La Critica politica - anno VI - n. 6 - giugno 1926

FRANCESCO SAVERIO SALFI · 245 • • studiò a lungo nella sua povera terra di Calabria, studiò intensamente t utto ciò che gli capitò per le mani. scienza, filosofia, lettere; ed il suo primo libro fu un Saggio di Jenomeni antropologici scritto dopo il terribile terremoto del 1783 , nel quale facevano evidentemente capolino i concetti della filosofia sensis tica ed illuministica del secolo che non mancarono di procurargli le ostilità del vescovo e del clero cosentino. Il Salfi partiva dal principio che l'uomo debole è in lotta con una potenza misteriosa che lo sovrasta onde « assalito da tanti mali e reali e chimerici corre finalmente a trovarsi un asilo in seno alla religione » • Però in questo è l'incoscienza del passerino attratto dallo sguardo magnetico della serpe, e serpe incantatrice è quella religione, fatta di profezie e di prodigi, che « noi abbiamo - egli dice - compianta nelle opinioni più assurde e nelle p ratiche più irregolari » • Donde la conseguenza che bisognava muovere in lotta contro le false opinioni, contro il clero che terrorizzava le plebi additando il flag ello (il terremoto) come un pauroso castigo di Dio all'uomo peccatore: ogni fatt o, ogni avvenimento ha la sua naturale spiegazione, quindi devono combattersi l 'ignoranza e il fanatismo che li fanno credere miracoli. « Ai tempi nostri - scriveva il Salfi con amara ironia - non parlano le oche, i buoi, le cornacchie , ecc., sono le statue, le medaglie, le sacre immagini che sudano, gelano ed i mpazziscono come noi altri » • Come si vede l'abate Salfi seguiva le idee dei nuovi tempi e mentre si comprende perfettamente che esse trovassero assai scarso seguito in Calabria {dove un monaco, tal Michelangelo Nerini da Montalto scrisse contro le sue opinioni un Saggio di contrapposti ragionatissimi) furono invece largamente ap-- prezzate a Napoli dal Filangieri, dal Palmieri, dal Pagano, dalla Pimen tel, da Luigi Serio. Ed è così che il Salfi, vistosi incompreso nella sua terra ancora troppo im-- pregnata di superstizioni, dopo il luglio 1785 partì per Napoli ove con obbe il Galiani ed altri uomini illustri del tempo; e fu ivi che incoraggiato dall' Acton scrisse: Voti di un cittadino al suo Re in cui espose ai governanti la necessità di sottomettersi alle opinioni dei popoli : le idee erano troppo liberali pe rchè il ministro ne approvasse la pubblicazione. Tuttavia questa avvenne per o pera di amici che l'inserirono in un giornale di Firenze. E poco dopo il Salfi sc risse le Riflessioni sulla Corte Romana in cui espose le origini, i progressi, il decadimento dell'autorità e del potere del papato, riuscendo così ad acquistar si una certa notorietà che gli procurò la collaborazione al Dizionario Biografico che allora si pubblicava. Inoltre in quello stesso torno di tempo il Salfi, che era uno spirito di var ia coltura, si dette a comporre tragedie e· melodrammi che furono rappresen tati ed ebbero discreto successo ; ma specie gli scritti contro .le pretese della Curia di Roma e forse anche le lodi rivolte, {col Filomarino, col Jerocades, con la Pimentel ed altri) a Re Ferdinando per quella legislazione di S. Leucio che, vera· mente ammirevole, aveva mosso le fantasie degli scrittori, gli procuraron o una abbazia in Calabria col beneficio di 800 ducati annui « in considerazione non Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==