La Critica politica - anno VI - n. 6 - giugno 1926

248 LA CRITICA POLITICA glia pur essendo tra gli arresi di Castel S. Elmo: dovette la salvezza ali' aver nascosto il suo vero essere, dichiarando un falso nome, ed alla presenza di spirito di un suo compagno di prigionia. Ritornato ancora a Milano, dopo Marengo, il Salfi vi fu, per vari anni, professore a Brera di storia, diplomazia e diritto internazionale, ma sempre ebbe poco simpatia per Napoleone, pur riconoscendo, come scrisse più tardi, che gli Italiani dovevano essere obbligati a quel grande per aver riunito al Regno Italico parecchie provincie e, quel che più conta, per avegli dato « une espèce d'indépendance et certains formes qui semblaient assurer à ce royaume une couleur particulière et presque entièrement nationale » • Durante questi anni di vita milanese il Salfi si occupò attivamente della Massoneria sulla quale pubblicò vari lavori; tra essi uno dal titolo « Della utilità della F.·. Massoneria sotto il rapporto filantropico e morale » vinse un concorso bandito dalla Loggia Napoleone di Livorno. Declinava intanto l'astro napoleonico ed il Salfi rivolse tutte le sue speranze sul Murat, al quale era stato parlato spesso di lui da suoi amici e ammi- .ratori e che lo nominò professore di Storia e Cronologia nell'Università di Napoli e cavaliere dell'Ordine Reale delle Due Sicilie. Ma gli avvenimenti incalzavano e Murat dichiarava la guerra ali' Austria e pubblicava il famoso Proclama di Rimini, la cui redazione fu attribuita al Salfi: il Nardi dimostra, però, che il Salfi non vi ebbe alcuna parte. A quanto pare durante la guerra egli rimase addetto al gabinetto del Re, a dirigere il lavoro di propaganda con cui si cercò di incitare i patrioti d'ogni parte d'Italia ad unirsi ali' impresa. Battuto il Murat a Tolentino, e abbandonato da lui il Regno di Napoli, anche il Salfi riprese nuovamente la via dell'esilio e questa volta, attraverso la Svizzera, se ne andò a Parigi. *** · A Parigi il Salfi rimase fino alla sua morte avvenuta nel 1'832 dedicandosi più che altro alla critica letteraria. L'affettuosa amicizia del Ginguené valse a farlo accogliere in mezzo alla più colta società francese e ad aprirgli la strada alla collaborazione nella Biografie Universelle che il Michaud veniva pubbli- ~ando, ma la sua vita fu tormentata, specie nei primi anni, dalle ristrettezze economiche. Morto il Ginguené, che lasciava incompiuta la sua Histoire littéraire d' Itali e, il Salfi si accinse a terminare lui l'opera incompiuta ; e fu questa una delle sue maggiori fatiche. a cui seguirono alcuni anni dopo un pregevole Résumé de l'histoire de la littérature italienne (1826) e un Saggio storico critico sµlla Commedia Italiana ( 1829), Egli frequentava i salotti parigini con i più noti letterati frances~ ed italiani, e in uno di essi conobbe anche il Manzoni e si legò in amicizia col Sismondi che era entrato con lui a far parte della Revue Enc:yclopedique del Jullien. Anche a Parigi il Salfi spiegò, con gli altri patrioti italiani profughi, una incessante azione in favore della sua patria ritornando ad essere nuovamente cospiratore, specie dopo la rivoluzione di ·luglio; preparando i moti che dovevano Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==