250 LA CRITICA POLITICA Ha detto magnificamente Benedetto Croce a proposito del Salfi: « Nella vita di uomini come questo modesto ed operoso abate Salfi, così tenace nella sua fede, è la vita della nostra Italia, nel periodo della prima formazione della c?scienza politica moderna » rilevando che 1'epigraf e fatta incidere sulla sua tomba da una devota ed amica signora inglese: « historien, philosophe et patriote : ses derniers voeux ont été pour la liberté de sa patrie » era pienamente giustificata, giacchè tali erano stati i suoi voti, fin da quando egli si unì agli altri, giovani ed uomini maturi, ecclesiastici e gentiluomini e dame che concepirono in Napoli pensieri di libertà ai primi moti della rivoluzione francese; e guardò fremendo la sua patria, « terra di schiavi ». Se qualcuno sarà invogliato dal nostro forzatamente rapido resoconto, a leggere il libro del Nardi, si convincerà della esattezza dell'osservazione del Croce, e sarà certo grato al sottoscritto della sua modesta funzione di informatore. G1ov ANNI PETRACCONE I SOCIALISTIE I RURALI L'incomprensione dei socialisti dei problemi della organizzazione dei rurali è stata fenomenale. Essi hanno creduto che la posizione ideale del contadino fosse quella di bracciante e che fosse compito della Federazione dei lavoratori della terra, che essi dirigevano, combattere le tendenze dei contadini alla conduzione duetta e, dovunque se ne presentasse la possibilità, spingere i braccianti contro i mezzadri. Le lotte fra braccianti e contadini, che turbarono per anni la Romagna producendovi un'atmosfera insopportabile, fu un risultato tipico di tale incomprensione. ' E importante vedere come oggi i comunisti - che sulle tendenze dei rurali hanno avuto l'esperienza russa - rimproverino appunto ai socialisti tale incomprensione. Un articolo di A. Scocchi in Vigilia del 1O giugno, c'informa che nel primo numero del bollettino (fuori commercio) del Consiglio Italiano Contadino, sezione della Internazionale Comunista, si accusano i dirigenti la Federazione di aver commesso lo sproposito di propugnare nei riguardi dei contadini la socializzazione della terra, di aver persino imposto « la preventiva dichiarazione scritta di netta accettazione del principio di socializzazione generale ». « Fu certamente questa errata impostazione - sostengono i comunisti - del programma, per una organizzazione contadina che, lungi dall'unificarli, dette alimento alla divisione dei contadini in socialisti e repubblicani, la quale altro non era che la colorazione politica dei differenti interessi e della opposta aspirazione sociale delle categorie dei salariati e dei braccianti rispetto a quelle dei mezzadri e dei piccoli proprietari. E come in Romagna l'opposizione dei contadini ali' utopismo della Federazione assunse il colore politico repubblicano, per l'antica tradizione di quella regione, nelle altre parti d'Italia assunse i colori del popolarismo, della democrazia, e poi, nel dopoguerra, del contadinismo, del combattentismo e persino - in misura più limitata quanto a fenomeno spontaneo - del fascismo ». Esattissimo ! Biblioteca Gino Bianco
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