La Critica politica - anno VI - n. 6 - giugno 1926

FRANCESCO SAVERIO SALFI 249 scoppiare l'anno seguente in varie parti d'Italia, e fu una delle più influenti figure del Comitato di patrioti italiani che stipulò con Lafayette l'accordo del 18 gennaio 1831 : con esso i fuorusciti in nome della nazione italiana cedevano la Savoia e la sola città di Nizza alla Francia; mentre il generale Lafayette in nome della Francia restituiva all'Italia la Corsica. L'Italia si sarebbe aggregato il principato di Monaco e sarebbe rimasta padrona dei due versanti del Colle di Tenda. Gli esuli del Comitato promettevano di far sancire alla nazione italiana i patti di Parigi, e Lafayette s'impegnava a farli accettare alla nazione francese. Il 29 gennaio 1831 si discusse sulla forma del futuro governo italiano e fu deciso ali' unanimità che sarebbe uno Stato repubblicano unitario. Il Salfi e Filippo Buonarroti furono incaricati di redigere il proclama a cui apposero a stampa l'aquila latina tenente sul rostro il vessillo tricolore italiano - senza croce - col motto: « L'aquila romana riprende il suo volo e torna in Campidoglio». Lo scritto era vigoroso, concitato, ardito, enumerava in poche parole i mali della patria per le sue divisioni, chiamava gli Italiani alle armi per ricostruire l'unità nazionale e far risorgere la romana grandezza e terminava : « Ca ... dano i tiranni, s'infrangano le corone e sulle ruine loro sorga la Repubblica Italiana, una ed indivisibile dalle Alpi al mare ». Il proclama spiacque per la sua forma schiettamente repubblicana a molti esuli che contavano sugli aiuti di Francia e per essi parlò Giuseppe· Poerio che cercò di dimostrare, con un eloquente discorso, che era inopportuno, mentre la Francia era governata a forma monarchica costituzionale, spingere gli Italiani a sollevarsi. e chiamarli alle armi in nome della repubblica. Ma il proclama non fu mutato: il Buonarroti, più ancora che il Salfi, fu fermo nel suo atteggiamento, e dopo il discorso di Poerio pronunziò le seguenti fiere parole: « Tra-- ditore al nostro mandato ed ali' Italia io chiamo chiunque dei membri del Co-- mitato disdica il sottoscritto proclama, o ne faccia cancellare una frase. Dalla Francia governata da Filippo non v'ha salute per l'Italia. La repubblica solo può salvare l'Europa » • Fu questa l'ultima partecipazione del Sa)fi al movimento politico pel suo paese, a cui aveva dato quasi intera la sua esistenza: l'anno seguente la sua fibra logorata dall'incessante lavoro, cedeva ed egli moriva tra il compianto degli esuli patriotti e quello di molti francesi che l'ammira v~no, tra cui il Lafayette, e la morte fu salqtata mestamente da Giuseppe Mazzini che, tra i vecchi, amava sopratutti, come ebbe a scrivere, il Buonarroti e il Salfi. *** Questa complessa figura di patriota e di scrittore rivive nel libro del Nardi, che abbiamo tentato di far conoscere almeno nei suoi punti essenziali, in una narrazione precisa, scrupolosa, arricchita da molti documenti inediti, confortata ' pagina per pagina di note, di richiami, di citazioni. Si può dire che si tratta di un libro definitivo: chiunque vorrà d'ora in poi studiare le vicende della vita del Salfi o conoscere le sue opere, dovrà rifarsi alla monografia del Nardi, il quale ha fatto davvero una fatica meritoria, agevolando la conoscenza di una figura quasi dimenticata, ma tuttavia interessantissima, sotto ogni aspetto. Biblioteca Gino Bianco

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