lettere) e un motivo fresco e nuovo d'ispirazione italiana » non esiste: la letteratura d'Italia è tutta di fonte e d'ispirazione regionale. Il che non vuol dire aflatto che l'Italia non abbia una letteratura e non abbia dei letterati. Ci sembra piuttosto che il Pellizzi voglia dire (ed in ogni modo diciamo noi) che pretendere di avere gl'italiani tutti di uno stampo sarebbe (nelle lettere intanto) lo stesso che togliere ad essi ogni motivo di ispirazione, di originalità e quindi di genialità. L'articolo al quale ci riferiamo è pubblicato nella rassegna e Leonardo » del 20 aprile u. s. col titolo : I campanili e il mondo. Non sarà inutile riprodurne qualche punto : « I letterati contemporanei - scrive il Pellizzi - sono più decisamente regionali che non siano stati mai i letterati d'Italia negli ultimi secoli. « V erga, un siciliano di razza che maturò in Lombardia, credeva di scrivere una serie di ro .. manzi alla Zola, e invece scrisse I t5'tCala110glia, mastro Don Gesualdo, le No11elle rusticane dove non è siciliano solo il soggetto, ma l'anima dell'autore, e in certo modo la lingua medesima. Pirandello, che per amore del paradosso tenderebbe a universalizzarsi, dove è più vivo, più artista, più lui, è un meridionale che parla ad altri meridionali di passioni, e di eventi caratteristici alr anima meridionale. Nessun toscano, nessun lombardo si riconoscerebbe nei suoi ambienti, nelle sue vicende, nei suoi personaggi. Panzini, che pure ha vissuto giro•
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